Era un giorno normale. Andai a scuola a piedi, entrai in classe, mi sedetti al mio posto, poi le lezioni iniziarono. Niente fuori dall'ordinario. Mi rigirai la matita in mano mentre aspettavo che la nostra lezione arrivasse a una fine, segnando l'inizio del pranzo. Nel momento in cui la campanella suonò, io feci lo zaino e mi diressi verso Shoto, il mio amico d'infanzia.
"Sho!" chiamai, camminando verso il suo banco.
"Ciao, T/N." replicò lui.
"Avanti!" esclamai, arraffando il suo braccio e tirandolo su dalla sedia. "Hanno soba fredda oggi! La tua preferita!"
Lo trascinai fuori dalla classe e nella mensa. Recuperammo i nostri pranzi, parlando di come era andata la nostra giornata mentre ci dirigevamo verso gli altri."T/N!" esclamò Ochako mentre sciava verso di noi. Io e Shoto prendemmo posto al tavolo e iniziammo a mangiare. Tutto sembrava perfettamente normale. Finché mia sorella ci si avvicinò. Rimase a fronteggiare Sho arrossendo leggermente.
"Yaoyorozu? Che ci fai qui?" chiese Deku."M-mi piaci!" esclamò lei, arrossendo di più. "Possiamo uscire insieme?"
I miei occhi si spalancarono mentre la fissavo shoccata. Di solito ci dicevamo tutto, ma lei non mi ha mai detto questo. Non mi ha mai detto che anche lei amava Sho."Certo..." replicò Sho, tingendo il viso di rosa. Tutti intorno a noi iniziarono a festeggiare, e io, essendo la sorella di supporto che sono, festeggiai con loro. Falsificai un sorriso e ritirai le lacrime. Ecco quand'è iniziata. Il piccolo groppo in gola che non avrei dovuto ignorare. Lo trattenni finché non divenne davvero insostenibile. Improvvisamente mi prese un attacco di tosse.
"Scusatemi..." gracchiai mentre correvo fuori dalla mensa. Mi gettai nel bagno e praticamente volai in una cabina. Chinai la testa sul water, gli occhi sgranati, continuavo a tossire. Una volta che finalmente mi fermai, fui accolta da una vista confusa.
Petali?
Petali bianchi galleggiavano nell'acqua. Incespicai all'indietro shoccata. Probabilmente non è niente. Qualcuno deve aver perso il controllo della sua quirk là in mensa. Tirai velocemente l'acqua e uscii dal bagno. I miei occhi si spalancarono mentre la campanella del pranzo suonava. Avevo cinque minuti per tornare in classe. Mi sbrigai e sfrecciai per i corridoi. Riuscii ad arrivare in classe giusto in tempo. Emettendo un sospiro di sollievo, mi diressi verso il mio banco. Tutti mi guardavano preoccupati, ma io semplicemente li ignorai. Il giorno continuò e terminò normalmente. Andai verso il banco di Sho, così saremmo potuti tornare insieme ai dormitori come al solito, ma le sue parole mi ghiacciarono.
"Scusa, esco con Momo oggi." disse. Scossi la testa e gli diedi un sorriso comprensivo, per poi girarmi e uscire dalla classe. Da sola.
Il viale era silenzioso. Potevo sentire gli alberi agitarsi nel vento e gli uccellini cantare sopra di me. Spalancai gli occhi mentre il mio secondo attacco iniziava. Rimasi lì, tossendo, per quelle che sembrarono ore, finché non fu finalmente finito. Fissai i petali bianchi adagiati sul terreno. Che cosa significa? Continuai a camminare, cercando disperatamente di liquidare quel sentimento ignoto. Entrai nel dormitorio. Mi guardai attorno nella sala comune. I miei compagni mi salutarono quando entrai, ma non me la sentivo di parlare. Invece, diedi loro soltanto un sorriso gentile e un veloce cenno del capo. Entrai nell'ascensore e mi diressi al secondo piano. Continuai il mio mio viaggio per il corridoio finché raggiunsi la porta della mia stanza. La aprii e la richiusi delicatamente dietro di me. Voglio essere sola oggi. Chiusi a chiave la porta e collassai sul letto con un sospiro. Le lacrime che avevo trattenuto scivolarono fuori. Il mio corpo si scuoteva con ogni singhiozzo. La sensazione nel mio petto si strinse e, lentamente, trovavo sempre più difficile respirare. Iniziai a tossire di nuovo. Ogni secondo sembrava il tempo di una vita, mentre continuavo a tossire. Ero sdraiata sul letto, stanca e col cuore spezzato, mentre guardavo i petali bianchi. Devo sapere cosa c'è che non va in me. Mi alzai lentamente e barcollai fino alla scrivania. Accesi il computer e iniziai la mia ricerca.
'tossire petali'
Cliccai sulla prima opzione apparsa
"Hanahaki...?" borbottai, fissando lo schermo confusa.
"Il Morbo Hanahaki è una malattia data dall'amore non corrisposto, nella quale la gola del paziente si riempie di fiori. Si procede a vomitare e tossire i petali (a volte persino i fiori). Uno dei pochi modi per far guarire la malattia è che la persona suddetta ricambi i sentimenti (non si può risolvere con l'amicizia, devono essere genuini sentimenti d'amore). L'infezione può essere rimossa anche tramite un intervento, sebbene i sentimenti scompaiano insieme coi petali. Se non si sceglie nessuna delle due opzioni, o i sentimenti non vengono ricambiato in tempo, i polmoni del paziente si riempiranno di fiori, portandolo a un eventuale soffocamento."
Le lacrime mi sgorgavano giù dagli occhi mentre leggevo il paragrafo. Non volevo crederci. Lasciai andare una leggera risata mentre mi gettato indietro sulla sedia e fissavo il soffitto. Presi un respiro profondo e continuai a leggere.
"La lunghezza della malattia varia in ogni individuo, ma in media, si aggira attorno ai due o tre mesi. In ogni caso, i pazienti con quirk che hanno a che fare con la natura, la voce, oppure il vento potrebbero avere solo un paio di settimane da vivere."
Altre lacrime caddero mentre leggevo. Quirk che hanno a che fare con la voce... Non ero la sorella biologica di Momo. Infatti, ero stata adottata, quindi non avevo una quirk simile a quella della mia famiglia. Invece, la mia quirk era Sirena. Mi dava l'abilità di manipolare le persone con la mia voce. Richiusi il computer e mi diressi di nuovo verso il letto con passo incerto. Settimane. Come volevo spendere i miei ultimi giorni? Chiusi gli occhi, senza preoccuparmi di svolgere i compiti.
Se solo non fossi così disposta a morire per te.
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In nome dell'amore - Todoroki × reader
Fanfiction"Amarti è stata la più squisita forma d'autodistruzione" IMPORTANTE: io NON ho scritto questa storia, ma l'ho solo tradotta. La trama appartiene all'autrice, ovvero luanomicon, che mi ha gentilmente concesso di tradurla.