15- La cosa giusta

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Dovevamo andare nella botola.

Era un'affermazione, ma non ne ero tanto sicura.

Non avevo nemmeno mangiato, tanta era la preoccupazione.

Non volevo ammetterlo, ma avevo paura, molta paura. Non di Voldemort o di Raptor... e neppure di farmi male: avevo paura di intralciarli, di cambiare il futuro.

Per colpa mia, Voldemort potrebbe prendere la pietra Filosofale! O per fino uccidere qualcuno pensai fra me e me.

Non potevo permetterlo.

Era troppo rischioso. E poi, non ce l'avrei fatta a sopportare lo sguardo che mi avrebbe riservato il nonno. Sarebbe stato... deluso, sicuramente.

Ed io non volevo deluderlo.

«Allora, ci vediamo sta sera nella sala comune alle dieci in punto. Non un minuto di più» disse Harry entrando nella nostra Sala Comune dal ritratto urlante della Signora Grassa.

Stavamo facendo i preparativi per sta sera, o almeno, loro stavano facendo i preparativi per sta sera. Io ero immersa nei miei pensieri, come di consueto.

«ok...» dicemmo insieme.

Ci dividemmo, i maschi andarono al rispettivo dormitorio e le femmine altrettanto. Quando arrivammo in cima alle scale Hermione si voltò verso di me «Flora, cosa hai? Sembri pensierosa...» chiese lei accarezzandomi un braccio.

«No, niente...» feci un lungo respiro «Mi da solo fastidio che il nonno non ci sia oggi. Proprio quando Piton tenterà di prendere la pietra...» ed in effetti era vero. Speravo veramente che il nonno cancellasse ogni impegno all'ultimo secondo e restasse a scuola per porre rimedio ai vari casini che avremmo combinato.

Che combineranno! mi ricordai Ergo, loro. Ergo, Io non ci andrò!

Hermione sospirò rassegnata e si girò verso il proprio letto.

Molti letti avevano le tende rosse del baldacchino già tirate, e ne dedussi che dovevo muovermi silenziosamente per non essere colpite da ciabatte volani o da un Incantesimo delle Pastoie... No, Maledizione delle Pastoie! Quanto odiavo questi nomi: tutti uguali!

Shade lo chiamai mentalmente.

Mmm-mmm rispose con voce assonnata.

Probabilmente lo avevo svegliato... peggio per lui mi dissi.

Lo tirai fuori dalla tasca della mia divisa. Era così tenero!

Stava tutto acciambellato su se stesso, con la coda sugli occhi per coprirli dalla fioca luce della stanza. Le sue squame riflettevano la luce, e sulle pareti della stanza e sulle tende dei letti c'erano riflessi dorati e rossastri.

Dai dobbiamo trovare una scusa per non andare giù nella botola gli ricordai.

Lui si srotolò in un modo divertentissimo e si stiracchiò.

Ma non fai prima ad andarci? Chiese con voce ancora impastata dal sonno.

Non posso, se vado, potrei cambiare qualche evento futuro e Voldemort, potrebbe impossessarsi della pietra per colpa mia! gli dissi. Ma non gli importava proprio di niente a questo draghetto?

O potresti anche modificare qualcosa in meglio, potresti evitare che Ron si ferisca... cominciò.

Be' dai, se si ricordava della partita a scacchi dei maghi, voleva dire che qualcosa gli importava, no?

Sono una schiappa a scacchi, sia quelli babbani sia a quelli dei maghi,a meno che non inizi per prima... ci ripensai non lo salverei da niente, piuttosto peggiorerei la situazione. Sospirai.

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