Cap. 1

66 3 2
                                    

Se vi descrivessi la mia vita in maniera superficiale e cancellando le ''piccole sofferenze'' che ho avuto negli ultimi 4 anni...bhe...sarei una persona normale. Ma non è così; ma meglio se mi presento: sono Margaret ( per gli amici che non ho Marghy) ho 17 anni vivo a New York in un piccolo appartamento-da sola- e freguento il college... Mi è sempre piaciuto studiare, o meglio, è l' unica cosa che ho sempre fatto e che quindi mi puo' piacere.. Sono scappata di casa appena mi sono fatta il patentino e i mia madre mi regalato una moto, a 15 anni, 3 anni fa. Da quando avevo 7 anni sognavo di scappare da quell' inferno di casa e così iniziai a mettere da parte i soldi che mi tornarono molto utili quando me ne andai. Ma se continuo così non capirete mai chi sono davvero. Vivevo in Canada con mia madre- Mary- mio padre- Fred- e mio fratello- Eddy. Mio padre era un pompiere ed è per questo che è morto: un incendio. Era il giorno del compleanno di mio fratello che non riuscí ad andare avanti con il peso di aver ucciso suo padre...è gia'..da 4 a 2 in meno di un mese. Ma è come se fossi stata sola: mia madre si ubriacava ogni giorno e mi chiamava ''puttana'' e mi diceva che non valevo niente e che se fossi morta anche io lei avrebbe avuto più soldi e più cibo per lei, ma i soldi e il cibo li portavo a acasa io lavorando in un bar, ad appena 14 anni, da 1:00 alle 6:00 per poi andare a scuola. Insomma, la mia vita faceva schifo. Oltretutto passando tutto il tempo o a scuola o a studiare a casa o a lavoro, non avevo amici. Avevo solo un amico: Gary, lo spaventapasseri che mio padre aveva costruito nell' orto...ma ora non ho neanche lui...passavo quel poco tempo libero che avevo a parlare con lui, a dirgli quanto mi trattava male la mamma, a dirgli i bei voti che prendevo a scuola, a raccontargli di Lui: Lui era fantastico. Io non avevo idea di come si chiamasse e mi piaceva chiamarlo Lui. Veniva ogni notte al bar esattamente alle 2 e se ne andava alle 3:15...non so cosa facesse ma a me piaceva osservarlo mentre fumava e quardava fuori dalla finestra e anche se era buio sembrava che lui vedesse qualcosa. Lui è l'unica cosa che mi manca di quel posto orrendo. Bhe'...non che ora io viva meglio: dopo essere scappata mi sono fatta tutto il viaggio in motorino dal Canada a New York e non è stata una passeggiata, viaggiavo tutto il giorno e la notte mi riparavo sul bordo della strada tenendomi stretta la moto e la giacca di pelle di mio padre con dentro i soldi, che erano le uniche cose che mi rimanevano, arrivata a New York sono entrata in un giro di spacciatori e io, che non mi ero mai fumata neanche una sigaretta nei miei 15 anni di vita iniziai a drogarmi e a farmi di erba tutti i giorni: quella fu la mia rovina. Una sera, mentre ero a farmi la solita dose con i miei ''amici'' la polizia ci ha beccati: io non ci capivo nulla, sentivo tutto ovattato e vedevo tutto intorno a me girare. Solo la mattina dopo quando mi ritrovai in cella mi comunicarono che li avrei passato i miei prossimi sette mesi ma a me non me ne fregava niente perché tanto non c' era nessuno che si sarebbe preoccupato per me o che addirittura avrebbe pagato per farmi uscire prima di prigione. E invece questo avvenne, non come speravo che avvenisse, ma avvenne: un giorno si presentò un ragazzo sui 25 anni che passava di prigione in prigione a vederci, una ad una. Mi ero accorta che non portava la divisa quindi probabilmente non era uno della polizia e ne fui certa quando giunse alla mia cella, mi guardò e disse:'' ecco! Lei è mia cugina!! Presto fatela uscire!'' Nel giro di mezz'ora ero fuori prigione e felicissima che un mio parente tenesse ancora a me...ma quanto mi sbagliavo... Giungemmo al suo appartamento e lui mi invitò a salire a casa sua a mangiare qualcosa, io accettai senza problemi e così salimmo. Mi preparò una buona pasta al pomodoro e poi un po' di carne, finito di mangiare andammo a guardare un po' di TV e, poco dopo esserci seduti, mi mise una mano intorno alle spalle. Naturalmente non mi ritrassi perché non avevo la minima idea di quello che serebbe successo dopo: mi si scaraventó addosso e iniziò a baciarmi violentemente facendo penetrare la sua lingua nella mia bocca con violenza. Io sotto di lui non riuscivo a liberarmi e sentivo che piano piano la situazione si stava facendo piacevole anche per me e cosí lo lasciai fare: mi tolse la maglietta e io feci lo stesso con lui poi mi slacciai il reggiseno e lo gettai a terra, lui cominciò a torturarmi il seno in maniera dolorosa ma allo stesso tempo piacevole al punto da farmi uscire dalla bocca gridolii striminziti che assomigliavano quasi a una risata. Mi svegliai completamente nuda, sotto di lui e mi resi conto di quale cazzata avevo fatto: mi rivestii velocemente e me ne andaii via correndo nella speranza di ritrovare, in qualche modo, casa mia. Ora ho chiuso con la droga e con tutte quelle altre stronzate che ho fatto nel primo anno arrivata qui a New York ma in compenso mi sono ritrovata senza amici, senza nessuno con cui parlare, senza qualcuno con cui sfogarmi nei momenti di difficoltá... Insomma, ecco me!! Margaret!! Ora mi conoscete bene e sapete quali disgrazie mi sono capitate, che ne pensate? Sono una persona normale?


senza te si sta meglio- ma anche peggio-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora