👽ʟᴇᴛ ᴛʜᴇᴍ ʙʟᴇᴇᴅ👽

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[ L I V ]

Così mi sistemai, cercai di essere il piú carina possibile, entrai nella sala da pranzo e iniziai a sentirmi male, sentivo tutti gli sguardi puntati addosso.
Tutti mi stavano giudicando.
Giudicavano i miei capelli, giudicavano la tinta verde, il mio piercing al naso, giudicavano i miei vestiti larghi, in modo particolare la felpa.
Sentivo un improvviso senso di vuoto, mi sentivo cadere, sprofondare verso il vuoto, un tunnel nero senza fine, non c'era una luce.
Ma proprio quando stavo per andarmene sentii una voce familiare provenire da un tavolo.

"HEY LIV! VIENI A SEDERTI CON MEEE!"
Era Dominic, mi voltai di nuovo verso loro e notai che nessuno si era curato delle sue urla.
Mi salutava con una manina in alto, mi avvicinai a lui e mi misi a sedere al suo tavolo.

"Come stai adesso?"
Era così terribilmente gentile.

"Sto bene"
Sussurrai, feci un mezzo sorriso.

"Tra poco dovrebbero arrivare anche dei miei amici"
Annuii e ci portarono il pranzo, iniziai a mangiare velocemente ma non troppo, non volevo che mi trovassero stramba.
Volevo finire prima che arrivassero questi "amici".
Poi vidi arrivare un ragazzo altissimo, dai capelli castani, era leggermente curvo, teneva le spalle in avanti, cone una corazza.
Si mise a sedere accanto a Dominic, abbassai lo sguardo, speravo non mi notasse.

"Oi oi oi dov'è Colson?"
"Non sta bene oggi, ieri notte ha avuto una crisi pesante, mi ha detto che aveva bisogno di stare solo"
Non mi sentivo osservata da quel ragazzo, aveva una voce calma ma che suonava proprio come quella di un comico.

"Magari dopo andiamo a visitarlo?"
Pete scosse la testa.

"Non ha voluto parlare neanche con me, significa che sta proprio male"
Dominic sospirò tristemente, poi mi guardò e fece un sorriso a 32 denti.

"Pete questa è Liv, Liv lui è Pete"
Alzai lo sguardo, mi fece un sorrisetto e lo guardai meglio in faccia:
aveva le labbra gonfie, un nasino così carino e degli occhi particolarmente incavati, le occhiaie erano particolarmente tendenti all'arancione ed erano abbastanza grandi.
Abbassai lo sguardo quando mi porse la mano, non me la sentivo proprio.

"È solo timida"
Disse Dominic mentre vidi Pete allontanare la mano, si diede da solo il 5.
Come? Non gli aveva dato strane spiegazioni?

"Ah è normalissimo"
Vidi Pete fare spallucce.

"I primi giorni quando sono arrivato non mi mossi dalla mia stanza per una settimana circa"
Poi cambiarono discorso.

"Si stanno riemarginando?"
"Ah si, ma fanno davvero tanto male, però alla fine stanno bene.
Tu e quel ragazzo?"
Erano entrambi gay? Non ci posso credere, l'ennesimo ragazzo carino gay, non posso andare avanti così.
Feci una leggera smorfia invisibile.

"Che t'importa? Non vorrai mica rubarmelo!"
Pete scoppiò a ridere.

"Oh no grazie, a me piace la figa"
Rise da solo e iniziò a mangiare.

"E poi è già tanto che mi voglio io, pensa un'altra persona"
"Oh no Pete, sei un figo, io ti farei"
Lo guardò con un'espressione strana in viso, alzò il sopracciglio destro e scoppiarono a ridere.
Dio era una conversazione terribilmente imbarazzante.

"Oh giusto, Rook?"
"Sta facendo analisi oggi"
Vidi un ragazzo in fondo alla sala lanciare il vassoio in aria buttando tutto per terra, iniziò a rompere una sedia.

"3... 2... 1..."
Sentii Pete sussurrare.
Iniziai a sentire ancora quella sensazione di vuoto, iniziai a sudare freddo.
Sapevo di essere in pericolo, iniziai a guardarmi attorno facendo i respiri piú profondi della mia vita, poi notai un condizionatore.
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata.

"Sta bene?"
Iniziai a sentire varie voci.

"Ma che ha?" "È pazza" "Guarda come suda" "È bianchissima, sembra che qualcuno le abbia prelevato tutto il sangue"
Sentivo lo sguardo di tutti puntato su di me, volevo correre in camera mia ma le gambe non mi funzionavano, il ragazzo era stato calmato dai medici.
Pete e Dominic schiacciarono il pulsante delle emergenze per me, Karen e un'altra infermiera arrivarono in fretta e furia portandomi in camera.

[ P E T E ]

Sapevo che le sarebbe venuta una crisi, era troppo timida, quasi quanto me.
Mi sentivo in dovere di farlo, nessuno l'aveva mai fatto per me e sapevo che l'avrei fatta stare bene così.
Voglio evitare che le persone passino ciò che ho passato io.
Perchè avevo aspettato a premere il pulsante? Volevo accertarmi che la stesse avendo e quando iniziò a diventare bianca come il muro ne ero sicuro al 100%.

Mi alzai salutando Dominic, i tagli mi facevano veramente male, da morire.
Non è che lo facessi apposta...
Cioè si...
Ma non esattamente.

È che in questo periodo stavo da schifo, davvero uno straccio e convinsi Karen a darmi qualcosa con cui tagliarmi la barba.
Poi dissi che ormai ero cresciuto, che non l'avrei piú fatto e che poteva fidarsi di me, al 100%.
Mi sento in colpa per averle mentito ma ne sentivo il bisogno, quello strano bisogno di far combaciare il dolore mentale a quello fisico...
Non sapevo spiegarmelo nemmeno io, sapevo di doverlo fare.

Ad ogni modo Karen lo scoprì per mano di Colson, gli volevo bene ma forse si intrometteva troppo in queste cose, magari era solo nell'altra stanza, come diciamo noi.

L'avevo detto solo a lui nella speranza che non riferisse nulla, insomma, era il mio migliore amico e sapevo che mi avrebbe sostenuto, o qualcosa simile.
Ma non lo fece, mi andò contro, non so se ringraziarlo o meno...
Così il giorno dopo Karen entrò nella mia camera dicendo che dovevamo fare "il discorso", stessa cosa che aveva fatto appena ero entrato nella clinica.
Così ricominciai ad andare dalla psicologa della clinica ogni santo giorno, finalmente ero riuscita a liberarmi di lei e ad andarci solo tre volte alla settimana ma la fortuna non è mai stata dalla mia parte.

Col tempo ero diventato furbo, sapevo che le braccia non erano un posto sicuro, nemmeno le gambe, così iniziai a farlo sul petto.
Poi capii io stesso che era troppo e decisi di venire qui, non so se una delle scelte migliori o peggiori della mia vita.
Nonostante l'avessi deciso io non mi sentivo comunque di conversare con gli altri, volevo solo stare calmo nella mia camera a farmi gli affari miei, senza tentazioni di tagliarmi.
Sapevo che qui non mi avrebbero dato nulla di appuntito e venni qui per questo, ma mi dissero che dovevo iniziare a conversare se volevo stare veramente bene.
Così incontrai Colson...

ʀᴇʜᴀʙDove le storie prendono vita. Scoprilo ora