"Il primo istante o la fase iniziale di un fatto, di un'azione che si estende nel tempo, punto di avvio, di partenza (dal latino inire: cominciare)".Questa la descrizione del vocabolo scelto oggi. Almeno secondo il vocabolario. Eppure, proprio per iniziare, (dato che ci troviamo in tema), mi piacerebbe espandere il significato di questo termine.
È lapalissianamente innegabile ciò che viene detto dal dizionario, ma cosa rappresenta l'inizio?
Quando si inizia qualcosa, qualunque essa sia, si ci sente agitati (come la prima volta che si sfiora la mano di qualcuno), forse la si programma (magari il primo giorno di scuola), a volte avviene e basta (amare), capita anche che si ci renda conto che quella è effettivamente la prima volta che si compie quella cosa (vivere), c'è chi brama il proprio inizio, c'è chi finge di essersi fermato lì per paura di andare avanti e cosa c'è dietro, c'è chi lo evita continuamente.
Il fatidico 'inizio'.
Cos'è?
Com'è?
Quante volte ce lo siamo perso? Quante dimenticato?
Quante caricato su di esso troppe aspettative, per poi rimanere delusi?
Quanto atteso troppo invece? Quanto bramato?
E se l'inizio non fosse solo un punto di partenza?Se si ci riflette, quando si inizia qualcosa, spesso se ne finisce un'altra, per quanto nella vita si accavallino gli eventi, certe occasioni della nostra anima sono abbastanza definite da decretare la fine per l'inizio e l'inizio per la fine, sebbene ci mescoliamo così bene in mezzo alle nostre mille emozioni, cambiamo forma, opinione, emozioni.
Pensando infatti, è capitato che quel cambiamento dentro possa mutare un aspetto di noi prima di questo. Tra i vari modi di accogliere l'inizio, c'è quello di non accettarlo, ignorarlo, evitarlo, temerlo e tenerlo nascosto dentro di noi. Tuttavia esso avviene, è lì, non può non esserlo. Pertanto?
Soffermandoci, si ci può rendere conto che l'inizio della vita, e di conseguenza dell'imparare a conoscere sè stessi (come dicevano i greci:"γνώθι σε αυτόν") , a guardarsi dentro, viene spesso ignorato e relegato nell'angolino dell'inesplorabile.
L'irrangiubile αρχή su cui innumerevoli filosofi hanno discusso senza mai arrivare ad una conclusione che potesse conciliare le opinioni di tutti.
Ad essere secchi? Non lo sapremo mai cosa siamo, da dove veniamo, perché. Ma, nonostante ciò, credo che sia essenziale tentare, la vera crescita e maturazione del proprio io la si ha facendosi domande, scoprendo di non conoscere le risposte, facendo altre domande e capendo di non capire, comprendendo che il mondo è troppo vasto per conoscerlo
e conoscersi.Le cose, le piccole, le quotidiane e scontate sono quelle che ci insegnano più delle altre e sono il nostro inizio verso la vita senza esserne consapevoli, quando ancora ci meravigliano, ma definiscono un nuovo inizio di questa nel momento in cui riescono ad emozionarci nuovamente, perché è quello il momento in cui siamo consapevoli dell'"inizio".
Comunque forse, senza rendercene conto, anche adesso vi è un inizio, in questo istante, con queste parole, (che spero abbiate gradito), o sbaglio?
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In Ante
Non-FictionAprirò il vocabolario, accenderò il cervello (almeno ci provo) e vedremo cosa ne uscirà fuori. A tutti quelli che si sentono un'isola.