Ho chiamato il mio criceto come Sisyphus della mitologia Greca. Sisyphus, il figlio del re, che fu punito per la sua cronica falsità mettendolo in una ruota e facendolo cadere giù dalla collina, prima che arrivasse in cima per l'eternità.
A volte sento di aiutare quel povero ragazzo avendo chiamato il mio criceto così. Lui che gira nella sua ruota ma non va da nessuna parte. Questa è la cosa che abbiamo in comune, noi non andremo da nessuna parte.
"Anna! Hai una visita!" gridò mia madre.
Mi sentivo bene, ma il mio corpo mi ha giocato uno scherzo. Appena mi alzai, sentì dolori nel mio petto e mi mancava il respiro.
Mi sono subito ripresa e mi sono seduta sull'estremità del letto.
Mia madre è venuta da me. Indossava una vestaglia dipinta di fiori rosa e verdi ed un cappello che le incorniciava il volto. Ed ovviamente aveva un tulipano giallo dietro l'orecchio. Lei sembrava bella. Lei mi guardo in faccia e si sedette di fianco a me.
"Tutto okay?" mi chiese.
"Si mamma, sto bene. Chi c'è?" dissi.
"È solo Cristina, le devo dire di tornare in un altro momento?"
Cristina è la mia Amica col Cancro. In realtà, tutti i miei amici sono Amici col Cancro. E no, non importa se hanno tutti il cancro. Ognuno mi tratta davvero bene, come se avessi il cancro. Io non li biasimo in realtà. È una cosa automatica. Loro non posso fare niente per questo.
Il mio approccio con gli altri è una formula costruita da sorrisi inutili, parlare piano e scomoda tensione. Ma con Cristina è diverso. Anche lei ha il cancro ma possiamo rilassarci a vicenda.
"No, è okay" ho replicato.
Mia madre mi guarda con il dubbio stampato in faccia
"Mamma, sto davvero bene"
"Lei può tornare in un altro momento, dolcezza"
"Mamma."
"Okay, Okay! Lei ti aspetta sotto, appena sarai pronta" disse
"Le puoi dire di salire? Sono un po' stanca"
"Anna...."
"Mamma! Ho detto che sto bene! Quindi sto bene, okay?" gridai
"Dolcezza sono..." ricominciò.
"Quindi puoi dire a Cristina che sono qui sopra?
"Certo."
Quindi se n'è andata. Raramente perdo la pazienza con mia madre, ma oggi ho perso il controllo. Non so perché. Mi sono sentita in colpa dopo. Ma in quel momento non ci ho dato importanza.
Qualche secondo dopo, vidi Cristina camminare indossando dei leggins grigi e una camicia blu.
Lei aveva solo un paio di ciuffi di capelli in testa a causa della chemio.
"Hey" disse. "Qualcuno è di malumore oggi"
"Scusa, devi aver sentito qualcosa" dissi.
"Si, non dovresti essere così dura con lei. Lei ci sta provando" scosse la testa "Parlare con tua madre in questo modo... Dovresti essere più posata!"
Non mi aiutava ma mi faceva ridere. Era il nostro piccolo momento di serenità. I bambini col cancro non possono avere problemi. È questa la parte che noi chiamiamo Vantaggi del Cancro"
"Lo sai che non posso avere problemi, Cristina Gates" dissi sbattendo le ciglia. "Ho il cancro. vuoi derubare una banca con me?"
Lei riddacchiò.
"Forse un altro giorno. Bene,cosa hai fatto fino ad adesso?" mi chiese.
"Oh, niente di che, ho speso il mio giorno parlando con Sisyphus" ho indicato la gabbia del criceto in un angolo del pavimento della mia stanza.
Cristina camminò verso di lui.
"Ah si. Il piccolo Sisyphus. Posso prenderlo?"
"Certo."
Lei lo prese e lo tenne in mano per un momento. Poi si sedette e lui saltò.
"Oh, no! Sisyphus!" piansi
Cristina non sembrava preoccupata.
"Calma! Dove può essere andato?"
"Oh, non lo so! Lui potrebbe rimanere imprigionato da qualche parte e morire. O ancora meglio, potrebbe pisciare su tutto il mio tappeto."
"Tranquilla! Lo troveremo, okay?"
"Speriamo..."
Lei si sedette di fronte a me.
"Qual è il problema baby?"
"Nessuno."
"Dai su, che c'è nella tua mente?"
"Sono solo stanca"
"Dovremmo fare qualcosa.
La guardai.
"Tipo cosa?"
"Andiamo a prendere un Frappè gratis da Starbucks?"
"Gratis?" chiesi.
"Si, i Vantaggi del Cancro! C'è un ragazzo davvero carino. Bevande gratis tutto il tempo."
"Non lo so" dissi.
Proprio in quel momento Sisyphus sbucò da sotto il letto. Lo presi subito e lo rimisi nella gabbia.
"Sisyphus può venire con noi se vuoi" disse Cristina.
"Non penso che accettino criceti a Starbucks" replicai.
Lei sorrise. "Si, li accettano."
Sorrisi anch'io. "Oh, giusto." dissi "Ho il cancro"
Quando siamo tornate a casa, salutai Cristina è tornai nella mia stanza. Spostai Sisyphus dalla sua piccola gabbia per metterlo nella gabbia grande. Lui si mise a correre nella sua ruota e mi ricordai perché si chiama Sisyphus. Ma forse facendo questo era senza speranza. Forse voleva arrivare da qualche parte. Questo posto era ciò che io non immaginavo esistesse.