Quelle erano le ore che meno sopportava tra tutte. Nella scuola privata, dalla retta decisamente alta, i corsi di recupero che gli erano stati assegnati erano frequentati per lo più da bambinoni viziati e svogliati, abituati ad averla sempre vinta grazie alle influenze e ai soldi dei genitori.
Solo che Paolo non era per nulla influenzabile e non regalava mai voti. Non lo aveva mai fatto, convinto che l'indulgenza potesse essere solo dannosa per i ragazzi a cui insegnava, preoccupandosi a modo suo anche per quelli che avrebbero meritato solo tanti bei calci ben assestati.
Certo, la sua severità non lo aveva reso il più amato degli insegnanti, anzi: era sicuramente il più odiato. C'era stato un periodo, oramai lontano, in cui i dispetti nei suoi confronti erano stati quotidiani.
Ancora oggi ricordava quei giorni di sette anni prima in cui si recava al liceo della città in bicicletta, quando il clima primaverile rendeva piacevoli le passeggiate, ma trovava sempre i pochi stalli disponibili occupati da scooter. Puntualmente, quando in seguito usciva da scuola, trovava la sua bici per terra, spesso anche con qualche pezzo mancante o rotto. Ciò nonostante, il suo comportamento non era cambiato di una virgola e, alla fine, quei piccoli teppisti si erano stancati e avevano smesso di tormentarlo.
Quando l'ora di lezione terminò, i ragazzi non trattennero un sospiro di sollievo e Paolo li osservò alzarsi e uscire in tutta fretta, accennando brevi saluti fino a lasciarlo finalmente solo all'interno dell'aula. Non aveva altri alunni per quel pomeriggio, ma non si alzò e decise di restare alla scrivania per iniziare a correggere alcuni esercizi, in modo da poter prendere appunti per gli approfondimenti necessari.
Rimanere in classe fino all'ora di chiusura per lavorare era un'abitudine che aveva da sempre. Trovava rilassante fare quei tipi di lavori quando la scuola, pubblica o privata che fosse, si svuotava. Era anche una scusa per evitare di ritrovarsi nei corridoi affollati di adolescenti e colleghi rumorosi, ma anche un modo come un altro per portarsi meno lavoro da dover fare a casa.
Soprattutto nell'ultimo periodo, da quando aveva iniziato a scrivere, riuscire a tenere separati i due ambiti di attività era diventata per lui un'assoluta necessità. Un po' come staccare una presa e attaccarne una di diversa tipologia.
A dire il vero, nel suo appartamento ogni tanto dava anche ripetizioni private, quando le abitazioni degli alunni erano troppo rumorose per svolgervi tranquillamente le lezioni. Tuttavia erano rare, e ciò gli permetteva di entrare in casa e dedicarsi solo a sua madre e alla scrittura senza altre distrazioni.
«Professore? Stiamo per chiudere.»
La voce della segretaria della scuola che lo chiamava dal corridoio gli fece alzare gli occhi dagli appunti.
«Grazie, Carla. Vado via subito,» le disse, increspando appena le labbra in un accenno di sorriso prima di raccogliere libri e quaderni e infilarli nella borsa.
Quando uscì dall'istituto, il sole stava già tramontando. Non aveva ancora ripristinato la bici che custodiva in cantina, ma le giornate iniziavano a essere meno fredde e si ripromise di farlo durante il weekend.
In realtà per la maggior parte delle persone era già tempo di andare in giro in maglietta, ma Paolo era freddoloso di natura e tendeva sin troppo spesso a raffreddarsi. Piedi e mani erano costantemente gelidi, e solo da poco aveva abbandonato i guanti con i quali viveva in simbiosi per l'intero autunno e inverno.
Casa sua non era comunque molto distante, e una passeggiata, costeggiando il lungo lago, era piacevole quanto andare in bicicletta. Arrivato nei pressi di un ponte, che collegava la parte antica e pedonale della cittadina a quella più moderna, si fermò e appoggiò la borsa su un muretto.
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Doppio Strato - A Gay Romance
Romancedal 15 novembre su Amazon in ebook e cartaceo Paolo ha trentasette anni e vive a Omegna, una cittadina piemontese che affaccia sul lago d'Orta, insieme alla madre anziana che accudisce da quando il padre è morto. È un insegnante precario di lingue e...