𝙋𝙧𝙤𝙡𝙤𝙜𝙤

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"Per quest'oggi la lezione può terminare qui:" concluse il docente di lingua inglese da dietro la sua cattedra nel voltarsi verso l'aula "ricordate di iscrivervi in tempo per l'esame che si terrà settimana prossima utilizzando il link per il porta...

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"Per quest'oggi la lezione può terminare qui:" concluse il docente di lingua inglese da dietro la sua cattedra nel voltarsi verso l'aula "ricordate di iscrivervi in tempo per l'esame che si terrà settimana prossima utilizzando il link per il portale che vi ho inviato via e-mail e non dimenticate che, per chiunque avesse bisogno di ripetizioni in vista della prova finale, i nostri tutor sono sempre a vostra disposizione dal lunedì al mercoledì presso l'aula B05".
Richiusi il libro di grammatica avanzata e, con esso, il quaderno di appunti ordinatamente presi durante il corso della spiegazione. Riposi ogni cosa all'interno dell borsa a tracolla per poi alzarmi con la solita calma che mi distingueva dagli altri ragazzi frequentanti il mio stesso corso: "Kim Namjoon?" udii la voce del professore chiamare il mio nome proprio nel momento in cui avevo deciso di infilare le cuffiette nelle orecchie "Posso parlarle un secondo, gentilmente?".
Scesi lentamente i gradini costruiti in legno che andavano a comporre un'enorme aula rialzata, avvicinandomi infine all'uomo sulla sessantina che sembrava avere qualche difficoltà nello spegnere il proiettore utilizzato durante le lezioni: "Mi dica, Professore" lo invitai a parlare non appena gli fui abbastanza vicino da mostrargli il mio rispetto tramite un prolungato inchino.
"Riuscirebbe a spegnere questa macchina infernale?" mi chiese sistemandosi gli occhiali tondi sul ponte del naso "Lo domando a Lei perché so che è l'unico che presterebbe attenzione alle mie magagne con la tecnologia".
"Non c'è problema, mi dia solo un momento" annuii, posizionandomi davanti al proiettore e premendo un paio di pulsanti cosicché potessi liberarmi da una situazione tanto scomoda come quella. Decisi di spegnere anche il suo pc, sapendo bene che in ogni caso mi avrebbe chiesto di farlo più tardi.
"La ringrazio, Kim:" l'uomo iniziò a riporre nel suo zaino il computer e i fogli su cui si era preparato la spiegazione della lezione del giorno "sa, a casa posso chiedere a mia figlia di aiutarmi, ma qui Lei è l'unico a cui posso rivolgermi in caso di necessità".
"Non c'è bisogno di ringraziarmi, davvero!" gli rivolsi uno dei sorrisi più convincenti presenti nel mio repertorio "Voleva forse parlarmi d'altro?".
Fece finta di pensarci aggrottando le spesse sopracciglia dal colore grigiastro: la pelle gli si increspò leggermente e le rughe sulla fronte si fecero più evidenti finché non sollevò gli occhi dal suo zaino ormai chiuso.
"Come stanno i Suoi genitori?" domandò, guardandomi negli occhi "È molto tempo che io e Suo padre non abbiamo modo di parlare".
Inspirai a fondo con l'intento di rilassare i nervi. "Stanno bene, grazie per l'interesse:" risposi "mio padre ultimamente è impegnato con la gestione delle nuove tecnologie introdotte nell'azienda di famiglia, cosa che gli porta via non poco tempo, ma sono certo che gli farà piacere sapere che Lei riserva sempre un suo piacevole ricordo".
"Gli porga i miei saluti, in tal caso:" sorrise sinceramente "io e il comitato della Soongsil University volevamo ringraziarlo personalmente per il cospicuo assegno che ha devoluto a favore della struttura per il secondo anno consecutivo, ma credo che dovremmo attendere fino a che non si libererà dai numerosi impegni che riempiono le sue giornate".
"Sarà lieto di saperlo, professore," cercai di rimanere cortese ma, allo stesso tempo, di stringere quanto più possibile guardando il costoso orologio che adornava il mio polso "la ringrazio, ma ora dovrei proprio andare in vista della prossima lezione: potrà non sembrare, ma economia è una delle materie di cui, se si perdono anche cinque minuti di spiegazione, si fatica a stare al passo".
"Come al solito, Lei e la Sua famiglia non deludete mai!" annuì con compiacenza "Apprezzo la sua dedizione verso gli studi, Kim Namjoon, questo suo pregio la porterà lontano: vada pure ora, ci vedremo alla lezione di venerdì".
Lo congedai con un ennesimo inchino per poi finalmente dirigermi verso la porta d'uscita dove, al di fuori, mi aspettava il mio gruppo di amici storici intenti a parlare fitto tra di loro.
"Joon!" il viso allegro di Hoseok incontrò il mio e mi chiamò verso di lui con un gesto della mano; sistemai meglio la borsa a tracolla sulla spalla, incamminandomi dove, nel frattempo, ogni testa del gruppo si era voltata verso di me con in viso un sorrisetto malizioso ben poco rassicurante. Conoscevo quei ragazzi da quando avevo memoria: eravamo soliti giocare insieme da piccoli, incoraggiati a socializzare dai nostri genitori che, più che per farci divertire, desideravano fare a gara per vantarsi di avere le più importanti conoscenze nel mondo del lavoro.
Hoseok era figlio di due dei più importanti medici chirurghi della Corea, da cui mia madre era diventata ormai cliente fissa per ogni qualsiasi tipo di ritocco o, a detta sua, perfezionamento della sua persona, e lo stesso valeva per Seokjin e la sua famiglia; Yoongi, esattamente come me, faceva parte della borghesia secolare e aveva due genitori anch'essi proprietari delle più svariate aziende d'auto di lusso e quindi riservate ad una ricca clientela; Jimin, Taehyung e Jungkook, invece, venivano da famiglie altrettanto importanti ma nell'ambito della giustizia, più precisamente la loro era una stirpe basata su uno dei lavori più infami e corrotti della storia: avvocati.
La nostra vita era dettata dai lavori dei nostri genitori che, per questioni economiche e sociali, desideravano ardentemente seguissimo le loro orme passo per passo.
"Dov'eri?" domandai a Yoongi "Non ti ho visto a lezione, pensavo fossi assente".
Lui rise, sistemandosi il collo alto del dolcevita colore panna: "Mi sono seduto in fondo all'aula oggi, avevo dei particolari importanti di cui discutere con Soyon:" alzò un sopracciglio mentre il sorriso gli si incurvò impercettibilmente da un lato "sai, questioni di inderogabile necessità".
Alzai gli occhi al cielo, immaginando alla perfezione cosa intendesse. Sebbene Yoongi fosse un ragazzo dal carattere scontroso e spesso freddo, pareva essere proprio quello ad aiutarlo nel fare stragi di cuori tra le ragazze. Queste facevano addirittura la fila per essere salutate anche solo da un suo cenno del capo.
"Sempre modesto, mh?" lo schernii, provocando le risate soffocate degli altri e un'alzata di spalle dal diretto interessato.
"Insomma," proseguì Hoseok subito dopo, facendomi notare la sua stravagante camicia a stampe geometriche "stasera sei dei nostri, giusto?". Scossi la testa: "Questa sera mi vedo con Liu, e arriva persino suo padre dalla Cina," spiegai sospirando "i miei genitori hanno organizzato una cena da noi per il mio compleanno: dicono che i venticinque anni siano una tradizione per la nostra famiglia e vogliono festeggiare in pompa magna".
Per poco le bocche di tutti non toccarono terra dallo sgomento.
"Non puoi dire davvero!" esclamò evidentemente scocciato Seokjin, facendo danzare i luminosi capelli neri sulla fronte "Abbiamo sempre festeggiato i nostri compleanni insieme, è tradizione ormai!".
"Sapete bene che non dipende da me:" dissi, sconsolato quanto loro "se i miei si aspettano qualcosa da me, la ottengono, in un modo o nell'altro".
"Non puoi chiedere loro di rimandare?" azzardò Jimin "Del resto, quando mai ai nostri genitori è importato di noi o, addirittura, delle nostre date di nascita?".
Lo guardai con un sopracciglio sollevato: "Me lo stai domandando davvero? Proprio tu, Jimin?" chiesi "Ti devo forse ricordare la punizione che tuo padre ti ha rifilato dopo che ti sei rifiutato di andare a quel convegno per futuri avvocati? Pensi che mio padre si comportebbe in modo tanto diverso dal tuo?".
"Touchè" sbuffò dopo averci pensato per non più di qualche secondo.
"Ma-" esitò Jungkook, il più piccolo del gruppo "Ma ti avevamo preparato una sorpresa epica: ci lavoriamo da settimane". Il suo tono deluso mi fece vacillare per un istante: sebbene sapessi perfettamente quanto la mia carriera professionale dipendesse dall'opinione che i miei genitori avevano di me, avrei di gran lunga preferito passare il mio compleanno con le persone a cui realmente tenevo. Allo stesso tempo, tuttavia, non potevo di certo gettare all'aria l'impegno di una vita basato sul rispetto di ogni qualsivoglia istruzione dettata dalla mia famiglia: il mio futuro era già stato scritto ben prima che io nascessi e, anche se avessi voluto, non avrei potuto cambiarlo senza subirne le dure conseguenze.
La paura di perdere tutto ciò che mi avevano insegnato essere importante nella vita, ovvero il comune e sporco denaro, era persino più forte del mio celato desiderio di essere libero.
"Non possiamo nemmeno rimandare la data!" si intromise Taehyung che, fino a quel momento, non aveva ancora parlato "Il locale in cui abbiamo prenotato il privè ha liste d'attesa lunghe settimane, per non parlare delle migliaia di Won che abbiamo dovuto sganciare per rendere tutto perfetto!".
Yoongi gli tirò una gomitata nel fianco, facendolo a malapena sussultare. Al contrario, lui si limitò a lisciare con le dita affusolate il gilet spiegazzato laddove era stato colpito per poi alzare nuovamente lo sguardo e puntarlo su di me.
"Da quando i soldi sono un problema per te, Taehyung?" gli chiesi con una buona dose d'ironia, soddisfatto dell'espressione infastidita che apparse sul suo volto "Niente paghetta? I tuoi non ti hanno forse fatto il bonifico questa settimana?".
"Non c'entrano i soldi, è questione di principio e lo sai benissimo!" alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto.
"Voi andate a festeggiare come se fossi presente anche io, così da non dover rinunciare alla serata," tentai "e un giorno di questi recupereremo andando a bere qualcosa insieme: offro io, naturalmente".
"Non sarà la stessa cosa..." ancora un volta, la voce di Jungkook si fece spazio nelle mie orecchie ma quella volta deciso di tagliare corto. Mi schiarii la voce e, guardando il Rolex al mio polso, mi resi conto di essermi dilungato eccessivamente.
Mi scusai per l'ennesima volta e, afferrando con una mano la borsa a tracolla per stabilizzarla, iniziai a camminare lungo il corridoio verso l'aula in cui a breve si sarebbe tenuta la nuova lezione di economia.
"E poi Liu nemmeno ti piace!" urlò Taeyhung come ultima risorsa, credendo di farmi cedere, ma ricevendo invece da parte mia un semplice saluto della mano che gli rivolsi senza neppure voltarmi.

ᴀᴍᴇᴛʜʏsᴛ ɢᴜʏ ♡ ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ + ʙᴛsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora