Atto Secondo

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nei media: Way Down We Go - KALEO
[we get what we deserve
and way down we go]

"La persona amata ci inganna come vuole. E l'amor proprio induce ad ingannar se stessi". Mai le parole di Molière mi sembrarono più profetiche. La sensazione di essere stato ingannato non abbandonava la mia mente, eppure ero stato io a fingere che esistesse tra noi un'amicizia che per me non era tale. Ero sempre io a desiderare avidamente le sue labbra rosa pesca sul mio corpo affamato. Ero ancora io a osservarlo da lontano e ad immaginare di poterlo sfiorare con le mie indegne dita umane, nudo e titanico come un dio. Mi calavo nella parte del ragazzino timido e ferito, ma esercitavo la mia tirannia come un vile.

Per due interminabili settimane mi imposi di non fargli visita e bevvi litri di tè freddo al bar vicino la libreria, nella misera speranza di vederlo uscire da quella porta. Il rimorso mi stava corrodendo l'anima e più di tutto mi mancava la sua voce soave e grottesca mentre parafrasava le poesie di Baudelaire davanti ai miei occhi. Chiunque dica che l'apice della sensualità è un bacio, non ha mai conosciuto i piaceri di una mente spregiudicata. Avrei voluto leccargli le labbra mentre parlava, assaporare i versi sulla sua bocca, respirare la sua conoscenza e donargli la mia. Mi sforzavo di non pensare più a Yoongi e invece non pensavo che a lui. Quelle settimane non fecero che accrescere il mio desiderio e iniziai perfino a sognarlo. Nei miei sogni profanavamo le chiese con i nostri baci dissoluti, facevamo l'amore nei musei, avvinghiati e marmorei come gli amanti di Rodin. Mi svegliavo nel cuore della notte grondante di sudore, con i polsi tremanti e la pelle rovente.

Non potevo trascorrere un solo giorno in più in quell'agonia, così una sera mi feci coraggio e lo aspettai all'uscita dal lavoro. Volevo che vedesse la prova della mia bramosia e se si fosse rifiutato di vederla, lo avrei costretto a farlo. La disperazione rende coraggiosi anche gli animi più codardi. Non sembrò sorpreso di vedermi, ma mi rivolse uno sguardo carico di un'emozione che non riuscii a decifrare, a metà tra sollievo e rancore. Mi fece segno di seguirlo e a testa bassa m'incamminai dietro di lui, ammirando di nascosto le sue morbide spalle. La sua camicia azzurra era stropicciata, probabilmente perché era rimasto seduto a leggere per molto tempo, e non potei fare a meno di immaginare i segni rimasti impressi sulla sua pelle lattescente. Ad ogni passo mi avvicinavo un po' di più al patibolo, come un condannato. Temevo che mi avrebbe chiesto di lasciarlo in pace, di cercarmi un'altra compagnia, e per me quell'idea era più terrificante della morte. Il mio cuore perse un battito quando, contro ogni mia aspettativa, si fermò davanti al suo scooter e mi porse il casco. Volammo per le strade di Jeju con il vento fresco della sera tra i capelli e la luce soffusa del crepuscolo a farci da stella. Ero ebbro del suo odore, annusavo salsedine e gelsomino come un drogato. Non ebbi il coraggio di cingergli la vita, così strinsi i pugni sul tessuto della camicia con tanta forza da farmi sbiancare le nocche. Tremavo violentemente ed ero terrorizzato al pensiero che lui potesse percepirlo.

Ci fermammo nei pressi di un piccolo giardinetto poco frequentato che non avevo notato su nessuna brochure dell'isola. Se non ricambia i miei sentimenti, pensavo, perché rivelarmi l'esistenza di questo luogo recondito e intimo come un segreto? La cosa più sensata era convincermi del fatto che anche lui mi desiderasse, eppure ero certo del contrario. Camminammo in silenzio per un po' e dovetti sforzarmi di emulare il suo passo lento e tranquillo, totalmente in disaccordo con il ritmo del mio cuore. Intanto, la notte era calata su di noi. La luna si specchiava nella sua pelle candida, gelosa di quel chiarore celestiale e inumano.

«Non sei più venuto» mi disse fermandosi di colpo. Il suo sguardo mi trapassò da parte a parte, impedendomi di pensare. «Non ne avevo voglia» risposi di getto. Lui annuì con un sorriso amaro sulle labbra, allontanandosi impercettibilmente da me.

«Non avevo voglia di vederti, Yoongi» aggiunsi in un fiato. La voce mi tremava ma in quella frase riuscii a riversare tutta la mia angoscia. Dovette percepirla, perché il suo sguardo si addolcì appena. Strinse la sua mano rovente attorno al mio polso e mi condusse nel roseto, dove la vegetazione ci riparava dagli sguardi estranei. Mi lasciò andare quando fui spalle al muro, con il suo corpo a pochi centimetri dal mio. Mi dimenticai di tutto, in quel momento per me non esistevano più ostacoli tra noi. Non mio padre, non la sua fidanzata, non lo scorrere inesorabile del tempo, non la differenza d'età.

«Allora perché sei venuto stasera, Jiminie?» mormorò con voce roca e crudele, avvicinando il viso al mio. Il suo sguardo era un coltello affilato puntato contro di me e lo sentivo bucarmi la pelle. Non mi era mai parso così bello come quella sera, in quel bagliore selvaggio che lo avvolgeva. Allungai una mano verso di lui, meravigliandomi di non riuscire a toccare l'aureola che, come nei quadri sacri, incorniciava il suo viso. Mi fermai a mezz'aria, sospirando di dolore.

«Non chiamarmi Jiminie» sussurrai.

Lessi l'incertezza nei suoi occhi scuri e pregai che mi baciasse in quell'istante. «Piccolo Jiminie, la tua innocenza farebbe invidia agli angeli» mormorò allontanandosi e portandosi le mani tra i capelli in un gesto disperato. Il suo volto era trasfigurato dal rimpianto e mi faceva tremare le viscere per la paura che si fosse pentito di avermi portato lì, che avessi deluso le sue aspettative.

Lo afferrai per la camicia, costringendolo a guardarmi. Inchiodai i miei occhi ai suoi e sibilai: «Non idealizzarmi, Yoongi. Sono cattivo, il mio viso d'angelo mente». Con le dita ruppi un bottone e poggiai la mia mano rovente sul suo petto nudo. Inalai cherosene a bocca aperta, i nostri interi corpi erano in fiamme. Stavo giocando col fuoco. Sentivo i nostri respiri violenti mescolarsi in una sola musica, come un'armonia di aneliti irregolari.

Mi spinse contro il muro, stringendomi il volto con le mani. «Sei un bambino, non capisci quello che stiamo facendo?» mi disse a fior di labbra. «Ero felice prima di incontrarti» mormorò a denti stretti. «Dannazione, perché mi fai questo?». Aveva la voce rotta dal pianto e roca per l'eccitazione. Quando abbandonò la testa sulla mia spalla, sentii le mie lacrime gelide bruciarmi le guance roventi. Piangevo per tutti e due e per il nostro sfortunato amore immorale. Volevo liberarlo da quel tormento, addossarmi tutte le sue colpe. Per lui sarei stato l'amante inverecondo che lo aveva sedotto e condotto all'inferno.

Si fece strada nel mio petto una rabbia incontenibile per quell'atroce castigo a cui eravamo stati ingiustamente condannati. «Yoongi-ssi» chiamai con voce immonda.

«Mh?» rispose sollevando il capo e violentandomi ancora con quegli occhi color ebano iniettati di sangue.

Avvicinai la mia bocca dischiusa alla sua e sussurrai: «Baciami, consumami le labbra, ingoia la mia anima». Il suo corpo fremeva contro il mio. Sapevo che stava lottando contro se stesso, ma non gli avrei mai permesso di vincere. Gli strinsi i capelli con le mani e, con un'audacia che non credevo di avere, gli leccai le labbra. «Fallo, Yoongi» dissi stringendo più forte. La mia disperazione trasudava da ogni mio gesto, da ogni parola, ma non m'importava. Quello che volevo era solo sentire il suo sapore, e ci riuscii.

Yoongi mi baciò con violenza, divorandomi famelico. Giocavamo al lupo e l'agnello, il mostro e il bambino. Mi bloccava i polsi con le mani, spingendo i pollici sulle vene con una forza tale da percepire il mio battito cardiaco. Ci baciavamo e piangevamo. In quel momento lui mi apparteneva, era davvero mio e ne volevo la prova sul mio corpo. «Marchiami, segnami la pelle con i tuoi baci velenosi e non essere gentile. Voglio che tutti sappiano» sussurrai, e lui mi accontentò.

Portavo fieramente sul collo il feroce suggello del nostro amore peccaminoso.
Chi dei due era il sadico e chi il masochista?

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a/nHo scritto tanto e ora sono senza parole

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a/n
Ho scritto tanto e ora sono senza parole.

Cosa pensate di Jimin? È un personaggio molto complesso nella mia mente, spero di avergli reso giustizia. Se questo capitolo ha urtato la vostra sensibilità mi scuso con voi.
Grazie per aver letto🍓

𝐍𝐈𝐍𝐍𝐀 𝐍𝐀𝐍𝐍𝐀 𝐏𝐄𝐑 𝐀𝐃𝐔𝐋𝐓𝐄𝐑𝐈 ⁺ ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora