Mi raccolse da terra la madre gelosa
dal fango delle calunnie d'invidia
offrendomi protezione da bocche bandite
che trovavano ristoro nelle mie lacrime.Da novella Fedra coltivò nel suo seno
Un amore incestuoso e fiammeggiante
E le sue braccia strinse a me.Come un coraggioso Ippolito, ora
non avevo più bisogno della madre gelosa
l'avrei abbandonata.Ma attraverso delicati assaggi del suo amore
infuse in me un dolce veleno,
mi imprigionò con la sua apprensione
rendendomi schiavo di un amore tossico.Le braccia sue che prima erano nido
divennero una pesante catena intorno al collo
che mi impediva di parlare e di godere
degli anni più belli della mia vita.Provai dunque a sfuggirle invano,
presto paziente di Stoccolma
e perpetrarono così le molestie
di un legame imprescindibile.Era lei la natura del mio soffrire,
ma avrei mai potuto sottrarmi a lei
da ingrato figlio, dopo le consolazioni
che sempre di diede e la fedeltà dimostrata?Non riuscirei mai a purificarmi dalla sua droga,
nessun metadone sarebbe efficace,
non c'è psicoterapia che tenga,
continuerò ad amarla e atendere verso di lei.
STAI LEGGENDO
DICHOTOMIE
PoetryLa parte più autentica, libera, intima di me. Solo una cosa: non fatemi domande.