Mi chiamo Elizabeth Cooper, ho 17 anni e vivo in Italia con la mia famiglia, in una villetta abbastanza graziosa in una minuscola cittadina della Lombardia. O almeno, per la casa dovrei usare il tempo passato. Mi sto trasferendo. Ma per capire meglio il motivo, è necessario andare al principio.
Fin da piccola sono stata la perfetta ragazza, e lo riconosco perchè è così. Capelli biondi, occhi verdi, genitori americani, voti perfetti, vita sociale perfetta...
Finchè, al mio terzo anno di liceo, non è andato tutto a rotoli. In una scuola di provincia puoi essere popolare quanto vuoi, ma di amica vera ce n'è solo una: quella che ti ha aiutato a fare il tuo ingresso in quel mondo sconosciuto.
In questo caso, la mia "amica" portava il nome di Sara. Aveva un ragazzo, Mattia, che aveva iniziato a scrivere a me in un periodo. Dato che io e lei avevamo avuto un piccolo litigio gli ho risposto e ci siamo visti, ma purtroppo Sara era lì nel nostro stesso posto.
Il giorno dopo, a scuola il mio armadietto era tappezzato di mie foto delle elementari, quando avevo ancora i denti staccati e orrendi. Tutti mi evitavano e quando qualcuno mi parlava lo faceva per urlare insulti di ogni genere.
Sara era lì, davanti a tutti nella folla, che mi guardava crollare. Per tutto il resto dell'anno sono stata insignificante sia ai miei occhi che a quelli degli altri, finchè c'è stato quel litigio in famiglia. Quando mio padre era stato arrestato. Ci stavamo trasferendo.
In America, nella città dove viveva mamma. Doveva essere un posto bellissimo. In fondo, anche un ponte mi sarebbe sembrato bellissimo, in confronto a Giussano che era diventato inferno.
Stavo entrando in macchina. Quella che mi avrebbe portata dritta all'aeroporto, dove ci sarebbe stato il mio nuovo inizio.
Avete presente quando nei film prima di entrare in macchina la gente si guarda indietro per vedere le persone che gli mancheranno? Io lì non avevo nessuno. Nessuno era amico di Betty denti storti Cooper.Eravamo sull'aereo. Non ero agitata, anzi. Non mi dispiaceva andarmene di lì, volevo farlo, volevo andarmene, volevo sparire. Ma il suicidio non è mai stato da me, me ne sono andata con classe.
Betty orribile Cooper è una ragazza di classe.
-Allora amore? -ha detto mamma. -Emozionata per la vita nuova che ci aspetta?
-Vuoi la verità?- ho detto io. Lei ha annuito.- Per niente, non vedo l'ora che questo aereo decolli e non vedo l'ora di atterrare nella città che mi hai sempre descritto come l'orgoglio dell'America.
-Dopo tutto quello che abbiamo passato ci credo. Andremo a stare da un amico di adolescenza, si chiama Forsythe Pendleton Jones.
-Forsythe Pendleton Jones? -ho riso io.
-Già. Però chiamalo FP, non gli piace il suo nome. Ha due figli, Jughead e Jellybean, anche se lei preferisce essere chiamata JB. Li conoscerai meglio quando andremo a stare da loro.
Ho annuito. Ora l'ansia iniziava a farsi sentire. In quanto più popolare della scuola avevo sempre giudicato male i nuovi arrivati, ed ero diventata nientemeno che una di loro. E se non volessero diventare miei amici? Sarei scappata.
Già, per andare dove? Non hai nessuno. Magari qualcuno vorrà fare amicizia, quella è l'America!
La fastidiosa voce nella mia testa aveva ragione. Oltre a non essere una che scappa al primo guaio, sono anche una che non si arrende facilmente.
Era come una partita di football: io ero in prima linea nella squadra più debole, mentre i componenti della mia nuova scuola erano lì nella squadra più forte.
L'aereo è decollato e la hostess faceva i soliti gesti che avevo visto tante volte. Sapevo che il viaggio sarebbe stato molto lungo e quindi mi ero scaricata dei film su Netflix.
Mi sono messa comoda con il computer sulle ginocchia, le cuffie e ho iniziato il primo film.Siamo atterrate in America intorno alle loro cinque del pomeriggio. Lì, sulla scaletta pronta a scendere, sentivo già la vita nuova entrarmi nelle narici e entrarmi nelle vene.
-Ehi tu!- una voce dietro mi ha fatto girare. Un uomo grasso mi stava parlando.- Stai bloccando la fila!
Mi sono accorta che mi ero bloccata alla fine delle scale, fermando l'intero fiume di passeggeri.
-Mi scusi- ho mormorato, mentre mia mamma rideva.Dopo un'oretta di macchina partendo da Minneapolis siamo arrivati a Riverdale. La città si apre con un cartello issato su un palo di legno, che indica anche la distanza per Greendale. Quello era ufficialmente il mio nuovo inizio.
Ogni volta che mamma mi aveva descritto Riverdale l'avevo immaginata come una sorta di New York, non come una cittadina tranquilla somigliante a Giussano, in stile film americano per adolescenti.
Mia mamma ha smesso di guidare di fronte a una magnifica casa bianca con tetto nero e la porta d'ingresso rossa, e un piccolo giardino con una scalinata che portava alla strada.
-Wow, mamma..
-Già... una volta ci vivevo io qui, ma mio padre ha venduto la casa... proprio bella.
Siamo arrivate alla porta e mamma ha bussato.
La porta si è aperta rivelando un uomo dell'età di mamma, uno dei più belli che io abbia mai visto.
-Alice Cooper?
-FP Jones?
Dopo questo amorevole scambio di nomi si sono abbracciati fortissimo. Quando si sono staccati FP sono il padre più bello di Riverdale Jones ha guardato me.
-Tu devi essere Betty Cooper. Non ti vedo da quando eri un affarino così, avrei voluto farti conoscere Jughead, ma eri troppo piccola e lui già ti odiava.
Ho riso.
Iniziavamo bene.
-Comunque- ha continuato FP- dovrebbero essere in casa tutti e due, credo che diventerete subito amici. JUG! JB! Venite a salutare!
Siamo entrate in casa e due persone sono scese dalle scale. La prima aveva sì e no tredici anni, capelli biondi mossi e occhi azzurrissimi.
-Ciao io sono Jellybean, ma tu puoi chiamarmi JB, sei molto carina... com'è che ti chiami?
-Io sono Betty Cooper.
Il secondo ha la mia età. Capelli neri, un cappello grigio tagliato per sembrare una corona, occhi verdi e un sorriso enigmatico.
-Ciao, io sono Jughead Jones, e bla bla. Le chiacchiere che non servono mai a niente.
Nel salotto è piombato il,silenzio.
Lui non è come tutti gli altri, era speciale, ma ciò non cambiava il fatto che sembrava essere il ragazzo più bello incontrato sin ora.
- Be', Betty Cooper, se vuoi venire ti mostro la tua stanza...
Stavo per seguirlo, ma la voce di FP ha fatto bloccare entrambi.
- Jug, non ho avuto tempo di finire la Camera di Betty, quindi dormirà nella tua stanza.
Lui ha alzato le spalle ed ha continuato a salire. Io con le mie valigie lo seguivo a ruota.
-Tu dormirai qui con me. Ti avverto; sono il ragazzo strano, quello che le ragazze come te prendono in giro.
-Le ragazze come... - ho detto io senza capire.
- Eri una popolare. Finché non è successo qualcosa che ha cambiato le cose, e sei dovuta fuggire.
Non ho risposto e mi sono messa a letto subito. Il giorno dopo sarebbe stato il mio primo giorno di scuola e avevo bisogno di recuperare le forze.Spazio me
Beh datemi il benvenuto.
Scherzo, non mi si calcola nessuno.
I miei fandom sono Harry Potter e Riverdale, per cui pubblicherò storie principalmente su questo, ma magari anche storie sulla mia vita sottoforma di una storia...
Ancora non lo so bene. Non ho molti follower e spero vivamente che questa storia vi piaccia.

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Stars can't shine without darkness || Bughead
FanfictionBetty Cooper, una ragazza semplice: voti perfetti, famiglia perfetta, vita perfetta. Fin quando, tutto per colpa di una stupida foto, la sua vita va in frantumi. Aveva bisogno di una nuova vita, e lo stesso sua madre. Jughead Jones: quello che molt...