4.

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Quella notte un urlo straziante squarciò il silenzio immobile in casa di Achille Lauro.
A quel primo urlo ne seguirono altri, un ondata ininterrotta di disperazione si impossessò di quel luogo.
Io non potei sentirlo perché stavo sognando.
Ero io ad urlare mentre quei mostri mi violentavano ancora, e ancora e ancora. Ciò che non erano riusciti per miracolo a farmi quella sera me lo stavano facendo adesso. Volevo morire. Volevo svegliarmi ma non avevo idea di stare sognando. Era tutto così reale. I loro corpi di nuovo su di me, mi avevano cercata, trovata, braccata. Ero completamente alla loro mercè. Stavolta non sarebbe arrivato nessuno. Era finita.
Uno di loro estrasse un pugnale e me lo fece scintillare davanti alla faccia con espressione famelica.

Mi svegliai appena prima che la sua punta mi trafiggesse l'addome.
Ansimavo, in preda al terrore.
In quel momento la porta della camera si spalancò. Tentai di nascondermi nel buio della stanza, ancora tremante. Le lacrime mi rigavano il volto scendendo ininterrottamente.
Una figura alta e slanciata mi si avvicinava lentamente. Era Lauro.
Si fermò ad un metro da me.
"Sei al sicuro" disse con voce ferma e tranquilla.
"Sono Lauro, sei a casa mia, ricordi?"
Lentamente tornai ad avere consapevolezza della realtà e cercai di tranquillizzarmi ma avevo quelle sensazioni incollate addosso come catrame denso e appiccicoso, non riuscivo a respirare.
Lui fece un passo verso di me, uno solo, poi si fermò.
Io annaspavo alla ricerca di aria, i miei polmoni ne avevano già incamerata troppa ma ne volevo sempre di più.
"Va tutto bene sta tranquilla. Ascoltami, cerca di respirare dal naso e butta fuori l'aria dalla bocca lentamente.
Tentai, mi aggrappai alla sua voce come fosse l'unico appiglio che potesse impedirmi di annegare. La sentii per tutto il tempo, calma e dolce, che mi guidava.
Dopo un tempo che mi parve infinito il mio respiro finalmente si regolarizzò.
"Va meglio?" chiese Lauro in punta di piedi.
"Si" dissi semplicemente. Ero stremata.
"Grazie" aggiunsi subito dopo.
Lo vidi chinare il capo nell'ombra, come se si sentisse colpevole.
"Devo andare" esordì d'un tratto.
Non volevo restare sola. Lui era di certo l'ultima persona che avrei immaginato di volere con me, soprattutto dopo ciò che era accaduto quel pomeriggio, eppure desideravo che rimanesse. Non osai dirglielo, così lo lasciai andare e con le ultime forze che avevo in corpo mi voltai a guardarlo mentre si allontanava.

Aveva già una mano sulla maniglia della porta quando si fermò di colpo. Potevo quasi sentire il rumore dei suoi pensieri che lottavano tra loro.
"No, stavolta no" sussurrò alla notte.
Spostò una delle due poltrone presenti in stanza accanto alla porta e vi si accomodò guardando verso di me. Sembrava seduto sulle spine, ma i suoi occhi non mi lasciarono nemmeno un istante.
Nel buio non potei vederne il colore ma non ne avevo bisogno. Sapevo che erano verdi e sfuggenti come vento.
Mi riaddormentai quasi subito.


Angeli blu #AchillelauroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora