Carne criminale

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Come posso io cantare
di santi, amori, soli e vecchie lune,
come posso sognare la musa nuda
se al di la del mio cubicolo, il mio occhio
è perso ad annusare una palude?

Come posso sognare eterni giardini
nascosti, se al di la della siepe
nel cielo di ferro, ruggine e cemento
brucia il forno del nostro tormento?

Cosa macchierà il bianco canovaccio
se non grigie nubi di zolfo
che sorvolano nidi umani eretti
su fiumi di catrame percorsi

da chiassose zattere fumanti
in un Acheronte di anime perse
erranti e ansimanti costrette
a vagare cent'anni per il loro obolo.

Il tempo è andato fratelli,
l'angelo della poesia è in pensione,
rutta e bestemmia in vicoli sporchi
o si è tramutato in un cane tremante.

Cercate nelle crepe nel cemento, fratelli;
in angoli sporchi dove un fiore
risorge in un atto di assoluta ribellione;
negli occhi dell'anziano sfigurato

da malefici squali ai margini del mondo;
nelle urla magiche di un milione
di Apache morti per il suono del vento
tra le fronde del loro Wakan Tanka.

Cercate nei sogni del bambino mai nato
nel cuore indurito dell'anziano mai morto,
negli sguardi tremanti delle fiamme assopite
che mai cesseranno di bruciare.

La nostra resistenza fratelli
sarà un muto lamento di pupille sognanti,
sarà un'ambigua inflessione tra parole aride,

sarà un ricordo proibito portato nel cuore,
e sarà l'ultimo sospiro della mia carne criminale. 

Delirium - poesieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora