Ed ora?

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"Vi prego ragazzi guardate che bona quella."

Axel e Leo si girano nello stesso momento, guardando la ragazza che sta indicando Orfeo. Gli occhi di entrambi, però, scivolano sul vestito floreale che sta indossando e il ragazzo se ne accorge subito, sbuffando. "Che palle. Devo cominciare ad uscire con amici etero" sbotta, affondando nel suo posto e riservando lo sguardo soltanto al palco lì in fondo allo stadio. "A proposito, se avete intenzione di rimorchiare stasera, ditemelo che me ne vado subito. Mi prendono sempre per gay e non riesco a battere chiodo quando sono con voi. Attiro solo maschi."

"Be', sei un bel ragazzo" risponde Leo, facendo scivolare il braccio attorno alle sue spalle e beccandosi in cambio una smorfia disgustata. "Te l'ho sempre detto che puoi farti un giro con me."

"Levati di dosso, piovra" protesta Orfeo, cercando di liberarsi dalla presa del suo amico. "Al massimo fallo fare ad Axel, un giro sulla giostra, che sta parecchio giù di morale."

Leo, che sta seduto tra i due ragazzi nelle tribune, rivolge un'occhiata ad Axel vede di nuovo quella malinconia nel suo sguardo. Oggi è particolarmente lunatico, passa dall'essere felicissimo di essere qui in procinto di ascoltare la sua band preferita e all'essere improvvisamente triste perché aveva sempre immaginato di avere il suo ragazzo accanto quando sarebbe successo. E invece è qui, con i suoi migliori amici, mentre Maxence si prepara per l'ennesimo evento insieme a quel coglione.

"Come vanno le cose con Maxence?" gli chiede Orfeo, sporgendosi in avanti per guardarlo.

Axel sorride, annuendo a malapena. "Vanno benissimo, come sempre."

Orfeo lo sa come vanno le cose con Maxence, Axel è suo amico e lo sa, non ha bisogno di chiedere. Se lo ha fatto è solo perché Maxence è davvero il fidanzato perfetto e magari ad Axel fa bene ricordarlo in questo momento. Infatti il suo umore sembra cambiare di nuovo, e ricambia il suo sorriso allungando la mano e accarezzandogli un ginocchio. "Che figlio di puttana. Io e Leo qui cerchiamo di rimorchiare e tu ti sei accasato con l'uomo perfetto."

Axel lo sa, è abbastanza consapevole di questo, solo che non vede l'ora passino questi mesi per poterlo avere finalmente tutto per sé. Gli sembra così dannatamente giusto voltarsi e vedere il posto vuoto accanto a lui, soltanto perché se Maxence avesse utilizzato il biglietto e fosse venuto qua la gente li avrebbe visti insieme. Questo mondo è ancora troppo nuovo per lui per poter accettare una cosa del genere.

Il concerto inizia dopo una manciata di minuti, la musica riempie lo stadio e Leo accanto a lui gli stringe la mano quando i quattro ragazzi della band salgono sul palco. Charles al microfono, Elie alla batteria, Cedric alla chitarra e Daniel alla batteria. Sono tutti ancora più belli visti dal vivo, con i loro volti proiettati sui maxischermo che ci sono affianco al palco. Tutti i cattivi pensieri svaniscono appena comincia la musica e partono le loro canzoni. Axel si dimentica tutto e canta a squarciagola brano dopo brano, insieme ai suoi migliori amici che saltano affianco a lui e lo abbracciano di tanto in tanto nella foga del momento. Il bello dei concerti è proprio e soprattutto questo, l'adrenalina, la musica alta, è tutto così intenso che non c'è assolutamente spazio per i pensieri negativi.

"Axel, birra finita" gli urla Leo ad un certo punto, quando parte la decima canzone della scaletta. "Tocca a te andare a fare rifornimento."

Axel sbuffa un po', pensando che la prossima canzone della scaletta è quella sua e di Maxence. Sta quasi per farlo notare ai suoi amici e chiedere il favore di aspettare, ma poi ci ripensa. Che senso ha ascoltarla qui da solo e senza Maxence che lo tiene stretto come avevano immaginato?

Lancia un'occhiata triste al posto accanto a lui e poi si fa spazio tra la gente. Raggiunge le scalette che portano fuori e una volta uscito cammina tra i corridoi alla ricerca del bar. Sta quasi per imboccare il corridoio che porta lì, quando all'improvviso qualcuno afferra la sua mano e gli impedisce di urlare coprendogli la bocca con l'altra. Soffoca un urlo e si dimena, con il cuore in gola per la paura, ma dura un attimo perché viene trascinato dietro una stanza dietro di lui e la porta si chiude con un tonfo. Se fosse durato di più, avrebbe avuto la lucidità di riconoscere il suo tocco, il suo profumo, ma va bene. La paura svanisce in un secondo quando si gira e vede che Maxence è qui.

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