Solite vicinanze e nuove tentazioni

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Perché accidenti si stava affannando così tanto ad acconciarsi in un modo che sfiorasse anche solo lontanamente la normalità? I suoi capelli perennemente arruffati - ma per natura e non certo per suo controllato volere - desiderava fossero in ordine soltanto per una volta. Per quella volta.
Si era svegliata con una certa ansia quella mattina. Forse il suo umore poteva essere attribuito a quella incerta mezza stagione, l'autunno con i suoi spenti colori le aveva sempre provocato qualche turbamento interiore, ma non da farle desiderare di prestare così affannatamente attenzione alla sua immagine. Si rifiutava di credere che lo stesse facendo per lui, che la sua mente avesse lasciato il posto a quelle futili accortezze. Non poteva esistere lei che si specchiasse e indugiasse più del dovuto ad ammirare la sua immagine riflessa per controllare di essere gradevole.
Si voltò dalla parte opposta, appoggiandosi all'anta appena richiusa con disappunto. Se lo sentiva che quella nuova situazione, accompagnata da inspiegabili sentimenti, avrebbe portato con sé anche nuovi problemi. Odiava non avere il controllo della situazione e odiava ancora di più non riuscire in alcun modo a riconquistarlo. E alla fine, dopo quelle certezze, finì con l'odiare anche il diretto interessato, ma artefice indiretto dei suoi turbamenti. L'odio e l'amore però nel cuore di Hermione diventarono presto due facce della stessa medaglia, fondendosi e trasformandosi semplicemente in una forte attrazione fatale. Non voleva cedere, non poteva farlo, non ora e non in quel contesto.
Non poteva affatto permettersi di credere che la vicinanza tra loro l'avrebbe ferita meno della loro lontananza, perché loro non potevano essere così tanto egoisti. Ma cosa si era permessa di confessare al suo migliore amico? Gli aveva davvero detto di essere l'artefice della loro sofferenza? Era chiaro quanto la ragione l'avesse totalmente abbandonata.
Una minima parte del dormitorio femminile, soprattutto occupato dai primi anni, era ancora tra le braccia di Morfeo, solo lei però sembrava aver avuto difficoltà a riposare quella notte. La luna piena quella sera sembrava aver sortito qualche affetto anche su di lei e non solo sul povero professor Lupin, ovunque si trovasse, con l'unica differenza che lei ricordava chiaramente i tormenti che l'avevano accompagnata in quelle poche ore dedicate di norma al riposo.
Quindi era davvero quello che si provava ad essere innamorati? Se così fosse stato, lei non aveva mai provato amore fino a quel momento. La domanda di Ron gli rimbombò impertinente nella memoria.

"Hermione, baciare me è stato come baciare Krum?"


No affatto, baciare lui era stato totalmente diverso e ancora poteva percepire quell'insolito e dolce contatto sulle labbra. Lo ridesiderava almeno tanto quanto lo voleva lui, ma qualcosa la bloccava. Un blocco che sciolse, sfogandolo con calde e silenziose lacrime, che si impegnarono inesorabilmente contro la sua volontà a rigarle le guance. Un po' troppo spesso nell'ultimo periodo la sua volontà sembrava essersi estraniata da lei stessa, lasciandola in balia di quei nuovi e spaventosi sentimenti.
Tentò invaso di controllarsi, asciugandosi velocemente il sale che era sceso dalle sue ciglia, non desiderava che qualche sua compagna si svegliasse precocemente a causa sua, come non desiderava affatto essere messa nelle condizioni di dover fornire qualche spiegazione al suo in apparenza ingiustificato comportamento.
Tanta fatica per mostrarsi presentabile alle selezioni per il portiere della squadra di Quidditch e alla fine probabilmente si sarebbe presentata con gli occhi rossi e le guance ancora rigate. Non poteva mancare però, desiderava davvero che tutto tornasse alla normalità tra loro e in condizioni di normalità lei avrebbe assistito a quelle selezioni facendo il tifo per il suo migliore amico. Perché lui era il suo migliore amico, quel bacio continuava ad essere considerato un peccato dalla sua mente, lui restava un amico, più simile ad un fratello, accomunati da difficili e forti esperienze, dettate da un momento storico spaventoso, contro cui avrebbero lottato per uscirne vivi insieme ad Harry. Il cuore la tradiva però, le ripeteva che lui era altro, che quell'affetto così radicato si era trasformato in qualcosa di diverso, modificando le radici, ma non l'intensità con cui restavano ancorate a lei.
Davvero era diventata come una di quelle ragazzine innamorate che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di conquistare l'oggetto del loro amore? Persino, magari, rifilare un filtro d'amore o lanciare uno di quegli incantesimi da quattro soldi che si reperivano facilmente in qualche negozio di cianfrusaglie come Tiri Vispi Weasley? Lei era diversa e non perché Ron sembrasse già particolarmente interessato a lei senza nemmeno che si sforzasse di attirare la sua attenzione. Hermione non poteva credere di aver ceduto davvero ad un sentimento tanto invasivo in un frangente tanto sbagliato della loro vita, l'amore li aveva colti proprio nel momento meno opportuno.
Cosa avrebbe detto in quei casi Ron dopo quelle sofferte consapevolezze? Miseriaccia? Già e avrebbe avuto ragione, perché continuava imperterrita a pensare a lui e al loro meraviglioso bacio, talmente bello che non fece nemmeno tanta fatica a considerarlo il suo primo vero bacio.
In punta di piedi, dopo aver controllato di essere seriamente passata inosservata a chiunque fosse presente in quel dormitorio, si avviò verso la porta. La aprì prudentemente, ma forse le sfuggì che, una volta oltrepassata la soglia, il dormitorio maschile si trovava proprio dall'altra parte della parete. Incrociò Harry, impegnato proprio nel suo medesimo gesto.
«Ciao, Hermione»
La salutò cordialmente, nonostante ciò che gli aveva detto il giorno precedente. Si sentì una stupida, lui, con tutto quello che stava sopportando nella sua vita, aveva la forza di mostrare un sorriso sulle labbra, mentre lei, egoista, lo accusava chissà di cosa poi senza alcun ritegno e si rattristava pure per quegli stupidi problemi sentimentali davanti a lui. Harry non era affatto tenuto a comprenderla, ma lei lo era ad affiancarlo ed era esattamente ciò che voleva fare in pieno possesso delle sue facoltà mentali e spinta da un affetto sinceramente fraterno.
«Harry, perdonami. Non pensavo a niente di quello che è uscito dalla mia bocca ieri. Era solo l'amore a farmi parlare»
Quell'ultima sentita frase uscì con un sussurrò come se volesse riferirla più a sé che al suo interlocutore.
«Appunto, Hermione. Era il tuo cuore a dettare quelle parole. Ma io ti capisco, non sono né arrabbiato né tanto meno deluso, solo felice per voi»
Le sorrise sotto lo sguardo incredulo della giovane. Perché si stupiva così tanto dalla sua reazione? Hermione non aveva mai conosciuto una persona tanto buona e altruista come il suo migliore amico.
«Harry, ci stai dando la tua benedizione? Sappi però che non basterà a non farmi sentire una pessima persona e un'amica anche peggiore»
«Hermione, non sei una pessima persona solo perché ti sei innamorata di Ron. Solo che non me la sento di prometterti che questa guerra finirà nel migliore dei modi per noi, ma posso prometterti che farò tutto ciò che è in mio potere per provare a sconfiggerLo e soprattutto a proteggervi»
«So che non faresti mai altrimenti, ma ci proteggiamo a vicenda, Harry. Come sempre»
Stavolta fu lei a sorridergli con affetto e lui acconsentì con un lieve cenno del capo.
«Hermione, vado al campo di Quidditch, non manca molto alle selezioni. Se cerchi Ron è ancora dentro a prepararsi. Credo però che si stia preparando più psicologicamente che materialmente. Forse avrebbe bisogno dei tuoi saggi consigli»
Non le diede il tempo di ribattere né di sottrarsi a quel compito che le era appena stato assegnato, precipitandosi trafelato giù per le scale. Così, rimasta sola, prese un respiro e con altrettanta cautela bussò al dormitorio maschile. La voce di Ron non tardò a consentirle l'ingresso, senza nemmeno sapere chi potesse essere, evidentemente la sua mente era concentrata su altro.
Forse non sarebbe nemmeno dovuta entrare, quel luogo non apparteneva proprio ai posti in cui avrebbe dovuto mettere piede, ma dopotutto lì dentro c'era un amico in crisi per le selezioni.
«Ron?»
Aprì leggermente la porta e subito il suo sguardo vagò per il dormitorio, appurando con sollievo che non fossero presenti, a differenza del dormitorio femminile, più studenti a letto.
Il ragazzo si trovava in piedi nel bel mezzo della stanza con un libro aperto tra le mani. Non sembrava molto concentrato su ciò che stava leggendo, anzi il suo viso era tutt'altro che rilassato come se un pensiero tenesse costantemente impegnata la sua mente. Harry aveva ragione, era particolarmente in ansia per quelle selezioni ed Hermione non era così sicura che la sua presenza lo avrebbe agevolato oppure agitato maggiormente, nell'esatto modo in cui la presenza di Ron o il suo pensiero mettevano in ansia lei.
Alzò dopo qualche istante lo sguardo dalle pagine per posarlo perplesso sulla ragazza.
«Hermione. Cosa fai qui?»
La tentazione di lei fu esattamente quella di richiudere la porta e uscire, ma sfuggire dal problema non lo avrebbe cancellato, perciò trovò più ragionevole entrare per offrire vicinanza al suo amico. Doveva solo riuscire a riportare il loro rapporto alla normalità, come se tra loro non ci fosse mai stata alcuna digressione sentimentale. Era stato solo un piccolo errore, che, ancora sul nascere, poteva essere facilmente rimediabile. I sentimenti, seppur forti, se non alimentati, si sarebbero naturalmente spenti.
«Harry mi ha detto che sei nervoso per le selezioni, ma non pensavo a tal punto da vederti con un libro in mano di prima mattina»
Gli sorrise divertita per quella scena insolita e con risolutezza si avvicinò a lui per sottrarlo da quella lettura. Con dolcezza gli tolse il libro dalle mani e proseguendo alle sue spalle, lo posò sul comodino del ragazzo. Ron seguì con attenzione quei movimenti e poi subito dopo posò lo sguardo su di lei.
«Cos'hai fatto ai capelli?»
«N-niente, perché?»
«Sono diversi dal solito»
La imbarazzò lo sguardo insistente del ragazzo su di lei, così ruppe quel contatto e si concentrò su altro, immaginando con la coda dell'occhio che anche Ron avesse avuto una reazione simile, accortosi della sua insolita intraprendenza.
«Li ho solo pettinati, Ron. E forse dovresti provarci anche tu di tanto in tanto»
Glielo suggerì spostandogli un ciuffo ribelle dalla fronte per avvalorare la sua tesi, in un gesto affatto malizioso, ma quella vicinanza incastonò inspiegabilmente i loro occhi. Non era stato affatto cercato quel contatto, anzi tutto il contrario, ma, sentirsi sfiorare con tale dolcezza da Hermione, guidò Ron in qualcosa che forse, se avesse potuto parlare, la sua ragione gli avrebbe senz'altro impedito di farlo.
Con desiderio avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza senza alcun ripensamento e le circondò inconsciamente la schiena come a volerle impedire di liberarsi. Hermione ricambiò con lo stesso identico desiderio, ma quando si rese conto che quel bacio aumentava di intensità, ebbe la forza di interromperlo, allontanandolo da lei e imboccando a testa bassa e velocemente la via della porta per evitare di avere altre tentazioni.
«Hermione, scusa! Non so cosa mi sia preso, perdonami. Deve essere l'ansia per le selezioni»
«E pensavi che un bacio ti avrebbe aiutato a distendere i nervi??»
«Forse credevo che la tua vicinanza lo avrebbe fatto»
Non si era nemmeno voltata per rispondergli, aveva solo rallentato il suo cammino e quando finalmente si ritrovò nei pressi della porta la sua grinta di sfuggire a quell'imbarazzante situazione iniziò seriamente a vacillare, lasciando Ron perplesso e sorpreso quando la vide chiudere la porta e avvicinarsi nuovamente a lui con passo veloce.
Stavolta fu lei a dare inizio ad un bacio e Ron ci mise qualche istante a rispondere, ancora stranito da quel cambio di idea. Quando però si decise a lasciarsi coinvolgere le cinse nuovamente la schiena e stavolta, dall'enfasi impiegata, si accorse persino di averla leggermente sollevata da terra. Quel bacio proseguì indisturbato, anzi iniziava ad avere un sapore diverso da quel loro primo e pudico contatto. La profondità divenne maggiore ed anche un certo desiderio di vicinanza.
Il cuore di entrambi desiderava quell'insolito contatto e, per quanto la mente di Hermione tentasse di far emergere il suo senno, non riuscì ad interromperlo, anzi era troppo dolce per volervisi allontanare così prematuramente. Lo avvicinò maggiormente a sé circondandogli il collo e comunicandogli un chiaro messaggio. Eppure quel contrasto tra mente e cuore, che continuava a premere in lei, esternò amare lacrime dai suoi occhi, segno di una lotta che veniva combattuta nel suo animo. Ron non si accorse dei suoi tormenti, lui aveva totalmente accantonato la ragione, accogliendo l'apparente e travolgente volontà di lei.
Benché entrambi esordienti in questioni amorose, interpretarono correttamente i chiari segnali che il loro corpo comunicava loro. Non furono spaventosi, solo forse inopportuni per la cognizione di Hermione, ma d'altronde fu proprio l'insolita dolcezza di Ron a mettere a tacere volontariamente o meno quell'insicurezza, quando le mani del ragazzo spinte da una sconosciuta pulsione si fiondarono delicatamente sul suo golfino e in particolare sui bottoni all'altezza del suo petto. Quel nuovo contatto le mozzò il fiato per qualche istante, ancora più di quell'interminabile bacio. Quelle dita, che non sembravano affatto intenzionate a desistere dal loro intento, continuavano imperterrite a scendere lungo il suo petto, almeno fino a quando lei non riuscì con grande sforzo a riprendere il controllo di sé e a posare una mano sulla sua per interrompere un grande errore di cui probabilmente si sarebbero presto pentiti. Si staccò a malincuore da lui, tornò a sfiorare terra e ritirò le braccia dal suo collo, il tutto accompagnato da un silenzio imbarazzante e dai loro respiri leggermente affannati per via della passione che li stava travolgendo. Ron non oppose alcuna resistenza, ma era palesemente dispiaciuto per quell'interruzione e imbarazzato per quelle nuove tentazioni che lo avevano invaso e che aveva con istinto manifestato.
«Siamo nel dormitorio, Ron»
«Sicura che il problema sia il posto?»
Aveva ribadito alla sua incertezza con una disarmante sicurezza, benché il suo volto fosse in fiamme dall'imbarazzo.
«C-contribuisce»
Solo in quel momento Ron si accorse delle lacrime che stavano scorrendo lungo il suo viso e si sentì palesemente in colpa per averle provocato quel dolore, nonostante fosse stata lei a tentare quel nuovo bacio. Le porse una carezza sulla guancia con il palmo della mano per asciugarla e lei chiuse gli occhi per godere di quell'istante. Era così invitante quella vicinanza ed era immenso il desiderio di scoprire tutta la dolcezza che quel ragazzo poteva offrirle.
«Ron, poi non possiamo più tornare indietro, se ... »
«... non credo di poter tornare indietro nemmeno ora» lo fissò incredula dopo quella rivelazione, ma gli occhi di lui sembravano pronti a comunicarle qualcosa di nuovo e sorprendente «Hermione, io sono quasi certo di essermi innamorato di te e non credo di poter riavvolgere il nastro per impedirlo, quindi, come ci dice sempre la professoressa Cooman, "il passato non è più sotto il nostro controllo, il futuro possiamo prevederlo solo a metà e il presente ... "»
«" ... è l'unico tempo che ci è concesso vivere e cogliere con volontà"»
Ron le sorrise, concordando con quella conclusione.
«Tu lo vuoi? Non ti ho chiesto possiamo, solo se lo desideri»
«Sì, ma so che me ne pentirò»
«Il pentimento appartiene al futuro e non al presente. Noi stiamo vivendo il presente»
Le sue argomentazioni sembrarono piuttosto convincenti e sicuramente non potevano lasciare indifferenti i sentimenti della giovane. In particolare, ciò che non la lasciò per nulla indifferente furono i profondi occhi azzurri con cui la ammirava in attesa impaziente di un verdetto e la disarmante profondità delle sue parole dettate da un amore sincero e puro. Non credeva che ciò che Ron aveva in mente di fare in quel momento potesse realmente nascondere in sé qualcosa di puro, ma dovette presto ricredersi, quel desiderio era puro da entrambi le parti, loro lo sarebbero stati ugualmente perché il loro amore lo era. Una purezza che avrebbe, volente o nolente, contrastato quella Guerra ed infondo Harry aveva insegnato loro quanto l'amore potesse diventare una potentissima forza, una quasi imbattibile arma di difesa, più forte di quella Guerra, più forte della sofferenza che avrebbero dovuto sopportare. Ma loro vivevano in quel momento, in quel presente, che sarebbe diventato presto il loro personalissimo presente.
Gli prese le mani, ricambiando quello sguardo, e le fece scivolare sulla sua schiena, in un esplicito gesto che nascondeva in sé molto più di quanto la sua bocca avrebbe potuto comunicargli. Lui non si oppose e, quasi commosso per quella azzardata scelta, riprese a baciarla lentamente. Il tempo si fermò, non ricordava nemmeno più cosa ci fosse in programma di così importante quella mattina, concentrò le sue energie solo su quel tocco inizialmente tra le loro labbra e poi tra le loro lingue.
Stavolta fu lei a prendere l'iniziativa un po' impacciata, ma non sarebbe dovuto essere così complicato sbottonargli quella bianca camicia e sciogliere una familiare cravatta che lui portava perennemente allentata. Gli occhi di Hermione erano chiusi, ma a tastoni e lentamente riuscì a far scivolare quella lunga striscia di stoffa sotto il colletto, per poi occuparsi, impiegando la medesima prudenza, dei bottoni. Ron però non le consentì nemmeno di arrivare a metà, che la guidò, prendendola alla sprovvista, verso il suo letto.
«Ron, aspetta!»
Si bloccò immediatamente perplesso, pensando seriamente di aver sbagliato qualcosa, dal momento che era tutt'altro che esperto in quel campo.
«La porta»
Hermione estrasse la bacchetta da sotto il golfino e proferì un sussurrato Colloportus, prima di tornare con lo sguardo a concentrarsi sul ragazzo che la stringeva a sé.
«Sei più tranquilla, ora?»
«Più tranquilla?? È la mia prima volta, sono nel dormitorio maschile e ... s-sono tra le tue braccia»
«Sei troppo razionale»
La rimproverò serio nello stesso modo in cui lo avrebbe fatto in una qualsiasi altra circostanza tra di loro. Era semplicemente lui come sempre ed era esattamente di quel ragazzo, con pregi e difetti, che si era innamorata come mai avrebbe pensato di fare un giorno. Bastò un mezzo passo di Ron per provocarle, senza la reale intenzione di essere così brusco, una rovinosa caduta sul letto e ovviamente riuscì a tirarsi dietro anche lui.
«Ron!»
«Scusa, non pensavo perdessi l'equilibrio»
Tutte quelle chiacchiere contribuirono solo ad accentuare l'imbarazzo sui loro volti per quella posizione.
«Hermione? Non so da che parte prendere ora ... s-suppongo dovrei guidarti, ma non ho la più pallida idea di cosa debba fare»
Gli sorrise con dolcezza e si rese conto di quanto fosse esattamente ciò di cui necessitava, semplicemente della sua ingenuità e leggerezza, anche se lui sembrava particolarmente in crisi e mortificato a causa della sua poca esperienza.
«Hermione, ho anche un po' paura di farti male ... scusa, prima convinco te e poi sono io il primo ad essere titubante»
«Forse ... »
Una forte luce provenire dal cielo per poi illuminare la stanza attraverso la finestra la interruppe e spense il suo sorriso. Entrambi si voltarono verso i vetri, come se nemmeno la natura fosse così concorde con quella svolta nel loro rapporto, rompendo quel loro speciale presente e riportando entrambi alla realtà.
« ... credo tu debba iniziare a prepararti per le selezioni. Le passerai, non agitarti e vedrai che andrà tutto bene»
«E noi?»
«Noi?»
«Io e te»
Si voltò malinconica verso la finestra come a fargli intendere meglio a cosa stesse per riferirsi.
«Ci sarà sempre qualcosa a ricordarci quanto siamo sbagliati insieme»
Ron però non riuscì ad accettare quella triste verità restando impassibile e forse fu proprio il coraggioso spirito da Grifondoro a dettargli come agire, fiondandosi con vigore sulle labbra di Hermione per avvalorare meglio la sua implicita tesi. La ragazza non oppose alcuna resistenza, anzi se ne fregò totalmente del destino in cui aveva dichiarato di credere ed afferrò il suo viso per approfondire meglio quel contatto a loro donato da quello stesso fato.
Stavolta fu lui ad impegnarsi a spogliarla, impiegando solo una mano e con l'altra reggendosi per evitare di precipitarle addosso. L'amore li travolse senza nemmeno avere più l'istinto di ribellarsi a quella crescente passione, che si fece via via più preponderante e coinvolgente. Riuscì ad aprire quel golfino e con solo qualche secondo in più anche la camicia, sfiorando la sua pelle con la punta delle dita e provocandole qualche brivido che lui ignorò. Si liberò da solo della sua camicia e tornò a concentrarsi sulla ragazza. Facendosi guidare dall'istinto, le scostò delicatamente i capelli dalle spalle e accostò le labbra al suo collo. Si accorse solo in quel momento di quanto l'avesse realmente bramata, di quanto quella pelle fosse meravigliosamente perfetta al solo contatto con piccoli baci che le lasciava. Dal canto suo, Hermione, fu inebriata dall'intenso profumo di menta che i fulvi capelli del giovane diffondevano.
Stava creando la giusta atmosfera, lei si sentiva coinvolta con una sempre crescente passione che la stava invadendo. All'improvviso però lo sentì bloccarsi, la ragazza non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma percepì chiaramente il respiro affannato del ragazzo contro il petto. Gli posò le mani sulla schiena nuda per aiutarlo a superare quella titubanza, ma anche lei era altrettanto inesperta.
«R-Ron, cos'hai?»
«H-Hermione, non ... non ho mai provato queste sensazioni e mi stanno un po' spaventando ... fatico a mantenere la lucidità»
«Credo sia normale, stai tranquillo»
Lo tranquillizzò davvero la sua voce, le sue carezze sulla schiena lente e delicate come solo lei poteva sfiorarlo e il modo di infondere saggezza in qualsiasi situazione si trovassero. Ron si alzò leggermente per poter incontrare i suoi occhi.
«Hermione, ne sei sempre sicura?»
«Perché questa domanda? Non abbiamo detto che il pentimento appartiene al futuro?»
«Sì, ma il presente diventerà presto passato e sarà immodificabile»
«Promettimi solo che ... che sarò la prima e ultima per te»
«Non potrei desiderare nessun'altra, Hermione»
«Allora, in questo nostro presente, ne sono sicura»
Lui notò presto che qualcosa di incontrollabile lo stava travolgendo ed era causato proprio dalla vicinanza della ragazza. Era paradossale come fu lei in quel frangente a doverlo motivare, ma dopotutto era solo il presente, il pentimento sarebbe senz'altro arrivato. Per una volta però ad Hermione non andava di pensare a possibili conseguenze, chiudendo per un momento la mente e lasciandosi guidare dall'istinto. Infondo in quel preciso istante Harry non necessitava del loro aiuto, potevano ritagliare e dedicare quel tempo al loro cuore. Hermione doveva solo imparare a non essere travolta da quell'amore nei momenti meno opportuni, a circoscrivere quell'attrazione e ad accantonarla, riprendendo il giusto e proficuo controllo di sé.
Ron non se lo fece ripetere troppe volte e senza indugiare più del necessario ma solo un po' per quella nuova esperienza che entrambi stavano vivendo, chiuse gli occhi visto che l'imbarazzo non era ancora del tutto svanito. Il tatto era più che sufficiente in simili circostanze. Fece scivolare il palmo a ridosso del fianco della ragazza, sfiorandola dolcemente e lei, nella medesima condizione di oblio, fece scivolare la schiena a contatto con il materasso per acquisire una posizione più comoda, cogliendo quel passaggio per liberarsi finalmente dei vestiti che lui le aveva precedentemente sbottonato. Se lo tirò dietro, fino a che non si ritrovò nuovamente a sovrastarla. La sfiorava e porgeva piccoli e delicati baci su quella pelle che lui maneggiava con estrema cura come se fosse stata di porcellana e un qualsiasi suo movimento sgraziato avrebbe potuto romperla in mille pezzi. Le aveva appena sfiorato il ventre, quando cercando di fare mente locale in uno squarcio di lucidità si rese conto di ciò che avrebbe dovuto presto o tardi fare. Le avrebbe voluto chiedere il consenso, ma era affannato per riuscire ad articolare una frase e non riusciva nemmeno a catturare i suoi occhi ancora chiusi in attesa di una sua mossa. Non vi era alcuna possibilità che lei cogliesse i suoi pensieri, erano sovrastati dallo scroscio della pioggia che imperterrita batteva contro i vetri delle finestre, solo che loro, compresi le titubanze di Ron, sembravano più potenti di ciò che li avrebbe attesi fuori da quella stanza, in balia della Magia Oscura e non più di quella loro benefica attrazione. Con quella convinzione fece scivolare le mani appena più giù, quanto bastava per afferrarle il lembo della gonna. Ci mise qualche istante a completare quella operazione, voleva concederle la possibilità di ribellarsi, ma lei non fece niente di simile. Non arrivò al pieno completamente di quel suo gesto e si bloccò allontanandosi bruscamente da lei. Un chiaro spostamento che a lei non sfuggì affatto, puntando all'improvviso perplessa lo sguardo su di lui.
«R-Ron»
«Non riesco, scusa»
«Ti sembra strano che io e te ...»
«Sì! C-cioè, non è per quello ... solo che ... Hermione, sei troppo importante per me ed io non voglio mancarti di rispetto»
Le sfuggì un lieve sorriso al cospetto di quella dolce e sentita dichiarazione di affetto.
«Cosa ti fa credere che mi stai mancando di rispetto? Non lo stai facendo. Se il tuo amore è sincero, non stai facendo nulla di simile»
Lo attirò nuovamente a sé, ma stavolta non attese una reazione da parte sua, si liberò da sola di quell'impedimento. Con qualche indugio si lasciò guidare dalle mani di lei che lo invitavano a baciarla.
«Ron, io e te non siamo amici, ce lo dobbiamo mettere in testa»
«Tra qualche ora la penserai allo stesso modo?»
«Probabilmente no. Ma ricordo che un buon amico un giorno mi consigliò di approfittare del presente, perché non siamo certi di ciò che ci riserverà il futuro»
Non gli diede il tempo di ribattere, baciandolo con enfasi e aiutandolo a liberarsi degli ultimi vestiti che ancora indossava. Sussurrò con un filo di voce contro le sue labbra.
«Ti farò male»
​Hermione però rispose ai suoi dubbi nel modo più efficace che potesse, agevolandolo,preparandosi ad accoglierlo in lei.
«Mi fido di te»
Quelle parole gli offrirono la giusta intraprendenza e con cautela, ma nemmeno troppa per cercare di provocarle il meno male possibile, entrò in lei. Percepì i muscoli della ragazza irrigidirsi per il dolore, ma lui non sapeva come aiutarla se ne era l'artefice. Ron però non riusciva a comprendere che per lei era il più dolce dolore che avesse mai provato, infatti, grazie all'impegno di lui, riuscì presto a provare un po' di sollievo tra le sue braccia. Quando quell'intensa passione si affievolì, nessuno dei due aveva ancora riacquistato il fiato per parlare o il coraggio di aprire gli occhi sull'altro. Solo un pensiero però si insinuò lentamente nella mente di Hermione e la portò a spalancare gli occhi all'improvviso, sortendo il medesimo effetto nel ragazzo.
«Ron, le selezioni!»
«Miseriaccia!»
​Fece per alzarsi rapidamente come se niente fosse, quando si bloccò imbarazzato, un atteggiamento che provocò disagio anche in lei.
«Hermione, i-io ... vado»
​Lei si limitò ad un semplice cenno del capo e non riuscì nemmeno a seguire i suoi movimenti mentre si rivestiva, allo stesso in modo in cui lui non riuscì più ad incrociare l'immagine di Hermione intenta a recuperare i suoi vestiti.

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