1. Il gala

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«Principessa Marianne, state ferma!» mi rimprovera Louise, la mia fidata dama da compagnia.

«Se continuate a muovervi i vostri capelli andranno tutti nel vestito!» urla ancora lei stringendomi il corpetto del vestito pomposo rosa e fucsia che sarò costretta ad indossare questa sera. Già, i miei capelli sono esageratamente lunghi e di un biondo quasi platino, un colore veramente raro, appartenuto esclusivamente alla nonna di mia madre la regina. Annuisco comunque a Louise, che a sua volta stringe con ancora più forza il corpetto. Di questo passo mi troverò con una costola rotta...

«Oh principessa, siete assolutamente stupenda! Questa sera al gala avrete l'occasione di scegliere un pretendente da affiancare al vostro trono quando diventerete regina; di sicuro, con quegli occhi blu che vi ritrovate, farete cadere tutti ai vostri piedi!» mi rassicura Louise facendomi notare ancora una volta il colore dei miei occhi. Di solito in Francia si eleggono solo Re ed è una rarità che vengano elette regine. Nel mio caso, mio padre, dopo che sono nata io, voleva subito un erede maschio da far salire al trono. Ma purtroppo mia madre, nonostante ci provasse, non poté più avere figli e io rimasi figlia unica e quindi unica erede. E ora, all'età di sedici anni, devo scegliere un pretendente e mi sposerò quando compirò vent'anni, dopo quattro anni dalla scelta che farò questa sera.

«Ah che emozione! Marianne siete pronta. Andiamo al salone da ballo.» dice la donna sognante. Aspettava questo momento da quando sono venuta al mondo, giorno in cui lei iniziò a prendersi cura di me. Mentre mi guida verso il salone, cammino con molta difficoltà, tacchi fastidiosi e corpetto che mi stringe a tal punto da togliermi il respiro. La gonna è insopportabilmente ampia e piena di cotone, tulle e altre stoffe pregiate di cui è impossibile elencarne i nomi. Il gala è già iniziato da un pezzo e una moltitudine di ragazzi attraenti e ragazze pettegole che sorseggiano vino bianco popolano il salone, rendendolo gremito.

«Accogliete la principessa Marianne, figlia del re Xavier e della regina Annabelle!» esclama la voce dell'annunciatore, distogliendomi dai miei pensieri. Comincio ad avanzare con le cameriere e la mia dama da compagnia dietro. Sento gli occhi di tutti puntati addosso, quelle insopportabili giovani aristocratiche che mi squadrano da capo a piedi cercando un mio qualche difetto da poter spettegolare ai quattro venti. Per fortuna Louise ha nascosto bene i miei pochi difetti e quelle ragazze non hanno niente da dire. Almeno hanno la decenza di inchinarsi.

«Madre, Padre!» dico io andando verso di loro e salutandoli.

«Figliola come siete bella.» dice mia madre accarezzandomi una guancia e facendomi un caloroso sorriso che ricambio immediatamente. Faccio invece un leggero inchino a mio padre e lui risponde facendo un fugace cenno col capo, mantenendo sempre la sua espressione fredda. Mio padre non mi ha mai voluto bene come avrebbe dovuto. Forse in un certo senso ce l'ha ancora con me per essere nata femmina e non ha potuto fare niente per impedirmi di salire al trono come regina. Sospiro: oramai il passato è passato ed è meglio non pensarci più. Comincio a gironzolare per il salone, guadagnandomi occhiate pervertite da tutti gli uomini lì presenti. Ci sono re e regine di varie nazioni, tutti accompagnati dalla loro prole. All'improvviso mi si avvicina un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi color ghiaccio, presumo sia tedesco.

«Salve Mademoiselle, vuole annegare le sue disgrazie in un buon bicchiere di vino bianco?» dice in un francese stentato e un sorriso ebete stampato sul volto, porgendomi un bicchiere colmo della bevanda. Lo guardo meglio, è veramente un ragazzo molto affascinante, peccato che gli puzzi già l'alito di alcool: quanto accidenti avrà bevuto?!

«Oh, monsieur, mi state forse tirando della iella?» rispondo, accettando il bicchiere. Forse se provo a divertirmi, questa serata non sarà tanto terribile, anche se dubito fortemente che in qualche ora troverò la persona che mi farà compagnia vicino al trono fino alla morte.

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