Regole di convivenza

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Ron era uscito in fretta e furia dal dormitorio senza rivolgerle prudentemente nemmeno qualche occhiata imbarazzata. Hermione invece, con altrettanta prudenza, aveva atteso qualche istante prima di uscire e aveva appurato che non ci fosse anima viva nei paraggi per non destare sospetti più di quanto avrebbe già fatto brillantemente la sua espressione imbarazzata e titubante.
La ragazza avrebbe forse dovuto raggiungere il prima possibile il campo da Quidditch per infondere meno sospetto, invece non riuscì perché l'incertezza di essere in grado di non far trapelare dagli occhi la passione che aveva appena vissuto le bloccò drammaticamente i passi. Il senso di pudore vinse su di lei, probabilmente in ritardo.
Cambiò strada e imboccò quella del bagno delle ragazze. Perché era così difficile chiudere la mente e non lasciare entrare il pentimento? Era ciò che era riuscita a fare qualche minuto prima in compagnia di ... come lo avrebbe dovuto definire ora? Fidanzato? Amante? Cosa? Bè, insomma, insieme a lui e a tutte le emozioni che le aveva regalato era stata in grado di non pensare a quanto il loro legame si sarebbe inevitabilmente rafforzato da quel momento e che non poteva di certo essere il loro legame di amicizia ad essere rinvigorito. A sua discolpa poteva dire che era stato Harry ad invitarla ad entrare in quel dormitorio, in un momento in cui era particolarmente debole e ... lo aveva davvero rifatto? Stava seriamente accusando nuovamente il suo migliore amico? E stavolta, allo stesso modo in cui lo aveva accusato di dividerli, lo stava accusando di averli spinti a quel gesto estremo.
Lo specchio ora rifletteva la sua immagine scompigliata allo specchio. Senza scollare lo sguardo, fece uscire un rivolo d'acqua dal rubinetto, ne catturò un po' con entrambe le mani e la portò verso il volto. L'acqua fresca entrò subito in contatto con la sua pelle ancora in fiamme, provocandole un lieve bruciore. Chiuse gli occhi, ma era peggio, i ricordi ancora freschi tornavano prepotentemente in memoria come se vi fosse ancora immersa. Si resse contro il lavello ed ora il fiato iniziava a diventare corto per circostanze ben diverse da quelle di poco prima. Mai aveva accantonato la ragione fino a quel punto, la stessa razionalità che ora ritornò a bussare alla sua mente e lei, timorosa di ciò che avrebbe potuto dirle, tentava di non concederle il permesso di farla rinsavire e tornare con i piedi per terra. Ecco cosa succedeva quando lasciava che la ragione l'abbandonasse ... come poteva tornare a guardarlo negli occhi come se niente fosse accaduto, o peggio come se tutto fosse cambiato tra loro, dissolvendo anche quell'ultima piccola parvenza di normalità?
Aveva fatto esattamente ciò che non avrebbe mai dovuto fare, perdendo totalmente il controllo delle sue idee e cedendo ai sentimenti, non era riuscita ad evitarlo ed ora, a mente un po' più lucida, ne pagava le conseguenze con razionali rimorsi, nonostante l'amore - perché niente di diverso poteva essere ciò che aveva provato e che continuava a provare per Ron - continuasse, incurante di tutto, a cresce nel suo cuore. Ma a sua discolpa poteva dire che era stata la vicinanza di quel ragazzo a provocarle e ad infonderle una falsa sicurezza in ciò che stava per fare. Tentò di sistemarsi, cercando di mostrarsi presentabile, ma non solo per quanto riguardava i vestiti, anche i capelli e il viso completamente avvampato avrebbero potuto tradirla. Ritardare ulteriormente però diventava sconsigliabile, così prese un respiro e uscì dal bagno, prima che quella strana sensazione di errore tornasse ad impossessarsi di lei continuando ad osservarsi allo specchio.
Si avviò a passo sicuro verso il campo da Quidditch, sperando di non incontrare nessuno lungo il tragitto, necessitava anche di quel tempo che la separava dalle selezioni per riprendere il totale controllo di sé e ritornare ad essere presentabile e misurata come al suo solito. Iniziava davvero ad avere l'impressione di un netto squilibrio tra ciò che era sempre stata e ciò che invece aveva iniziato ad essere in quel breve frangente.
Arrivata al campo, gli spalti non sembrarono affatto colmi di spettatori, anzi solo qualche familiare studente era pronto a scoprire l'identità nel nuovo portiere dei Grifondoro. Una spettatrice in particolare attirò la sua attenzione. Era Ginny, la sua migliore amica, ma in quel momento il fatto che fosse una persona a lei particolarmente cara non la tranquillizzò affatto, tutto il contrario la paura e l'imbarazzo di comunicare implicitamente ciò che lei e il fratello della sua amica avevano combinato erano grandi. Per sua sfortuna la ragazza era sveglia e questo lo sapeva perfettamente.
Hermione cercò di giocare d'astuzia non offrendole un motivo per domandare chiarimenti e le sorrise con circostanza. Subito dopo si accomodò accanto a lei cercando di mostrarsi tranquilla e coinvolta nella giusta misura in quelle selezioni. Intravide appena Ginny voltarsi verso di lei.
«Ciao, Hermione»
«Ciao, Ginny»
Hermione puntò lo sguardo oltre gli spalti per non dover incontrare quello della sua amica, la quale non fu per niente convinta di quell'atteggiamento insolitamente scostante nei suoi confronti.
«Hai tardato e sei tutta scombinata?»
Hermione si toccò d'istinto i capelli per sistemarseli e con uno scatto si voltò verso la sua inquisitrice. Ginny riprese dopo qualche istante a parlare quasi divertita per averla presa a suo parere in un innocente fallo, neanche lontanamente sospettosa su ciò che avesse potuto provocare quel ritardo.
«Tranquilla, non ti sei persa nulla, anche mio fratello ha tardato. È sempre il solito, anche quando ha un appuntamento importante non ci mette un minimo di impegno. Credevo tenesse a queste selezioni»
«Era con me»
Hermione si sorprese di se stessa per essere stata così diretta e sincera, quando si era ripromessa di mantenere quel segreto di cui tanto si vergognava. Stavolta Ginny la scrutò titubante, così l'amica si affrettò a dissipare i suoi dubbi nel limite del possibile, conscia del fatto di essersi cacciata da sola in quel guaio, ma evidentemente era davvero troppo agitata per riuscire a controllarsi come aveva sperato di fare.
«E-era agitato ... ho cercato di tranquillizzarlo. Tiene davvero alle selezioni, Ginny»
​L'altra però non sembrava molto convinta di quella incerta spiegazione.
«Va bene, Hermione. Ora devo andare, la partita sta per iniziare. Cerco di prendere il boccino prima che a Ron vengano segnati troppi punti. Ho l'impressione che McLaggen sia più indicato come portiere, ma tento di impedirgli di disonorare il nostro nome»
Non le diede nemmeno il tempo di ribattere, di dirle che suo fratello avrebbe potuto farcela con un po' di impegno, anche se il nome dell'avversario fece suonare anche a lei un certo campanello d'allarme. Non fece in tempo nemmeno a preoccuparsi più del dovuto che lo sguardo, che poco prima seguiva la sua migliore amica raggiungere il campo, si spostò automaticamente su qualcuno che la stava insistentemente osservando. Ron stava ascoltando ben poco di ciò che il capitano della squadra stava comunicando loro, i suoi occhi avevano incontrato qualcosa di più piacevole e subito il pensiero di ciò che insieme avevano vissuto invase la sua mente. Gli sembrò di riconoscere un flebile sorriso in lontananza solcare il volto della ragazza, ma probabilmente era solo un'illusione dettata da quell'atmosfera ancora grigia lasciata dal temporale appena terminato, perché lui non aveva la certezza che Hermione non se ne fosse davvero pentita. Percepì solo la voce di Harry terminare le sue raccomandazioni e una incoraggiante pacca di incoraggiamento sulla spalla da parte del suo amico, che ricambiò con un lieve sorriso, prima di avviarsi verso la porta.​Chiuse solo per un istante gli occhi per acquistare un po' di concentrazione e, riaperti al suono del fischio di inizio, li posò un'ultima volta su Hermione, la quale non mancò con uno sguardo preoccupato di indicargli dalla parte opposta del campo il suo temibile avversario. Ron capì, ma lo sapeva già, così tornò a concentrarsi su quell'amichevole appena iniziata.
​Dopo circa venti minuti Ron aveva incassato più reti di quante ne avesse parate ed Hermione iniziava seriamente a fremere sugli spalti. Per giunta, a rincarare il suo nervosismo, si aggiungeva anche la fastidiosissima voce di una sua compagna di Casa che sbraitava incitando Ron a non mollare. Avrebbe volentieri Schiantato Lavanda, era davvero insopportabile e non riusciva a riflettere sul modo in cui avrebbe potuto essergli d'aiuto. Fu un secondo e vide la pluffa lanciata da Harry roteare proprio verso la porta avversaria, ma Cormac non sembrava affatto intimorito, anzi era particolarmente convinto di riuscire a pararla e così sarebbe stato se Hermione con un deciso Confundo non glielo avesse impedito soddisfatta. Nei successivi minuti Ron, reduce da quel trionfo - ottenuto evidentemente non per merito suo -, pareva essere maggiormente motivato a uscirne vincitore.

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