Capitolo 5- Giovedì 3 Ottobre 2019

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Nei giorni successivi si erano sentiti un paio di volte per mettersi d'accordo. Alla fine, Vanessa aveva ottenuto l'appartamento libero: Leonardo aveva il turno serale in ospedale mentre Elisa era stata chiamata per il catering di un evento importante. Lavorando rispettivamente come medico e come cameriera capitava spesso di trascorrere la serata da sola, ma quel giovedì avrebbe avuto Ante come ospite. Non era per niente ansiosa perché ormai aveva capito che tipo fosse e vedeva l'invito come una semplice occasione per trascorrere qualche ora in compagnia.

Quando il campanello suonò l'orologio segnava le 21:00. Ante indossava una camicia color panna e un paio di jeans slavati. Aveva portato una bottiglia di vino rosso e decisero di stapparla immediatamente per fare un brindisi.

"A cosa brindiamo?" chiese Vanessa.

"Io direi al cibo: tra la carne e i vincisgrassi ci trattiamo bene!"

Vanessa aveva preparato tantissime volte quella ricetta, che le era stata insegnata dalla nonna paterna. Andava fiera delle sue origini e da quando viveva a Milano l'amore verso la sua terra era triplicato in ogni aspetto, compreso quello del cibo.

Ante apprezzò molto, tanto da divorare metà teglia, e non disdegnò neanche il tiramisù, un dolce che Vanessa era solita preparare insieme alla sorella. Nel corso della serata vennero fuori diversi aneddoti divertenti, come quella volta in cui in Erasmus lei si ubriacò e in autobus iniziò a tenere una sorta di tutorial su come preparare i vincisgrassi. Aveva intrattenuto l'intero pullman, considerato il volume altissimo della sua voce e, quando uno studente ungherese osò dire che in pratica erano come le lasagne bolognesi, iniziò a protestare dicendo che fossero molto più buone, solamente meno conosciute. Ante rise a crepapelle ascoltando quella storia e molte altre ancor più assurde: di sicuro con Vanessa non ci si poteva annoiare, aveva vissuto delle avventure ai limiti dell'incredibile. Parlarono molto anche di Francoforte, una città molto cara a Rebić. Raccontò della vittoria nella Coppa di Germania contro il Bayern dopo 30 anni a secco di titoli e della festa in piazza e per le vie del centro invase dagli abitanti. Aveva segnato due gol nella finale ed era stato celebrato come un re dal pubblico in delirio.

"Non dimenticherò mai quei momenti, ma nulla di paragonabile a quello che ho vissuto in Russia ai Mondiali." Ante spiegò che in teoria non avrebbe dovuto giocare da titolare quella manifestazione, ma nella tournée americana che precedette il campionato del mondo l'allenatore lo gettò nella mischia per via di alcuni infortunati e lo confermò per tutto il torneo. Se vincere con un club era qualcosa di magnifico, ottenere dei risultati così prestigiosi con la maglia della tua nazione era ad un livello superiore.

"Non so spiegare a parole quello che ho provato quando siamo tornati in Croazia. A Zagabria c'erano 100.000 persone, tutti urlavano e cantavano, ci hanno trattati da eroi nonostante avessimo perso. La gente ci ringraziava piangendo e quella è stata l'emozione più bella che abbia mai vissuto."

Vanessa ascoltava rapita le sue parole: si percepiva l'orgoglio nella sua voce e quanto si sentisse fiero di essere croato. Amava profondamente il suo paese e tutto questo veniva amplificato dal fatto di rappresentare la Croazia a livello planetario tramite il calcio.

"A proposito di nazionale, subito dopo la partita a Genova partirò per tornare in ritiro. Abbiamo due partite, una contro l'Ungheria a Spalato e un'altra contro il Galles a Cardiff."

"Quindi tornerai tra una decina di giorni immagino."

"Esatto, ho il biglietto aereo per il 15."

"Ti vedrò in televisione allora!" esclamò Vanessa.

"Sperando che il mister mi faccia giocare," ammise Ante sconsolato.

"Certo che ti farà giocare! Il momento al Milan non è dei migliori, ma io ho fiducia in te, so quanto sei forte e prima o poi se ne renderanno conto anche qui. Devi solo aspettare ed essere paziente, magari ci vorranno delle settimane o dei mesi, ma riuscirai a far capire chi è il vero Ante Rebić." Non diceva così per colpirlo, ma perché lo pensava veramente; erano parole da tifosa più che da amica.

In your eyes ~ Ante RebićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora