~ Capitolo 5 ~

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- Il giorno della tua nascita è il giorno della mia nascita - mi chiedevo come Emir avesse potuto scrivere una cosa del genere, non gli si addiceva il romanticismo.
"Mamma continua a piazzarmelo davanti alla faccia. Uff..." strappai il bigliettino spillato al bouquet di fiori e lo feci in mille pezzettini "...brutto pazzo."
La notte precedente, dopo essere rientrata a casa, Yasemine mi chiamó per informarmi su ciò che fosse successo ad Embre. Era stato pestato sotto casa da tre sconosciuti. Fortunatamente se l'era cavata con un paio di punti, ma quei teppisti avrebbero potuto ucciderlo. Il mio sesto senso mi diceva che c'era lo zampino di Emir. Erano stati i suoi uomini, quelli che definivo i suoi 'burattini'. Lui era la mente malvagia, e loro facevano il lavoro sporco.
Ozan, che era seduto ai piedi del mio letto, cercando ad ogni modo, di convincermi del contrario.
"Quello che è successo a Embre...cos'ha a che fare con Emir?". Odiavo quando mio fratello prendeva le sue difese. Era praticamente plagiato da lui, forse perché era l'unico che lo faceva sentire importante e responsabile.
Ogni volta che erano insieme, notavo lo sforzo che faceva Ozan per avere la sua approvazione.
"Embre era molto ubriaco...forse se l'è cercata. Ma non capisco perché credi sia stato Emir. È vero a volte è un po' impulsivo ma..." non gli feci terminare la frase.
"...un po'?" Mi alzai di scatto.
"Quel ragazzo ha perso la testa per te" disse. Capii che sarebbe stata un impresa impossibile fargli cambiare idea. Ma volevo che aprisse gli occhi su una persona che era tutt'altro che innocente.
"Ozan per l'amor di Dio. Emir è una persona pessima, un pazzo arrogante e maleducato" le mie accuse erano dure, ma vere.
"D'accordo Nihan, calmati per favore" stavo iniziando ad incazzarmi seriamente.
"Ozan, non posso calmarmi. Tu forse non te ne rendi conto, ma Emir sta usando la situazione di nostro padre contro di noi. Non puoi far finta di niente. Si comporta come se fossimo di sua proprietà. Odio questa sua arroganza." le mie parole probabilmente lo stavano facendo riflettere.
"Basta Nihan, mi stai facendo venire i mal di testa." Portò la mano alla fronte, mentre mia madre varcava la porta della mia camera con un nuovo bouquet di fiori tra le mani.
"Che c'è Ozan, stai bene?" lo accarezzò.
"Hai preso le medicine vero?" gli chiese preoccupata. Forse ero stata troppo dura, ma quando l'argomento era Emir non riuscivo a controllare la rabbia.
"Le ha prese, le ha prese. Ma sono io che gli ho fatto venire i mal di testa. Quelli sono per me?" con gli occhi indicai il meraviglioso bouquet.
" Si..." rispose entusiasta. Prese il biglietto, fece per schiarirsi la voce e cominciò a leggere: "...questi fiori sono stati coltivati con cura dall'anno scorso, solo perché tu potessi averli come dono speciale la mattina del tuo compleanno. Di nuovo Buon compleanno mia bellissima...Emir". Mio Dio ancora lui.
Mi tuffai tra le lenzuola, voltandomi dall'altra parte per evitare di guardare la faccia compiaciuta di mia madre, mentre continuava a venerarlo "Che gentiluomo".
"Mamma, puoi portare via questi fiori dalla mia camera? Per favore. Altrimenti finirò per vomitargli sopra" .
"D'accordo..." disse Ozan. Si alzò, prese il bouquet dalle mani di mia madre, e quello poggiato sul comodino.
"...i tuoi fiori sono i miei fiori! Il tuo compleanno è il mio compleanno!" disse divertito, mentre usciva dalla camera.
Mia madre rimase lì a guardarmi con disappunto. "Non essere scortese con Emir. Alla fine il ragazzo sarà scontento" giró i tacchi e seguì Ozan fuori dalla stanza.
Mentre fissavo il soffitto della camera, non sapevo da quale prospettiva vedere le cose. Nel senso: la mia festa di compleanno si era trasformata in un totale fallimento, però poi un meraviglioso ragazzo misterioso mi aveva salvato la vita...e dopo ho trascorso, insieme a lui, una bellissima serata. La mia felicità poteva continuare, se non avessero fatto del male a Embre per colpa mia. Quindi mi chiedevo cos'altro mi sarei dovuta aspettare in quella giornata.
In realtà avrei voluto vederlo, volevo sentire la sua voce e perdermi nel suo sorriso.
Quando pensavo a Kemal, sentivo lo stomaco contorcersi e il mio cuore mancava un battito. Così ebbi un flashback:
"Non hai un numero di telefono o qualcosa del genere? Così che possa chiamarti per dire 'Salvami Kemal?'" Non volevo far passare un altro mese o chissà quanto tempo prima di rivederlo ancora.
Morivo dalla voglia di chiamarlo, così non persi altro tempo, presi il telefono e feci partire la chiamata. Ero così nervosa che al terzo squillo senza risposta pensai di riattaccare.
"Pronto?". Mi paralizzai.
"Kemal?". Anche lui rimase in silenzio per qualche secondo.
"Si, ciao!" aveva riconosciuto la mia voce, ma continuavo a sentirmi tesa.
"Ciao. Puoi parlare? Stavi dormendo? Ti ho disturbato?" partii spedita come un treno, forse troppo.
"No tranquilla. Non sto dormendo, stavo andando all'università..." mi rispose con la mia stessa velocità, probabilmente anche lui era un po' teso.
"...ti ho parlato di Leila, la mia amica. Sono venuto da lei." Doveva essere davvero speciale questa donna, avrei voluto conoscerla. Forse prima o poi sarebbe accaduto.
"Scusami allora se ti ho disturbato. Avevo chiamato solo per verificare che il numero fosse corretto." Utilizzai una pessima scusa per giustificare la mia telefonata.
"Non pensarlo nemmeno, non disturbi affatto! E si...il numero è corretto!" . Arrivati a quel punto dovetti trovare un modo carino per chiudere la conversazione.
"D'accordo. Il numero degli eroi non può essere occupato per troppo tempo, quindi ti saluto."
"Nihan..." mi fermò prima che riattaccassi. "...faresti una cosa per me? Verresti qui? Da Leila...? certo se non sei impegnata."
Saltai giù dal letto e mi precipitai verso l'armadio, mentre già stavo scegliendo cosa indossare.
"Non ho nessun impegno! Dove abita Leila?" gli domandai.
"Vieni fino alla spiaggia di Yanikoy e ti porterò qui." Ero così agitata che non riuscivo a decidere cosa mettere.
"Ok. Sarò lì tra un'ora al massimo, o anche tra meno di un'ora, va bene?" lo sentii sorridere, aveva sicuramente intuito la mia agitazione.
"D'accordo ti aspetto".
Decisi di indossare dei pantaloncini rossi e un top corto a quadretti rossi e bianchi, sciolsi i capelli e mi truccai velocemente. Lasciai la stanza, e mi diedi un'ultima sistemata allo specchio nell'androne delle scale.
Proprio mentre stavo per lasciale l'abitazione mi imbattei in mia madre, Ozan ed Emir. Speravo fosse frutto della mia immaginazione, ma purtroppo era un immagine reale.
"Nihan? Ti senti meglio?" mi chiese Emir, mentre mi studiava con lo sguardo. Non mi dava pace, eppure era un uomo pieno di impegni, avrei preferito si concentrasse sul suo lavoro anziché perseguitarmi.
"Sto benissimo" risposi. Si rivolse a mia madre senza dire una parola, in attesa di una spiegazione.
"Dove stai andando?" chiese mia madre, cercando di scrollarsi l'attenzione di Emir di dosso e riportarla su di me.
"Ho del lavoro da fare. Ci vediamo stasera."
Sgattaiolai fuori di casa prima che mi facessero altre domande. Salii in macchina e mi diressi verso la spiaggia che mi aveva indicato Kemal.

L'abitazione che avevo di fronte si fondeva perfettamente con il paesaggio circostante, era immersa nel verde, come se fosse stata costruita in una roccia. La scalinata esterna portava su una grande terrazza, curata in ogni minimo dettaglio. Le pareti bianche e gli infissi blu, mi ricordavano le case delle isole greche e i fiori tutt'intorno, di diversi colori, la rendevano calda e accogliente. La vista era davvero mozzafiato, da li si poteva ammirare tutta la costa. A primo impatto percepii una sensazione di familiarità, come se già fossi stata lì. Al centro della terrazza era allestita una piccola zona relax, dove ad aspettarci c'era la donna di cui Kemal mi aveva parlato tanto...Leila.
"Benvenuti" si alzò dalla poltroncina di vimini e ci venne incontro per presentarsi.
"Salve...Kemal mi ha parlato così tanto di lei...sono venuta a controllare se fosse reale o una leggenda!" le dissi sorridendo.
La donna che avevo difronte era bellissima. Era poco più alta di me e aveva una corporatura formosa. Gli occhi grandi e molto truccati le rendevano lo sguardo profondo. I capelli, biondo cenere, erano perfettamente arricciati e il neo alla destra delle labbra le dava un'aria da diva. Kemal, da gentiluomo, fece le presentazioni "Nihan...Leila." indicò l'una all'altra.
"Tanto piacere di conoscerti!" disse mentre le nostre mani si stringevano.
"Piacere mio!" era davvero un piacere per me conoscere una persona così cara a Kemal.
"Anch'io ti aspettavo con ansia...prego, accomodati." mi invitò a sedermi intorno al tavolino. Kemal al mio fianco mi cingeva la schiena con la mano, mentre faceva strada. Aveva un aspetto magnifico, era spensierato e felice. Proprio come me.
Dopo esserci accomodati, Leila ci versò del tè, e iniziammo a scambiare qualche chiacchiera. Mi raccontò di come Kemal da piccolo era riuscito a conquistarla, dopo essersi trasferita nel quartiere, ne parlava con dolcezza e gratitudine. Notai che durante tutta la conversazione, Leila, continuava a guardarmi con grande curiosità, forse stava cercando di decifrare che tipo di persona fossi. Non si era mai sposata e per lei Kemal era come un figlio.
"Nihan...mi sembra di conoscerti in qualche modo..." disse. Sorrisi a Kemal sicura del fatto che le piacevo.
"...qual è il tuo cognome Nihan?" mi chiese.
"Sezin. Nihan Sezin."
Improvvisamente le svanì il sorriso dalle labbra e rimase per qualche secondo in silenzio. Percepii una strana tensione, mi chiedevo come mai avesse avuto quella reazione alla mia risposta. Kemal le lanciò un occhiata per farla sovvenire.
"Sono contenta di aver conosciuto un altro tuo amico, oltre a Salih 'il padrone del mondo'!" interruppe quel silenzio che sembrava interminabile e riprese a sorridere.
"Anche io sono felice di averla conosciuta. A dire il vero, mi fa piacere aver conosciuto una persona così speciale come lei!" le dissi, mentre guardavo Kemal come per ringraziarlo. Gli ero davvero grata per avermi presentato quella donna.
"Dopo la nostra chiamata, le ho raccontato come ci siamo incontrati." intervenne Kemal.
"Un'enorme coincidenza" aggiunsi enfatizzando.
Leila scosse la testa e la sua espressione tornò seria. "Non esistono le coincidenze nella vita. C'è sempre una ragione per tutto".

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