IV - I'll be Fine

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Giacevo sul pavimento, circondata da una pozzanghera del mio stesso sangue e lacrime. Sospirando, mi misi lentamente seduta e mi alzai in piedi. Mi tremavano le gambe a ogni passo. Mi tenni sotto controllo a sufficienza per dirigermi verso il mio letto. Pensavo che sarei stata in grado di vivere almeno una manciata di giorni in più, ma a questo punto, non mi sorprenderei se morissi stanotte. Guardai fuori dalla finestra con un'espressione stanca. I miei compagni di classe sono venuti a visitarmi a ogni ora e anche durante il giorno. Ogni volta che mi avevano chiesto cosa avessi, avevo risposto loro che avevo una leggera febbre, ma era di gran lunga lontano da ciò. Per ora, solo più o meno tutti nella mia classe si erano presentati alla mia porta almeno una volta per vedere se stavo bene. Tutti eccetto loro.
Girai la testa quando sentii qualcuno bussare. Mi alzai traballante dal letto e mi avvicinai alla porta, fermandomi per appoggiarmi a qualcosa ogni due per tre e per preservarmi dal collidere. Non sapevo quando avevo smesso di curarmi della mia apparenza, ma l'avevo fatto. Aprii la porta e trovai sia Kirishima che Bakugou a fissarmi con gli occhi spalancati.

"Ehi ragazzi." gracchiai.
"Risparmia le energie." disse Kirishima con delle lacrime che gli scintillavano negli occhi.
"Non piangere." dissi io, con la voce debole e sottile.
"Maledizione!" gridò Bakugou, dando un pugno al muro. "Perché non hai ascoltato?! Avanti! Ti porterò a farti fare quell'intervento ora!"
"No." affermai, con la voce che suonava più forte sedi quanto lo era mai stata negli ultimi giorni. "Non mi farò fare l'intervento. Ne abbiamo già parlato."
"T/N... perché...? Ne vale la pena di soffrire tanto?" chiese Kirishima. Scossi la testa.
"Non importa adesso. Oggi potrebbe essere il mio ultimo giorno." dissi, sorridendo. "Mi sento come se la gola mi andasse a fuoco. Le spine non hanno pietà, giusto?" Lasciai andare una risatina, ma il risultato fu solo che mossi la testa lontano dalla porta per tossire un altro po'. "Starò bene." dissi, girandomi di nuovo verso di loro e sistemandomi in modo da bloccare la nuova pozzanghera di sangue, spine e rose.
"Voi due avete ancora lezione. Andate e tornate a scuola."
"Sei sicura?" chiese Kirishima. "Potremmo restare."
Scossi la testa.
"Starò benissimo." dissi, falsificando un sorriso. "Non voglio che voi due vi perdiate le lezioni." Entrambi si girarono lentamente e diressero i loro passi in corridoio. Chiusi delicatamente la porta, senza degnarmi di chiudere di nuovo a chiave.

Mi appoggiai con la schiena sulla porta e scivolai sul terreno. Fissai la mia stanza. Il pavimento era pieno di petali bianchi, ognuno macchiato di sangue. Rosso e bianco... che ironia... Risi debolmente quando sentii il blocco nel mio petto ancora una volta. Caddi in un attacco di tosse bruciante, con la familiare sensazione delle spine che mi artigliavano la gola che mi fece lacrimare gli occhi. Quattro giorni...? È tutto quello che ha impiegato... guardai fuori dalla finestra con gli occhi stanchi. Il mio ultimo desiderio...?

Che nessuno soffra lo stesso destino a cui mi sono condannata.

Todoroki's P.O.V.

"Avanti, Shoto!" esclamò Momo trascinandomi in giro per la città. Forse non era la più brillante delle opzioni, ma saltare un giorno di scuola non avrebbe ucciso nessuno, giusto?
"Momo, non vedo perché dobbiamo uscire." dissi, lasciando che la ragazza dai capelli neri mi trascinasse in giro.
"Se vogliamo che mia sorella creda che usciamo insieme, dovremmo comportarci di conseguenza." disse lei, continuando a camminare per il marciapiede. "A tempo debito, capirà quanto sei importante per lei e ti chiederà di uscire. È piuttosto semplice."
"Momo, non penso che ingelosirla sia la maniera migliore per farlo." dissi, girandomi per tornare al dormitorio, ma lei mi afferrò per un braccio e mi tenne in posizione.
"Perché non capisci?" chiese, con voce triste. "So che ho accettato di aiutarti... però... piaci anche a me."
Le parole mi presero di sorpresa. La guardai negli occhi. Lei ricambiò lo sguardo come se mi stesse supplicando di restare.
"Non mi sento nello stesso modo, ma ti accompagnerò fino a stasera." dissi sospirando. Il suo viso si illuminò come se le avessi appena dato qualche speranza. Sospirai di nuovo mentre lei continuava a trascinarmi per il marciapiede.

Camminammo per un po'. Erano passate un paio d'ore dal pranzo, e stavamo ancora bighellonando per la città.

"Hey, penso che dovremmo tornare indietro, o sarà buio per quando arriveremo." dissi, fermandomi.
"Va bene." disse lei con un sospiro.

Il ritorno fu per lo più silenzioso. Lei aveva un'espressione grave, come se fosse contrariata dal fatto che dovessimo tornare. Mi spiace Momo, non mi sento nello stesso modo. Le strade erano silenziose e il sole stava lentamente iniziando a calare.

"Hey..." iniziò Momo, interrompendo il silenzio. "Cos'ha lei che io non ho...? Non sono abbastanza brava? Non sono abbastanza carina? Non sono abbastanza gentile? Non sono abbastanza forte? Che cos'ha lei?!" la voce di Momo diventava più alta è triste con ogni parola.

"Ha il mio cuore." affermai, prima di incamminarmi davanti a lei.

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Camminai nel dormitorio, per trovare i miei compagni che mi fissavano.

"Dov'è Yaomomo?" chiese Uraraka.
"Arriverà dopo." replicai, dirigendomi verso l'ascensore. Nel tragitto, presi la mia decisione. Glielo dirò.

Premetti il pulsante del secondo piano, il suo piano. Quando le porte si aprirono, fui accolto da un inquietante silenzio. Ogni volta che attraversavo il corridoio per visitare T/N, c'era sempre almeno qualche forma di rumore proveniente dalla sua stanza, che fosse lei che cantava o la musica che sempre adorava ascoltare, ma tutto ciò che mi accolse fu un'angosciosa staticità.
Camminai verso la sua stanza, prendendo un profondo respiro prima di bussare debolmente alla porta. Non ci fu risposta. Strano...

"N/T?" chiamai, attraverso la porta. Ancora nessuna risposta. "T/N?" chiamai di nuovo, stavolta alzando un po' la voce. Tutto ciò che venne fu altro silenzio. Istintivamente, afferrai la maniglia che non era chiusa a chiave, con mia sorpresa. La aprii quietamente, nel caso stesse dormendo, ma il mio corpo gelò a quello che vidi.

"T/N...?" chiesi, con la vice scossa. Spalancai completamente la porta con violenza, permettendo alla luce del corridoio di filtrare nella stanza buia.

Davanti a me giaceva un corpo inanimato. I suoi arruffati capelli C/C le coprivano il viso. Il corpo riposava in una pozzanghera cremisi. Rose macchiate erano gettate attorno a lei. Caddi in ginocchio, mentre la fissavo semplicemente, scioccato. Iniziai lentamente a scivolare verso di lei, il mio cuore batteva più veloce a ogni centimetro. No. Non è reale. Niente di tutto questo è reale. Mi sveglierò, giusto? È solo un brutto sogno. Mi sveglierò. E quando mi sarò svegliato, anche tu sarai sveglia... vero? Le lacrime mi rigarono le guance, senza riuscire a fermare i singhiozzi. Il mio quirk uscì dal mio controllo, mentre singhiozzavo accanto al corpo senza vita. Il mio lato sinistro bruciò una metà, il destro spedì ghiaccio all'altra, travolgendo diversi oggetti sulla sua via. Ignorai il suono di passi che svicolavano per il corridoio verso la stanza. Nulla importava. I miei occhi si spalancarono, e il mio quirk si disattivò improvvisamente. In quel momento, raggiunsi la ragazza morta. La sollevai tra le mie braccia, seduto lì, sul pavimento. Sistemandole delicatamente i capelli a lato, guardai il suo viso. Nonostante fosse macchiata di lacrime, aveva un'espressione placida. Sembrava che fosse stata ghiacciata. Gelai una seconda volta come una mano veniva posata sulla mia spalla. Guardai e vidi Kirishima. Le lacrime rigavano anche il suo viso.

"Mi dispia-" iniziò.
"No!" gridai, la mia voce rimbalzò sulle pareti della stanza. "Tutto questo è un brutto sogno. Mi sveglierò! Sarà viva! Non sarà... morta..." La mia voce si affievolì mentre la guardavo. "Sarà viva... e starà respirando... Starà sorridendo come fa sempre..."
"Senti, io-"
"Taci!" gridai. "Non voglio sentirlo..."

"È colpa tua!" gridò una voce. Voltai la testa, vedendo Bakugo che ci guardava attraverso lo stipite della porta. Il suo viso era annebbiato di rammarico e risentimento.
"C-cosa?" balbettai.
"Questo le è successo perché lei ti amava!" gridò lui. Fu allora che collegai. Le rose... le spine... il sangue... Tutto.
"Io ho fatto questo..." bofonchiai a me stesso.
Kirishima posizionò una mano su ognuna delle mie spalle. Mi scosse gentilmente.
"No. Lei ha voluto questo." disse, guardandomi negli occhi. "È stata una sua scelta."
"Chi ha detto che l'amore non possa uccidere?" chiese Bakugo, lasciando andare una debole risata. "L'amore fa tanto male quanto le spine che le hanno trafitto i polmoni."

In nome dell'amore - Todoroki × readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora