La guardavo con occhi sognanti mentre si posizionava con leggiadria sopra di me: le gambe divaricate quanto bastasse per incastrare alla perfezione i nostri bacini l'uno con l'altro, la sua intimità premere sulla mia erezione con una tale leggerezza da farmi impazzire in quello strano desiderio di avere di più, il calore delle sue mani curate scivolare sopra la mia camicia, laddove i bottoni erano ancora infilati all'interno delle asole.
Lei mi osservava dall'alto della sua posizione, godendosi di ogni mia singola smorfia di piacere di cui sapeva bene essere lei l'artefice. Si crogiolava nella consapevolezza che fossi ormai sotto il suo totale controllo, interamente rapito da una tale intraprendenza: sembrava trarre piacere anche solo dal vedermi in difficoltà sotto di lei, incastrato tra il peso del suo fisico asciutto e la morbidezza del materasso alle mie spalle.
Le unghie le si impigliarono sulla curva del primo bottone della camicia, ripassandone i contorni con una lentezza straziante. Quando si decise a sbottonarlo, non passò molto tempo da che mi ritrovassi col petto interamente alla sua mercé: senza spogliarmi, chinò il capo e iniziò a lasciarmi una scia di baci umidi su tutta la lunghezza del torso, partendo dalle clavicole e passando poi in mezzo ai pettorali, scendendo sempre di più, fino ad arrivare al mio ombelico.
I suoi capelli lunghi mi solleticavano i fianchi scoperti mentre ripassava i bordi scavati del mio ombelico con la punta della lingua, più e più volte, causandomi una scarica di brividi che sfociò nel gettare la testa all'indietro da parte mia quando vi ci soffiò sopra. Non ricordavo di essermi mai eccitato tanto prima di allora senza neppure aver iniziato a farci sesso: la stavo solamente guardando, eppure il mio stomaco si contorceva in preda a stimoli elettrici di piacere che non riuscivo - e non volevo - controllare.
"Il sesso non è solo pura e semplice azione, Namjoon:" la sentii parlare sul mio stomaco "si tratta di stimolare le sensazioni del partner per poter trarre maggior beneficio nell'immediato futuro".
"P-Perché mi stai dicendo questo proprio adesso?" le chiesi ansimando.
"Lo sento dalla tensione dei tuoi muscoli sotto di me:" rispose, finalmente sollevando il capo per guardarmi profondamente coi suoi occhi da gatta "sei impaziente di arrivare all'apice del piacere, ma il mio lavoro consiste anche nel farti scoprire che ciò che sono considerati solo semplici preliminari in realtà si rivelano spesso anche più eccitanti del sesso vero e proprio".
"E pensare che credevo lo facessi solo per farti desiderare" sbuffai coprendomi il viso con un braccio.
Rise. Fu una risata sincera, limpida, cristallina: pensai che l'alcool che mi circolava nel corpo stesse ancora avendo effetto su di me, ma il mio cuore si mise a pompare il sangue ancora più velocemente del normale. Mi sembrava di essere a corto di fiato nonostante non stessi facendo alcun tipo di sforzo.
"È probabile che sia anche così" soffiò nel mio orecchio quando vi ci si avvicinò; non ebbi neppure il tempo di ribattere che la sentii muoversi nuovamente sopra di me. Spostai il braccio che mi oscurava la vista e la sorpresi a fissarmi per l'ennesima volta con espressione compiaciuta: mi fece cenno di avvicinarmi muovendo l'indice ad uncino ed io, come un vero lobotomizzato, le obbedii.
Feci pressione sui gomiti nel tentativo di alzarmi, appellandomi anche alla forza degli addominali. Quando le fui a pochi centimetri dal viso, lei premette un lieve bacio sulle mie labbra mentre le sue mani si spostavano con destrezza sulle mie. In un istante portò l'intreccio in cui le nostre dita si erano fuse sulle spalline incrociate sulla sua schiena, districando poi le sue per permettermi di slegare i fiocchi del vestito al suo posto: "Spogliami" mi ordinò senza interrompere il contatto visivo nemmeno per un istante.
Ero stregato.
Non riuscivo a parlare, a reagire, a pensare. Lei ordinava ed io eseguivo.
Era un'equazione semplice.
Afferrai l'estremo del filamento viola e lo tirai lentamente verso il basso, continuando a guardarla in quegli occhi talmente scuri da portarmi a confondere l'inizio e la fine della sua pupilla. Non appena quello si allentò tra le mie stesse dita, feci scivolare le mani sulle sue spalle per liberarla dall'impiccio del vestito, tirandolo verso l'alto e poi gettandolo a terra, il tutto in pochi secondi; il suo seno sodo mi si presentò davanti agli occhi, quasi come invitandomi a tastarne l'aspetto con mano, ma non ne ebbi il tempo: lei infatti afferrò tra i palmi delle mani la mia giacca e, sfilandomela, le fece fare la stessa fine che era spettata al suo vestito.
E così anche la mia camicia da milioni di Won finì accatastata sulla pila di abiti che ormai si stava formando. La vidi sistemarsi i capelli prima di alzarsi e posizionarsi in posizione eretta tra le mie gambe, ai piedi del letto, lasciandomi con un palmo di naso: con le dita andò a giocherellare con l'elastico sottile del perizoma in pizzo nero che indossava, deliziandomi con un breve e conciso spogliarello. Fece scivolare l'intimo lungo le sue gambe fino a farlo finire attorno alle sue caviglie prima di abbassarsi e afferrarlo tra le mani: a quel punto potevo vedere il suo intero fisico completamente nudo, visione idilliaca che mi provocò una reazione involontaria che sfociò nell'impellente bisogno di slacciarmi la cintura.
Le curve che univano i suoi fianchi larghi al vitino stretto creavano un'opera d'arte incarnata in un corpo umano che sprizzava sensualità da tutti i pori.
Si tolse i tacchi, rivelando una statura nella media ma che si sposava perfettamente con un fisico tanto minuto, e poi mi si avvicinò di nuovo, quella volta però per ordinarmi di mettermi con la schiena contro la testata del letto. Mi seguì a carponi mentre io esaudivo il suo desiderio fino a che non mi trovai i polsi legati dal suo intimo alle barre che costituivano la struttura del baldacchino: "Lascia fare a me, Namjoon," sibilò sulla mia fronte mentre il suo seno mi sfiorava le guance accaldate "lasciati andare adesso".
Nuovamente, percepii quella strana sensazione mettermi in subbuglio lo stomaco nel vederla strisciare come un serpente tra le mie gambe allungate sul materasso. La cintura già slacciata da me venne sfilata in un solo colpo, e in pochi secondi mi ritrovai completamente nudo sotto di lei per l'ennesima volta: prese la mia erezione all'interno di una mano, lubrificando la zona sensibile con l'ausilio della lingua.
Strinsi i denti nell'aspirare l'aria nella bocca, lasciando che uno sbuffo di piacere facesse vibrare le mie labbra l'una contro l'altra: esalai solamente quando iniziai ad abituarmi al ritmo e alla pressione che la sua mano esercitava su tutta la mia lunghezza, sollevando il capo per crogiolarmi nella visione di quello che pensai sarebbe stato il sesso orale migliore della mia vita.
E il mio istinto non sbagliava: la sua testa si mosse lentamente su e giù nei pressi della mia intimità nell'accompagnare le labbra carnose fino alla base del mio bacino, spingendo poi la punta del mio membro fino in fondo alla gola. Mi ritrovai senza fiato già dopo un paio di pompate: "Merda" imprecai al cielo in un sussulto, dimenandomi nel tentativo di muovere le braccia abilmente legate dai lei al di sopra della mia testa. La osservai posizionarsi a quattro zampe davanti a me, il sedere dalla forma di una pesca sporgere oltre la sua testa nel momento in cui inarcò la schiena per permettermi di guardarla e, così, desiderarla sempre di più.
"Chiudi gli occhi," sussurrò non appena si fermò per prendere fiato "prova a concentrarti sugli altri sensi al di fuori della vista".
Seguii il suo consiglio e, non appena le palpebre mi oscurarono la visuale, cercai di studiare i movimenti della sua lingua: sembrava disegnare ampi cerchi attorno alla mia erezione, soffermandosi di tanto in tanto con la punta sul glande, dove accelerava esponenzialmente la velocità con cui lo stuzzicava. Percepivo qualcosa sulla sua lingua stimolare nel frattempo tutta la mia lunghezza e subito pensai ad un piercing posizionato al centro di essa: quel pensiero mi fece gemere incontrollabilmente, suscitando una risatina compiaciuta da parte sua.
Sentivo di essere sul punto di venire ma lei se ne accorse perché mi negò l'orgasmo, allontanandosi di colpo. Mantenni gli occhi chiusi mentre con una smorfia in viso tentavo di trattenere l'imminente eiaculazione: "T-Ti prego," la supplicai "non fermarti".
Sentii all'improvviso il suo corpo posizionarsi nuovamente sopra di me: sembrava essersi sdraiata perché percepivo i suoi seni premere contro il mio petto, la sua intimità premere per nell'ennesima volta sulla mia, il profumo dei suoi capelli penetrarmi con forza nelle narici, le sue gambe stringersi attorno al mio bacino, le unghie delle sue mani scivolarmi sensualmente lungo i fianchi, facendomi rabbrividire al tocco.
La pelle d'oca mi ricoprì ogni centimetro del corpo mentre lei continuava imperterrita a stuzzicarmi, ignorando ogni preghiera che le rivolgevo digrignando i denti.
"Quanto mi vuoi?" chiese al mio orecchio, giocherellando con il lobo.
Riuscii solo ad emettere un gemito più lungo degli altri in risposta, nulla più: quel giochetto erotico che stava facendo da più di mezzora mi stava friggendo il cervello, riducendolo in pappa.
Con lei, la mia futura laurea in economia mi avrebbe fatto passare per un ignorante incapace persino di mettere insieme una frase di senso compiuto.
"Dimmelo, Namjoon," ripeté "quanto mi desideri ora?".
"N-Non lo vedi, diamine?" chiesi, riferendomi palesemente alla mia erezione pulsante sotto di lei "Mi sembra p-piuttosto ovvio".
"Come parli educatamente~!" ridacchiò dolcemente "Si vede proprio che sei uno dei figli di papà di cui Seoul è piena".
"N-Non è così!" mentii spudoratamente "No-Non è affatto-"; "Allora dimostramelo:" mi interruppe nel tentativo di mettermi alla prova "dimmi qualcosa che mi faccia arrossire".
Col mio scarso repertorio non avevo molto da offrirle, quindi dissi la prima cosa che mi venne in mente: "Slegami e vedrai con chi hai realmente a che fare" parlai con voce roca, aprendo gli occhi per guardarla.
"Hai ancora parecchio da lavorarci, ma per questa volta penso che me lo farò andare bene:" portò il viso davanti al mio, stampandomi un bacio umido sulle labbra "sei così carino che quasi mi dispiace torturarti così, però temo di non poterti accontentare".
A quel punto la osservai tirarsi su e poi afferrare nuovamente la mia erezione tra le dita di una mano. Deglutii con forza quando, senza spostare lo sguardo dai miei occhi, la vidi posizionare sulla mia lunghezza un preservativo che srotolò su di esso senza alcun tipo di problema. Infine, fu lei a posizionarsi su di me per consentire la penetrazione: in un movimento deciso, mi permise di entrare dentro di lei e a quel punto non fui il solo a boccheggiare per un po' d'aria.
Mi godei la sua espressione di puro piacere, soffermandomi prima sulle sue sopracciglia aggrottate e poi sulla bocca dischiusa: sospirò profondamente, attendendo di abituarsi alla mia presenza che premeva contro le sue pareti interne mentre il petto le si muoveva velocemente.
Definirla come un'opera d'arte non le avrebbe reso giustizia.
Trascinò lentamente una mano sul suo seno destro, toccandone il capezzolo turgido con due dita e fremendo sopra di me: gettò la testa all'indietro quando iniziò a muoversi con me al suo interno, tanto che per qualche minuto fui solo in grado di vedere il suo mento puntare verso il soffitto. Avrei desiderato liberarmi da quelle catene che il suo intimo era diventato e afferrarle i fianchi tra le mani, stringerli per sentire le mie dita sprofondare nella sua carne, alzarmi per baciarle il seno, avvicinarmi al suo viso per poter udire ansimi al mio orecchio, generati solo per me.
Decise di mantenere il controllo per un po': tornò a guardarmi dritto negli occhi, mordendosi il labbro inferiore e, al contempo, continuando a muoversi su di me spostando le mani sulle mie ginocchia, in modo tale da mostrarsi in tutta la sua bellezza mentre mi cavalcava. Sentivo il piacere che fino ad allora mi era stato parzialmente negato risalire fino al ventre se i suoi fianchi sfregavano sui miei, se le gambe le tremavano accanto alle mie, se socchiudeva gli occhi per godersi appieno il sesso che stavamo facendo. Mi stava aprendo un intero mondo con la sua esperienza: mai prima di allora, ne ero certo, avevo provato sensazioni tanto forti anche solo osservando qualcuno spogliarsi per me.
Vedendola crogiolarsi in quella lussuria a me sconosciuta, rendeva il tutto estremamente più eccitante.
"Sei stato bravo:" ansimò "credo di poterti liberare dall'impiccio di questa cosa ormai". Allungò le braccia verso le mie mani ancora legate alla tastiera del letto, sciogliendone in un attimo i nodi che mi tenevano incatenato e, a quel punto, non riuscii a trattenere l'eccitazione che mi aveva creato durante tutto il processo: mi tirai su a sedere, cingendole la vita con un braccio e usando l'altro per stabilizzare il mio peso sul materasso scricchiolante. La sentii sussultare ma, oltre a sgranare leggermente gli occhi scuri, non osò fermarmi. Anzi, fui certo di vedere un fievole sorriso prendere il posto delle sua labbra fino ad allora rimaste serie.
La mia bocca trovò la strada per il suo seno e, senza pensarci troppo, iniziai ad accarezzarle il capezzolo con movimenti lenti e circolari della lingua, facendola fremere tra le mie braccia. Si aggrappò con le unghie alle mie spalle, graffiandomi la pelle non appena fui io a prendere il controllo della situazione: il suo bel viso poggiava sul mio cuoio capelluto, stringendomi sempre più forte ad ogni colpo secco che le davo con i fianchi, accompagnando i miei movimenti ai suoi, unendoci alla perfezione per quella notte.
Godei di quella posizione afrodisiaca per del tempo che mi paese infinito, ogni tanto spostando l'attenzione delle mie labbra sulle sue clavicole, sul suo collo, sulle sue guance ormai rosee dalla fatica, su ogni centimetro della sua pelle che riuscissi a raggiungere.
Non era solamente il suo aspetto fisico ad attirare la mia attenzione, bensì anche la sua estrema bravura nel capire cosa desiderassi: se anche solo pensavo di desiderare che andasse ad un ritmo più veloce, lei lo faceva, se pensavo ad un preciso movimento che mi avrebbe fatto impazzire, lei, solo guardandomi dritto negli occhi, pareva assecondarmi.
"Girati" le ordinai a quel punto, riprendendo fiato. Lei, dacché sembrava un'intrasigente professoressa, sembrò trasformarsi in un docile agnellino pronto a soddisfare ogni mia qualsiasi richiesta, il tutto senza abbandonare il suo sorrisetto compiaciuto: mi permise di scivolare fuori da lei e, in un istante, la trovai posizionarsi di schiena, davanti a me, sostenuta solo dalle sue stesse ginocchia.
Mentre mi sistemavo dietro di lei, anch'io ormai in ginocchio alle sue spalle, la vidi girare leggermente il viso di lato per guardarmi con la coda dell'occhio mentre si mordicchiava l'unghia dell'indice in impaziente attesa di conoscere la mia prossima mossa: feci correre una mano partendo dalle sue fossette di Venere fino ad arrivare al punto in cui le sue scapole si intravedevano sotto la pelle leggermente ambrata come la mia, per poi spingerle il torso superiore contro il materasso con quanta più dolcezza disponessi in quel momento.
Un fievole gemito scivolò dalle sue labbra quando mi chinai su di lei baciandole l'incavo lungo cui si estendeva la sua spina dorsale, accarezzandole al contempo la pelle sui fianchi morbidi con la mano libera. Brividi comparsero su di lei, facendomi capire che le piaceva ciò che le stavo facendo. A quel punto, guardandole il viso premuto contro le lenzuola viola, posizionai entrambe le mani sulle sue spalle e rientrai dentro di lei con una spinta leggera: le sue pareti interne mi accolsero alla perfezione e mi resi conto che la sua eccitazione si faceva sempre più palpabile nel vedere i suoi umori colarle lungo le cosce.
Iniziai a muovere il mio bacino contro il suo, osservando il suo corpo contorcersi sotto il mio per il piacere che le stavo causando: "P-Più veloce" mi pregò, stringendo le coperte tra i palmi della mani posizionati ai lati della sua testa.
Le obbedì.
Provavi un'immensa soddisfazione nel sentirla gemere incontrollabilmente man mano che facevo avanti e indietro, facendole tremare le gambe poste ad angolo retto davanti alle mie e percependo la sua intimità stringersi attorno a me nel tentativo di controllare il suo imminente orgasmo.
Quella parvenza di potere che riuscivo ad avere fu una rivelazione per uno come me che, nella sua vita, aveva fatto solo del sesso scadente. Non sapevo neppure il nome della ragazza con cui stavo passando la notte, eppure sentivo che ci fosse una complicità tra di noi che mai avrei avuto il piacere di sperimentare con altre. Liu inclusa.
E anche se fosse stato per una sola notte, ero certo che non avrei dimenticato facilmente il suo viso.
Ero sul punto di non ritorno. E sembrava esserlo anche lei: "Fammi venire, Namjoon" riuscì a dire con voce spezzata dal climax che stava per raggiungere.
Velocemente, le afferrai i capelli in un pugno e, incurvandomi sopra di lei, diedi un altro paio di spinte più vigorose al suo interno, facendola boccheggiare. In pochi istanti la sentii imprecare con una sensualità che ci portò ad un orgasmo quasi simultaneo.
Le gambe le cedettero ed io mi ritrovai a riprendere fiato sulla sua schiena imperlata di sudore. Rimanemmo in quella posizione per minuti interi, nel tentativo di stabilizzare i nostri respiri affannati, godendo l'uno del calore dell'altro.
Mi sembrava di andare a fuoco.
Eppure, mai mi ero sentito così bene in vita mia.
Mi sembrava di essermi rigenerato, avevo quasi l'impressione di essere una persona nuova: "Mi consideri ancora un figlio di papà imbalsamato?" domandai sulla sua pelle accaldata quando percepì il battito del suo cuore tornare a battere ad un ritmo normale.
"Impari in fretta, te lo posso anche concedere, ma hai ancora molta strada da fare!" mi punzecchiò "Torna a trovarmi quando vuoi altre lezioni private, Namjoon-ah: io sono sempre qui".
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ᴀᴍᴇᴛʜʏsᴛ ɢᴜʏ ♡ ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ + ʙᴛs
Fanfiction⚘ [IN PAUSA] Il Jewel Mess di Seoul è il locale più rinomato tra i ricchi, giovani single, dove ogni istante è scandito da ansimi rauchi, labbra che scivolano languide su pelli accaldate e parole sporche sussurrate alle orecchie. In un posto del gen...