𝐋𝐚 𝐍𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 - 𝑰𝒍 𝑹𝒊𝒕𝒐𝒓𝒏𝒐 ||Scorose||

11. Iʟ Fᴀᴛᴏ ɴᴏɴ ᴍɪ ʜᴀ ɢʀᴀᴢɪᴀᴛᴏ

Rose's point of view

Scarto la carta da regalo animata, sulla quale troneggiano il volto di mia madre e quello di mio padre che mi salutano con la mano e sorridono contenti.
Almeno finché mio padre non sbuffa e mia madre gli da uno schiaffetto sulla nuca.
Straccio i loro visi con impazienza e con un patetico sorriso dipinto sul volto, curiosa di ciò che si possa nascondere in un pacco tanto grande; ma dopo averlo spogliato di tutta la carta dallo sfondo bianco, noto che sotto ce n'é un'altra, completamente identica.
Aggrotto le sopracciglia, non capendo.

-Una volta é successo anche a me. È un incantesimo molto utile per chi lo usa, ma odioso per chi lo riceve. Hanno paura che tu ti possa godere il regalo, senza leggere il bigliettino- dice James, prima che il suo gufo lasci cadere proprio sulla sua testa, il pacco inviatogli da zia Ginny e zio Harry.

-Quindi, cosa devo fare?- chiedo, trattenendo una risata, mentre lui insulta la sua civetta. L'animaletto si poggia sulla tavola imbandita e piega la testa, guardandolo male.
James le chiede scusa, accarezzandole il mento paffuto e peloso, poi lei soddisfatta, vola via.

-Leggilo, o la carta non scomparirà mai- mi spiega, per poi concedere tutta la sua attenzione al suo regalo.

Riluttante e non molto sicura della tesi di mio cugino, faccio ciò che mi ha consigliato.
Prendo tra le mani la lettera ripiegata su se stessa e ruvida al tatto, e la apro.
I miei occhi saettano sulle parole nere e riconosco la scrittura di mia madre.
Dopodiché, il mio corpo e la mia mente si estraniano da tutto ciò che mi circonda e inizio a leggere entusiasta.

Cara e dolce Rosie,
Spero che il vestito sia di tuo gradimento, l'ho scelto con accuratezza secondo i tuoi gusti.
E se non rientra nei tuoi canoni di bellezza, non m'importa un fico secco: sono stata rinchiusa per due intere ore, in un negozio d'abiti frivoli e ampie gonne di tulle, costretta da zia Ginny, solo per accontentarti.
Figlia mia, so che l'eleganza non fa parte di te, ma almeno per una sera, prova ad esserlo.
Potresti scoprire un nuovo lato di te ancora sconosciuto, che ti potrebbe sorprendere... e non solo te!
PS: tuo padre ci ha accompagnate, ma non vuole che tu lo sappia, perché non è d'accordo con la scelta dell'abito.
'Troppo scollato e troppo scosciato', ha detto.
Ho provato a fargli cambiare idea, ma sa quanto possa essere testardo Ronald.
Proprio come te.
Abbiamo litigato e quindi, poiché vige la regola che le figlie supportano e stanno dalla parte delle madri, spero che la prossima frase non ti dispiaccia troppo:
Un bacio dalla tua mamma, ma non da papà.

Rido di cuore alla fine della lettera, immaginando la lite furiosa avvenuta tra i miei genitori -cosa che accade almeno due volte alla settimana-, per uno stupido vestito.
Il cuore mi si scalda quando immagino anche il modo in cui mio padre tenterà di fare pace, visto che progetta piani sempre ben elaborati, che però non funzionano mai e lo fanno sembrare un vero idiota.
Però, anche se i suoi piani non vengono mai eseguiti alla perfezione, come vengono creati, mia madre lo perdona sempre, dopo averlo insultato e deriso fino alle lacrime; quindi alla fine funzionano davvero.

Ripiego la lettera, infilandola nella tasca della mia divisa e, quando abbasso lo sguardo sul pacco, la carta è scomparsa. Al suo posto, c'è una scatola di cartone che mi fiondo ad aprire.
Sciolgo il laccio di paglia colorata che l'avvolge e alzo il coperchio.
Con un luccichio divertito negli occhi, scosto della carta bianca, che copre il vestito.
Non sono mai stata una ragazza fissata con la propria immagine, non mi piace essere guardata, né tantomeno avere l'attenzione altrui su di me.
Dunque, visto che i miei capelli non mi concedono il lusso di apparire una comune sconosciuta tra la folla, cerco sempre di indossare vestiti comodi e per nulla appariscenti.
Eppure, aver ricevuto un abito come regalo dai miei genitori mi rende felice.