Prologo

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Sette anni prima


Quindicimila anime, altitudine circa trecento metri e la punta settentrionale del lago d'Orta, attorno al quale la cittadina si affacciava con la maggioranza delle palazzine che arrivavano al massimo ai quattro piani.

Paolo osservò dalla finestra della sala professori il panorama cittadino, e le poche auto che scorrevano sulle strade di Omegna. Nel mese di febbraio il tempo era ancora rigido, al punto da scoraggiare, anche nei fine settimana, coloro che durante la primavera e l'estate si riversavano in quella parte del nord Italia.

Strinse il cardigan attorno al corpo magro, e si scaldò le mani con la tazza di cioccolata calda che si era preparato. Anche se quella era solo una supplenza di un anno, era riuscito a organizzarsi in modo da avere quei piccoli comfort, quelle abitudini da cui difficilmente riusciva a distaccarsi, e che gli rendevano le giornate sempre più piacevoli e calde.

Per fortuna, nella sala professori avevano installato una piastra a induzione elettrica, con la quale potersi preparare la sua bevanda quotidiana preferita, a base di preparato solubile al sapore di cioccolato fondente.

Lui odiava quella dei distributori automatici allo stesso modo del cioccolato al latte, troppo dolci entrambi sia per i suoi gusti, che per quelli di suo padre, da cui aveva ereditato anche la predilezione per i formaggi francesi dal sapore forte e per i dolci in generale. Erano forse le uniche cose che aveva in comune con l'uomo, morto sei anni prima, che aveva trascorso la maggior parte della sua vita chiuso in un ufficio a cercare di far quadrare i conti di una piccola azienda locale.

Paolo sorseggiò piano la bevanda ancora bollente, ricordando come ogni sua prospettiva fosse cambiata da quel momento in poi.
La laurea appena presa a Novara in lingue e letterature straniere avrebbe dovuto essere solo un punto di partenza, la base per proseguire un percorso più specifico e cercare poi di inserirsi nel mondo del giornalismo e dell'editoria. Ma la morte del padre aveva deciso, senza interpellarlo, che quella non era più una strada che lui avrebbe potuto percorrere.

C'era sua madre di cui occuparsi, affetta da una precoce demenza senile, e la pensione di reversibilità del padre era ben poca cosa. Decidere di prendere l'abilitazione per insegnare inglese nelle scuole era stata la soluzione più pragmatica.
Non che passare da una supplenza all'altra portasse chissà quali enormi guadagni, ma la casa in cui viveva con la madre era di proprietà, e per fortuna le spese non erano molte.
La vibrazione dello smartphone dalla tasca posteriore dei pantaloni lo distasse da quei pensieri, e posò la tazza ancora calda sul davanzale della finestra per prenderlo. Inarcò un sopracciglio guardando il messaggio apparso sul display e aggrottò la fronte.

Cosa sarà successo? Perché mi chiedi di chiamarti a quest'ora?

Guardò l'orologio per controllare quanto mancasse prima della successiva lezione, scrutò in giro nella sala semivuota, e accennò un saluto al preside, che stava chiacchierando con altri due insegnanti. Era da settembre che lavorava in quella scuola, eppure, come sempre, era riuscito a scambiare con i colleghi appena due parole.

Non era timido per natura, ma sembrava che nessuno fosse mai interessato a parlare con lui o, più che altro, il suo carattere chiuso e freddo, a volte spinoso come un riccio, tendeva ad allontanare sempre tutti.
Lui, comunque, non se ne faceva un problema. Paolo era abituato a stare da solo, e trovava preferibile leggere un libro piuttosto che chiacchierare del nulla con persone con cui non aveva niente in comune.

Preferendo parlare lontano da orecchie indiscrete, indossò il cappotto che aveva lasciato su una sedia e uscì dalla sala, dirigendosi a passo svelto verso il cortile interno della scuola a quell'ora quasi deserto.

Doppio Strato - A Gay RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora