La porta dell'aula si spalancò d'improvviso, tutti i rumori cessarono, sostituti da un assillante silenzio interrotto da passi leggeri e lenti.
Hermione sbattè la penna sul tavolo. Non vi era bisogno di girarsi per comprendere chi era entrato, in ritardo, come sempre, interrompendo la lezione."Scusi il ritardo."
Il suo mormorio non fu neppure ascoltato da Piton. Gli gettò un occhiata, più intensa delle altre volte, poi continuò a spiegare come se nulla fosse accaduto.
"È la terza volta in una settimana, non so voi, ma per me è sospettoso."
Harry Potter espresse ad alta voce quel pensiero per tre volte in una settimana, ed Hermione fu tenuta per la terza volta a stroncare quelle sue congetture con più disperazione del solito, ma prima che potesse solo aprire bocca, Severus Piton domandò qualcosa alla classe, un qualcosa che lei non aveva ascoltato per badare a cose che non c'entravano nulla con pozioni, né tantomeno cose che fossero realmente utili per la causa.Per una volontà divina che ringraziò dal profondo dell'animo, non chiamò lei, anzi, non chiamò nessuno, rispose egli stesso alla propria domanda come se sapesse già di trovarsi in un'aula di soli ignoranti.
"Harry, te lo ripeto, per molti motivi una persona può far tardi a lezione, non giungere subito a conclusioni affrettate." sussurrò Hermione, stroncando altre domande con un occhiataccia più che evidente. Piton nutriva per lei già un odio incondizionato senza che facesse nulla per incrementarlo, figurarsi se ci avesse provato sul serio dandogli essa stessa dei motivi.
Non appena finita l'ora, raccolse tutte le proprie cose e si avviò verso l'uscita senza aspettare nemmeno i suoi amici, troppi occupati a osservare ogni movimento dei Serpeverde come se da un piccolo gesto potessero prevedere le sorti dell'intero mondo magico. Se ne astenne, avrebbe sprecato il proprio tempo in qualcosa di più utile dirigendosi verso la biblioteca, che quel giorno trovò più affollata del solito.
D'altronde, quel movimento era più che giustificato: verifica di difesa contro le arti oscure.Vide due di loro cercare di aggiudicarsi un tomo, finendo quasi a botte. Un altro riuscì a prenderlo praticamente rubando, mentre Madame Pince cercava di stabilire la pace, continuando a emettere con le labbra il suono del silenzio, invano.
Aspettò che le acque si acquietassero per poter reclamare alla stessa Madame Prince un libro di cui non vi era traccia dove avrebbe dovuto esserci.
"Qualche disgraziato l'avrà preso senza il mio consenso." fu l'inutile e distaccata risposta che ricevette e mentre pensava ad un modo per ottenere informazioni su ciò che cercava, Neville le si affiancò, forse attratto dal proprio grido d'aiuto muto."È sempre più introvabile questa specie di pianta, sai?" disse. Hermione aggrottò la fronte, non proferendo parola, limitandosi a guardare il grifondoro con occhi indagatori, facendo quasi finta di non capire di cosa stesse parlando.
Le guance del ragazzo si colorano, imbarazzato, come se l'avessero scoperto a commettere un qualcosa di illegale.
"Cioè, prima la stavi facendo vedere a Ginny nella sala comune e..." si passò una mano tra i capelli, a disagio. "Non avrei voluto spiare, ma..."Hermione sorrise.
"Neville, sono a conoscenza della tua passione per erbologia, non mi stupisco se tu sapessi ogni genere di pianta e fiore esistente."Il rossore aumentò, ma colse immediatamente l'invito e mentre camminavano verso la Sala Grande, Hermione gli porse lo stelo di fiore, per farglielo esaminare. Non ci fu bisogno di una profonda esaminazione, non appena fu catturato dal suo sguardo, annuì in modo insistente, come se stesse dando conferma alla propria persona.
"È un tipo di Giacinto, come ho detto prima, è più che una rarità trovarlo da queste parti, non è tipico della zona, insomma..." la sua spiegazione era animata da tale ardore che era difficile non farsi contagiare e, infatti, ne fu così catturata che sbattè contro la porta, dimenticando di trattenerla con la mano e ne tantomeno la persona davanti a lei si preoccupò di mantenerla per chi lo seguiva. Il balzo all'indietro fu inevitabile, come la sua storta al piede plateale che sentì con tutta la propria potenza e il gemito sfuggito dalle sue labbra, distorte in una smorfia di dolore.
Immediatamente Neville le fu accanto, più disperato di lei, e dovette mantenere la calma più per tranquillizzare lui che se stessa. Ringraziò che ci fossero due persone nel corridoio e altre due in aula, le quali non l'avevano notata nemmeno di striscio.
"Scusami Hermione, dovevo mantenerla..."
"Avrei dovuta mantenerla io Neville, tranquillo, non è niente." disse con calma, intenerita di fronte a quell'immagine del grifondoro che si assumeva delle colpe anche quando non ne era compreso, mentre la aiutava a rialzarsi."Potresti anche fare attenzione alle persone attorno a te, Malfoy." la voce di Neville era nervosa, ma allo stesso tempo sicura di sé e disprezzante.
Hermione alzò lo sguardo, sorretta dal braccio del ragazzo. Draco Malfoy sembrò sorpreso nel vederla lì; le guardò il piede, alzato per la difficoltà che stava riscontrando Hermione nell'appoggiarlo a terra, poi guardò Neville e scrollò le spalle."Che dovrei fare, chiedere scusa?" domandò, sarcasticamente. "Non addossare le tue colpe agli altri, Paciock."
Hermione sbuffò silenziosamente, tirando per la manica del mantello l'amico.
L'ultima cosa che voleva erano i litigi, soprattutto con serpeverde e per giunta presunti mangiamorte. Inoltre, la caviglia continuova a pulsare dolorosamente e appoggiare la pianta del piede a terra risultava sempre di più un'impresa impossibile. Con il doppio dello sconforto, da lontano vide due figure a lei più che familiari.
L'espressione sul proprio viso si fece grave.Entrò in aula sopportando il dolore alla caviglia, ignorando le proteste di Neville che la voleva portare in infermeria. Magari ci sarebbe andata dopo, ma quello non era né il momento né il luogo adatto per uno scontro frontale tra Ron e Harry e Draco Malfoy, seguito dai suoi cani fedeli.
"Salazar Paciock, non alza la testa la diretta interessata, vorresti alzarla tu?" domandò, divertito, mentre Neville si accingeva a raccogliere il fiore ormai rovinato in alcuni punti."Malfoy, semmai un giorno dovessi guardarti in faccia e reggere il tuo gioco rispondendo alle tue provocazioni..." cominciò Hermione, prendendo posto al primo banco. "Sappi che il passo successivo sarà quello di prenderti a pugni." concluse, appoggiando il piede provato sull'altro. Non faceva più così tanto male, ma sospettava che si sarebbe dovuta recare presto in infermieria prima che si aggravasse la situazione.
"Calma i tuoi animi, Granger. Le mie non sono provocazioni, ma dati di fatto."
"Sì, come vuoi." lo liquidò lei, senza nemmeno guardarlo in faccia e ignorando le sue occhiate infastidite.
Salutò Harry e Ron con un cenno del capo e sentì a malapena quest'ultimo lamentarsi di avere lezioni lo stesso giorno e inoltre consecutive con i Serpeverde, perché la sua attenzione fu catturata da un alunno appartenente alla casata dei Salazar."Quel fiore da queste parti è raro, Paciock."
Blaise Zabini osservò interessato prima che il grifondoro lo nascondesse nella propria cartella da occhi indiscreti.
"Devi essere davvero dispiaciuto con una persona per arrivare a trovarne uno." annuì, con l'aria di un navigato, mentre Draco Malfoy gettava occhiate impietosite prima alla persona che si spacciava per un suo amico e poi a Harry Potter, intento ad essere come sempre... Potter."Zabini puoi spiegarti meglio?" domandò Hermione, incuriosita.
"Bhe, una volta ho letto su un libro che ogni fiore ha un significato, quello sarebbe un..."
"Perdonami, ti prego." continuò Draco, gettandogli occhiate assassine. "Sarà la richiesta che mi chiederai in ginocchio quando farò di tutto per farti cambiare stanza." sibilò."Il tuo russare non mi fa dormire la notte. Azzarderei a dire che mi infastidisce quasi come la voce di Potter." concluse.
Zabini si portò una mano al petto, sinceramente offeso per quelle accuse gratuite sul proprio conto, unicamente e ovviamente false.
Harry Potter guardò il rampollo dei Malfoy, ma prima che potesse anche aprire bocca, Hermione gli lanciò un occhiataccia che servisse come ammonito, di starsene al suo posto e soprattutto di mantenere la calma. Era arrivata a sapere del significato di quella pianta grazie a lui, anche se di certo non stava facendo un favore a lei. Ma comunque sia, il mistero che girava attorno a quel fiore di giacinto non si levò dalla sua mente fino a fine giornata, qaundo lo appoggiò sulla scrivania dove l'aveva trovato in mattinata e dove il giorno seguente ci avrebbe trovato un nuovo fiore, ma diverso.
Non sapeva chi entrasse nella sua camera e soprattutto perché. Ma almeno aveva scoperto di dover decifrare il linguaggio dei fiori e da lì, forse, tutto sarebbe stato in discesa, o in salita.
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The Phantom
Fanfiction-Dramione- Spesso s'incontra il proprio destino nella via che s'era presa per evitarlo. (Jean de La Fontaine)