-Capitolo 10-

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"E quindi tu saresti un cuoco professionista?" gli chiesi con un sorriso ironico.

"Così si dice in giro" rispose lui con fare orgoglioso.

"Maddai, non ci credo! E lavori in qualche ristorante?" dissi scoppiando a ridere.

"Ora no, ma prima lavoravo in un ristorante vicino casa mia. Casomai al ritorno te lo faccio vedere..."

"E come mai non ci lavori più?"

"Bè, vedi... Io amo cucinare a modo mio. Se mi dici di cucinare una ricetta tradizionale, quella che preparerò non sarà mai fedele all'originale. In poche parole, il capo mi ha licenziato perché non seguivo alla lettera il suo menù. La mia cucina piaceva alla gente, raramente ricevevo lamentele, e anche quelle erano da parte di tradizionalisti. Qualche mese dopo il mio licenziamento il ristorante cambiò gestione. Il ristorante era fallito e il capo aveva venduto"

"Quindi si potrebbe dire che è a causa del tuo licenziamento che il ristorante ha chiuso?"

"Si può ipotizzare una cosa del genere, anche se molti pensano che sia proprio così"

Sorrisi. Cam era molto simpatico e a volte anche modesto.

"Che c'è?" mi chiese guardandomi. Aveva un sorriso fantastico.

"Ehm, niente. Stavo solo pensando che mi hai fatto venire fame"

Scoppiò a ridere.

"Sei un pozzo senza fondo Ari!"

"Grazie, modestamente ho buon gusto per i cuochi e per la cucina"

Cam rise ancora più forte e io mi unii a lui.

"E anche per le battute mi sembra"

"A volte"

"Eccoci Ari, siamo arrivati" disse Cam fermandosi davanti ad un altissimo portone grigio. Il sorriso scomparve dalla mia faccia e lui se ne accorse.

"Non preoccuparti, andrà tutto bene. In fondo ti deve soltanto controllare il polso. Non succederà niente. E, se ti fa piacere saperlo, sarò sempre accanto a te. Non ti lascerò sola neanche per un minuto. Ti va bene?"

Guardai Cam, riconescente del fatto che fosse così. Non avrei potuto trovare ragazzo migliore. Anche se quel suo piccolo problemino mi preoccupava seriamente, non l'avrei mai abbandonato al suo destino. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di aiutarlo a superare il suo problema. Sapevo che c'entrava la sorella, anche se non sapevo chi fosse, dove fosse e cosa fosse successo. Prima o poi avrei scoperto cosa lo portava ai suoi scatti d'ira incontrollabili.

"Arianna, stai bene?"

Mi scossi dai miei pensieri. Ero rimasta imbambolata a fissarlo per quanto? Due minuti? Fatto sta che Cam si era ovviamente preoccupato per la mia assenza di reazioni.

"Sì, Cam sto bene. Stavo solo pensando. E comunque, mi va più che bene il fatto che tu stia sempre accanto a me. Ups" dissi tappandomi la bocca. Troppo tardi, ormai l'avevo detto.

"Nel senso, mi va più che bene il fatto che tu stia sempre accanto a me mentre siamo là dentro. Mi farà sentire più sicura! Credo..."

Cam scoppiò a ridere. Io lo guardai male.

"Scusami Ari, solo che... Sei così buffa quando arrossisci o quando t'imbarazzi" disse lui dopo un po' asciugandosi le lacrime. Trattenne un'altra risata e mi aprì la porta. Poi, mi prese la mano e mi fece entrare. Capii di essere arrossita ancora di più dal calore che si diffondeva sulle mie guance. Ed ecco che un altro mal di pancia ricominciava. Le farfalline si erano svegliate.

Un angelico demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora