~ Capitolo 4 ~

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Dopo essere risaliti, rimanemmo qualche minuto in silenzio. Mentre con un grande telo da spiaggia cercavo di scaldarmi, lo vidi perdersi in qualche pensiero. C'era la luna piena e il cielo era limpido e pieno di stelle, l'aria era fresca e il vento, che soffiava leggero come una carezza, mi faceva venire la pelle d'oca. Rimasi un attimo a guardarlo. Aveva le spalle larghe e muscolose, le sue braccia erano forti, feci per avvicinarmi per toccarle. Mi attirava a se come una calamita, anche se non sapeva di avere questo potere.
Ebbi la lucidità di fermarmi in tempo, e quando ripensai a cosa fosse successo, c'erano diverse cose che non mi erano chiare.
"Diciamo che hai saputo il mio nome in qualche modo...Mi hai vista passare di qui e hai sentito i miei amici alla festa di compleanno, chiamarmi per nome.." mentre parlavo mi guardava con aria strana, questa volta era lui ad esaminare me.
"Avresti dovuto mettere del ghiaccio sulla testa" mi disse con aria preoccupata. L'avrei fatto subito, non perché avevo battuto la testa, ma per tranquillizzarlo. Con la mano controllai che non stesse uscendo del sangue.
"Stai bene?" continuava a guardarmi negli occhi ed io iniziai a sentirmi in imbarazzo.
"Se non mi viene una polmonite, sto bene!" gli risposi sorridendo. Insomma mi stava distraendo dal mio interrogatorio, non persi tempo e ripresi dove avevo lasciato.
"Comunque...diciamo che è una coincidenza il fatto che tu sia il ragazzo di cui ho disegnato gli occhi sull'autobus..."
"Fratello Levent dovrebbe avere dei vestiti di riserva. Dai un occhiata." mi interruppe di nuovo, non riusciva a pensare ad altro se non al fatto che stavo gelando.
Aveva appena detto 'fratello Levent'. Iniziai a preoccuparmi del fatto che avesse troppe informazioni che mi riguardavano, al punto che non credevo affatto fossero tutte coincidenze.
"Come conosci il nostro capitano?..." gli chiesi con sospetto. "...chi sei? Come hai fatto a comparire così, in un attimo?" la sua espressione era calma.
"Sono Kemal...il ragazzo di cui hai disegnato gli occhi sull'autobus" rispose con dolcezza, ma continuava a non darmi una spiegazione valida.
"Sono seria. Chi sei?" insistei. La mia voce divenne tesa.
"D'accordo. Insomma, ora sei un po' nervosa a causa mia. Sei caduta in acqua e mi sono tuffato dietro di te. Se vuoi rimetti in sesto i tuoi pensieri, io me ne vado."
Il mio nervosismo proveniva dalla confusione che c'era nella mia testa, ma non volevo che andasse via. Feci un passo avanti per intralciargli la strada.
"Ecco...d'accordo, mi hai salvato la vita...grazie mille davvero...Ma anche tu cerca di capire. Incontro in fondo al mare il proprietario degli occhi sui quali ho lavorato per un mese. Poi mi dai dettagli sulla mia vita, capisci? Non è che non ci sia di che aver paura."
Vidi comparire la comprensione nei suoi occhi. "Hai ragione, ma è come avevi immaginato. Cioè ti ho vista a quella festa di compleanno mentre camminavo verso il molo, e il tuo nome era scritto fuori. Conosco fratello Levent perché qui conosco tutti i capitani." Non era stato chiarissimo ma aveva, in parte, chiarito i miei dubbi.
"Hai anche tu una barca?" gli domandai.
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale sicuramente stava pensando a cosa dire.
"No, non ho una barca..." rispose, quindi aspettai che continuasse "...insomma, io qui mi occupo di tutte le barche. Le pulisco, le vernicio, le scartavetro, quel genere di cose. Non lavoro tutti i giorni, ma do una mano quando serve."
Si trovava lì perché ci lavorava.
"E non lo fai solo perché ami aiutare vero?" gli chiesi, anche se già avevo intuito la risposta. "No, non per quello" mi rispose, rivolgendo lo sguardo verso il basso. Quando vidi che l'entusiasmo sul suo viso lasció spazio all'imbarazzo, decisi di cambiare argomento. "Non sei affatto sorpreso? Ti ho detto che ho fatto un disegno ed è un tuo ritratto. E tu non sei sorpreso...immagino che ti facciano ritratti tutti i giorni". Il mio tentativo di sdrammatizzare sembrava essere riuscito. Riuscii a strappargli un sorriso. Un sorriso meraviglioso.
"Quindi vuoi fare un po' il misterioso! Ma ti avverto vincerò io questo gioco".
"Nihan...Nihan?" Sentii le voci di Ozan e Yasemine, avvicinarsi. Mi avevano raggiunta, ma prima che si avicinassero alla barca, tirai via il telo dalle spalle di kemal, e insieme al mio, li lanciai via per sbarazzarmene. Spinsi Kemal, che mi guardava confuso, verso le scale. "Presto, presto, vai di sopra e metti in moto la barca" gli ordinai con agitazione, mentre mi guardava interdetto.
"Metti in moto, metti in moto. Presto, presto, presto!" Lo spronai ad eseguire il mio ordine.
"Che succede? Sei sicura?" mi chiese, mentre saliva velocemente la scala che portavano al comando.
"Sono sicura, sono sicura. Presto".
"Ok. Sciogli le cime" ordinó.
Mentre ripetevo la stessa operazione di qualche minuto prima, mi sentii felice che lui fosse lì con me.
"Nihan?" mio fratello continuava ad urlare il mio nome, quando raggiunsero la barca, Kemal era già partito. Sollevai le braccia per salutarli con un grande soddisfazione.
"Nihan stai bene?" urló Ozan preoccupato. Dovetti urlare più forte per fargli arrivare la mia risposta, mentre ci allontanavamo dal molo.
"Mai stata megliooo...Tanti auguri a meeee! Ti voglio bene" continuai ad agitare le braccia e a saltare.
"Dove stai andando? Chi c'è con te?".
Non gli risposi, e li guardai diventare lontani e piccoli con gran sollievo.
Quando raggiunsi Kemal al comando, eravamo abbastanza lontani.
"Dai capitano, ferma la barca e dopo potró risolvere il tuo mistero!"
Lo invitai a riprendere la conversazione dove l'avevamo lasciata, questa volta senza nessuno che potesse disturbarci.
"Sei una ragazza interessante!" mi disse senza staccare gli occhi dall'orizzonte.
"Strana...mia madre di solito mi definisce strana".
L'unica cosa che avevo trovato da indossare in cabina, per togliermi di dosso l'abito ancora zuppo d'acqua, era l'uniforme del capitano Levent. Non volevo ammalarmi, ed era comoda e asciutta, quindi la trovai perfetta. Invitai Kemal a sedersi al mio fianco sul prendisole della barca.
Si poteva godere dello spettacolo dell'orizzonte, dove il mare blu si fondeva con il cielo illuminato da una miriade di stelle. Lo spettacolo a cui stavamo assistendo era mozzafiato. Kemal aveva ancora i capelli umidi e il ciuffo gli ricadeva sulla fronte, coprendogli parte degli occhi, la t- shirt di cotone bagnata aderiva alle spalle e traspariva quello che sembrava un addome scolpito.
Ero ipnotizzata dalla sua bellezza, mentre mi raccontava un po' della sua vita. Era davvero un bravo ragazzo, proveniva da una famiglia umile. Il padre insieme al fratello avevano un negozio di barbiere, la madre si occupava della casa, e la sorella minore studiava per diventare insegnante. Frequentava anche lui l'università, mi aveva spiegato che lavorava al molo, di tanto in tanto, per racimolare denaro. In modo da alleggerire ai genitori il peso delle tasse universitarie. Il suo desiderio più grande, dopo la laurea, era quello di diventare un ingegnere. Avrebbe guadagnato abbastanza per rendere la vita più facile alla sua famiglia.
La sua determinazione mi aveva catturata, e con la sua umiltà aveva guadagnato tutta la mia stima.
"Perché mineraria? Perché non hai trovato qualcos'altro da studiare?" aveva una passione per le miniere. Mi venne in mente il libro che avevo trovato in borsa GERMINAL. "...però dimmi la verità. È a causa del tuo punteggio vero?"gli domandai con aria saccente. "Scenderò nel fondo della miniera per analizzare e modificare le condizioni di lavoro dei minatori, in modo da impedire gli incidenti. Trasformerò la miniera in cui lavorerò in una miniera esemplare". Era così sicuro di se quando si trattava del suo futuro, che convinse anche me che ci sarebbe riuscito.
"Sei un idealista?" gli domandai.
"Bisogna esserlo. Altrimenti la laurea a cosa serve!" sorrise dolcemente, respingendo in modo elegante le mie obiezioni.
"Hai ragione sto solo parlando a vanvera. Non farci caso" farfugliai.
"Leila dice che parlare senza pensare richiede un gran coraggio". Bene, avrei dovuto immaginare che un ragazzo così bello e intelligente sarebbe stato impegnato. E sicuramente la sua ragazza non sarebbe stata da meno. Dopo un attimo di silenzio, non potei trattenermi "Leila è la tua ragazza?" Si giró di scatto verso di me con aria stupita. "Assolutamente no...no, è una mia amica, lei è una magnifica...saggia, nobile. È un po' più grande di me ma sembra più giovane. È più giovanile di molte altre persone, insomma diciamo che è adulta" parlava di quella donna con un gran sorriso e gli si illuminarono gli occhi "ci siamo davvero scelti l'un l'altra" disse. Ne ero affascinata e la sua descrizione aveva suscitato in me la curiosità di conoscerla di persona. Quella notte Kemal diede una forte scossa alla mia anima, la sentivo rinascere e dentro di me si facevano spazio emozioni e sensazioni che non avevo mai provato. Mi stava proponendo una visione diversa della vita. E la vita vista dalla sua prospettiva appariva molto più ricca e appasionante.
"Oggi non sono morta e sono rinata..." i miei occhi erano incollati ai suoi "...ho avuto la mia lezione da un ingegnere minerario e ne sono contenta. Grazie a te mi sento come se iniziassi una nuova vita" mi ascoltava incuriosito "...chi sa, magari anche noi due ci siamo scelti l'un l'altra. Che ne dici?"
Distolse lo sguardo e spostò con la mano i capelli che gli ricadevano sugli occhi. Era un gesto che ripeteva spesso e che amavo guardare. Ci fu un attimo di silenzio che timidamente interruppe.
"Forse piano piano, dovremmo andare. Si è fatto tardi, si preoccuperanno per te". Mi pentii di aver pronunciato quelle parole, anche se era esattamente quello che pensavo.
"D'accordo". Probabilmente non sentiva le mie stesse sensazioni.
Kemal riprese l'ormeggio della barca. Cercai di godermi quelli che erano i miei ultimi momenti di libertà. Quando attraccammo al molo, ad attenderci c'erano due uomini, dei quali ne avevo riconosciuto solo uno, fratello Levent, il capitano della barca, che ci guardava con aria severa. Si avvicinò alla scala e mi tese una mano per aiutarmi a scendere. Dietro di lui c'era un ragazzo che non conoscevo, i suoi occhi rimbalzano tra me e Kemal, aveva uno sguardo perplesso, ed era palesemente confuso. Forse conosceva Kemal e cercava un collegamento tra noi due.
"Va tutto bene signora Nihan?" mi chiese Levent, mentre guardava accigliato il mio compagno di avventura.
"Eccome!" risposi in tutta franchezza. In quel momento non mi interessava di rispondere alle curiosità di Levent e mi rivolsi a Kemal. Volevo guardarlo bene, sotto le luci forti dei lampioni ancora una volta.
"È stato un bel compleanno. Grazie!" gliene sarei stata per sempre grata. Non mi aveva salvato solo la vita ma ne aveva dato anche un senso. Le sue labbra si inclinarono in un sorriso "Buon compleanno...Nihan". Dovevo andare, anche se non riuscivo ad arrestare il richiamo che il mio corpo aveva verso di lui. Eravamo uno di fronte all'altro, gli presi la mano e la girai, rivolgendo il palmo verso l'alto, feci scorrere il mio indice al suo interno e vi tracciai un simbolo. Da quel momento in poi, quel simbolo, avrebbe creato una connessione e legato le nostre anime...probabilmente per sempre ♾️.

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