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SPAZIO AUTRICE

Questo è quello che faccio invece di portare a termine le storie già iniziate, signore e signori: la cosa più vergognosamente trash che io abbia mai scritto. Non so neanche come io possa aver immaginato uno scenario del genere; o meglio, in realtà lo so, ma è imbarazzante. Basti pensare che il titolo provvisorio di 'sta roba sul mio PC è stato "mi vergogno di me stessa" per settimane ( Persefone26998 sa, è complice degli insulti a Floch ed era insieme a me quando Madre Natura distribuiva il dono della sintesi). Manco a dirlo, doveva essere una oneshot ma è degenerata... Questo capitolo ha più di novemila parole 🙈🙈🙈 Sarà quindi una MiniLong di due (o due più epilogo, non so dove mi porteranno Eren e Levi) capitoli.

E'ambientata a Tokyo, purtroppo non ci sono mai stata (ma ho intenzione di rimediare) e ho cercato di fare del mio meglio per descriverne un po' le atmosfere in questo e nei prossimi capitoli. A tal proposito, piccolo disclaimer prima di lasciarvi immergere nel trash: so che in Giappone vengono usati gli onorifici quando ci si rivolge a colleghi di lavoro/persone più piccole ecc., ma li ho eliminati perché secondo me rendevano molto meno scorrevole la lettura.

Evaporo e alla prossima!

P.S: non so quando aggiornerò questa MiniLong. Direi aggiornamenti casuali, visto che anche il prossimo capitolo sarà sicuramente bello corposo come questo.

P.P.S: il termine giapponese seiyuu sta per doppiatore.

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SOUND:ON

Se Levi avesse dovuto usare un solo aggettivo per descrivere Tokyo d'estate, l'avrebbe definita rovente al pari di una fornace a pieno regime. Era torrida l'aria che si incanalava nei suoi polmoni e glieli faceva ardere, disumana la quantità di turisti e giapponesi che già di prima mattina affollavano gli abitacoli – che altro non erano che perfetti terreni di coltura per ogni specie batterica esistente al mondo, di quello il corvino ne era certo – della metropolitana. E allora si ritrovava ad imprecare contro quel caldo afoso che non sopportava, contro la fiumana di gente, contro la sua vita; malediceva tutto a denti stretti e masticando bestemmie, non curandosi di guadagnarsi qualche occhiata sbieca quando rigava dritto come un fulmine per abbandonare quei convogli di latta, passare ai tornelli e respirare l'aria satura di smog del quartiere di Akihabara.

In quell'esatto giorno sarebbe dovuto iniziare il suo meritato mese di riposo, ma quella quattr'occhi da quattro soldi del suo capo aveva fatto capitombolare il suo progetto di abbandonare Tokyo per almeno due settimane ed andare a trovare sua madre nelle campagne di Ohara in cerca di un po' di refrigerio e calma. Perché nonostante il corvino avesse finito di lavorare all'ultimo incarico assegnatogli, un paio di sere addietro Hanji aveva avuto la faccia tosta di rifilargliene un altro via videochiamata mentre se ne stava ad ingozzarsi di sushi e takoyaki, parlando con la bocca piena e senza concedergli l'opzione di rifiutare. "Ho già parlato con Smith dello studio di registrazione e gli ho detto che sarai tu a doppiare uno dei due protagonisti dell'anime", aveva detto, e allora Levi si era fatto rosso di collera. "Dai, Lee! Solo dodici episodi, che vuoi che siano? Niente spoiler però, non avrai il copione fino a mercoledì mattina quando verrai a lavoro! Questa serie sarà un success-", non era stata in grado di finire la frase, perché il corvino gli aveva attaccato in faccia e si era messo ad invocare ogni divinità possibile per non strapparsi i capelli.

Levi odiava l'estate e il caldo rovente di Tokyo, e li detestava ancora di più mentre di addentrava per le vie larghe troppo colorate di Akihabara per andare a lavoro a luglio, schiacciato dai grattacieli che torreggiavano su di lui e completamente tappezzati di schermi a led e luci al neon che rilucevano smorte, ovattate dalla luce solare. Era un angolo frenetico della metropoli, strabordante di locali a tema anime e manga, di troppi maid-cafè, ed immensi negozi di elettronica, trappola perfetta per attirare orde di turisti e di otaku. Il perché il Survey Corps Dubbing Studio fosse locato in quel quartiere tanto trafficato, il corvino non se lo spiegava e lo irritava così tanto da dargli alla testa; negli ultimi mesi aveva raggiunto livelli di intolleranza verso il genere umano catalogabili solo come cosmici.

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