II

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"No Levi, non va bene, sei troppo incerto. È la scena dove i protagonisti lo fanno per la prima volta, ci vogliono coinvolgimento e passione! Sei piatto, i tempi sono sbagliati e sembra tutto una forzatura. Non ci siamo... Rifacciamola ancora, ma questa volta prova a seguire le correzioni e a restare concentrato. Eren, tu eri perfetto. Si riparte, pronti?"

"Sì!"

"Di nuovo, Armin? L'avrò rifatta una ventina di volte ormai!"

"Di nuovo. Finché non sarà perfetta."

Gracchiò la voce del biondo distorta dall'altoparlante, e allora Levi dovette mordersi la lingua per evitare di inveire prepotentemente contro sé stesso e fiondare malamente il copione dall'altra parte della stanza. Come da pronostico, il giorno seguente si era davvero rivelato più duro del previsto. Letteralmente.

Non riusciva a scacciarsi di dosso la sensazione di miele appiccicoso e lascivo della voce di Eren, quella bruciante e assolutamente meravigliosa del suo sguardo smeraldino puntato sulla pelle quando aveva dovuto gemere la sua parte e del rossore delizioso che gli aveva imporporato gli zigomi caramello. Il castano si era pure leccato le labbra senza mai interrompere il contatto visivo col maggiore nell'udire il suo ansimo roco, le iridi scurite di una scintilla cupa di peccato, e allora Levi aveva davvero smesso di funzionare e iniziato a fantasticare su usi alternativi per quella bella bocca piena. Com'era possibile lavorare con quell'adone al suo fianco che lo guardava in quella maniera, talmente vicino che il corvino riusciva quasi sentire la scia del suo calore mischiarsi al proprio?

Levi era arrivato anche alla conclusione che dovessero essere i suoi ormoni impazziti a fargli immaginare quegli sguardi, perché la lussuria che percepiva irradiarsi dal castano non poteva essere che un'eco della propria, uno splendido miraggio causato dalla sua perversione. Sospirò, passandosi le mani sul volto e trasalendo quando sentì la mano calda di Eren sulla parte bassa della schiena, ritrovandosi a sperare con tutto sé stesso che il giovane seiyuu non si accorgesse delle reazioni meravigliose che provocava al suo corpo. Quel semplice contatto – che di norma lo avrebbe infastidito, il moro era sempre stato una persona poco tollerante riguardo l'invadenza improvvisa delle sue barriere personali – era stato più di elettricità pura. Adrenalina in vena che lo fece tremare dall'interno, una scossa che, dritta al cuore, glielo aveva fatto rimbalzare prepotentemente in gola. Quanto era caldo il suo fiato sul collo, quanto erano dolci quelle labbra provocatorie a pochi millimetri dallo sfiorargli l'orecchio.

"Non ti preoccupare se dobbiamo rifarla. Non è un problema, può capitare."

Rabbrividì Levi a quel sussurro, specchiandosi nelle iridi di Eren e peccando miseramente di autocontrollo quando si ritrovò ad inumidirsi le labbra a quella vicinanza, passandovi la lingua in un movimento che fece illanguidire lo sguardo del castano; al maggiore parve pure che la presa delle dita lunghe del più giovane si fosse fatta più insistente sulla sua schiena, prima che la voce metallica di Armin ruppe quel momento cristallizzato, frantumandolo. Levi avrebbe voluto sentirlo ancora, ancora e ancora il calore di quella mano su di sé, ma subito una sensazione di freddo fu l'ingiusto rimpiazzo per le dita di Eren

"Tre, due, uno... Azione!"

E di nuovo il giovane seiyuu schiudeva quelle labbra perfette lasciandosi scivolare dalla bocca richiami di lussuria e peccato, sospiri rochi e raschiati, ansimi acuti in quel circolo vizioso senza via d'uscita. Eren gemeva lascivia, e più gemeva lascivia, più la concentrazione di Levi assumeva l'aspetto di un gomitolo troppo aggrovigliato e l'inconsistenza della stessa nebbiolina sottile che talvolta ovattava Tokyo all'alba di novembre e si appiccicava umidiccia e persistente alla pelle. Era sempre bellissimo con le ciocche del colore del cioccolato più pregiato a baciargli il collo, con lo sguardo boschivo dalle mille sfumature e prezioso di smeraldi fisso nell'acciaio liquido.

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