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Il telefono sul comodino iniziò a suonare diffondendo il suo trillo acuto in tutto l'appartamento open space.
Delphi lo cercò alla cieca, mugugnando il suo risentimento per quell'aggeggio infernale. Stava per rispondere e mandare al diavolo in modo poetico chiunque vi si fosse trovato all'altro lato dell'apparecchio, quando un brivido freddo le percorse la schiena.
Si sedette di colpo sul letto fissando il numero che continuava a chiamarla, improvvisamente sveglia.

Poi lo silenziò con dita tremanti e lo gettò tra le coperte.

Cazzo... c'era mancato veramente poco.

Aveva abbassato la guardia e questo non andava per niente bene. Non poteva permettersi questo tipo di errori da principiante.

Con la consapevolezza che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi, si preparò un tè per poi berlo guardando fuori dalla grande finestra che ricopriva quasi interamente la parete. Lentamente vide l'alba sorgere ed i primi lavoratori riversarsi per le strade. Un camion della nettezza urbana passò veloce per la strada ancora quasi deserta, spaventando un gatto che scappò via tra i vicoli. Poi intravide anche il tabaccaio che litigò come ogni mattina con la saracinesca vecchia e piena di scritte, aiutato dalla moglie che nel frattempo lo prendeva in giro. Li vide scambiare qualche parola con un fattorino del vicino negozio di alimentari per poi accendere le insegne lampeggianti.

Ma la ragazza non fece caso a nulla veramente, con la mente impegnata a vagare tra i ricordi. Quei ricordi che si ripresentavo, densi, pesanti e neri. Che impregnavano di una scura nebbia le sue giornate e i momenti di svago annullandole il piacere di vivere.  

Erano passati quasi otto mesi dall'ultima telefonata, otto mesi durante i quali aveva cercato di ricostruirsi una vita ed una parvenza di felicità. Ma il passato non le voleva proprio dare tregua. 

Dopo una veloce doccia, scese in strada diretta alla caffetteria. Era inutile restare a casa, con la mente sempre volta a quei pensieri. La cosa migliore era darsi da fare tenendosi impegnata, nonostante il telefono in tasca pesasse come un macigno. 

Entrò piantandosi in faccia un sorriso a trentadue denti. Salutò con un cenno della testa Tessy, la giovane cameriera part-time che aiutava tra una lezione e l'altra dell'università. 

- Che ci fai qui?! - la guardò sospettosa Barbra intenta a rifornire di brioche la vetrinetta. 

- Non riuscivo a dormire, quindi ho pensato di venire a lavoro. - si diresse al piccolo spogliatoio sul retro, che non era altro che un'antibagno, per prendere il grembiule e lasciare borsa e giubbotto. 

Lanciò uno sguardo cupo al display del telefono che si illuminava a cadenza regolare ormai da ore. Lo ripose nella tasca e girando su se stessa si ritrovò di fronte l'amica che la guardava con biasimo.

- Mi credi scema, per caso? - le chiese piazzando le mani sui fianchi. 

- Va tutto bene, Barb. - cercò di tranquillizzarla, ma con scarsi risultati visto il cipiglio che aveva messo su l'altra.

- Sono ricominciate? - 

Delphina annuì, massaggiandosi le tempie. - Erano quasi otto mesi che non avvenivano e questa mattina, anzi era notte ancora, ha suonato il telefono. Ho quasi risposto. - 

- Cosa!? Ma non devi, cazzo. Devi stare attenta! - le disse prendendola con forza per le spalle. 

- Lo so! Ma ero mezza addormentata e poi era passato un sacco di tempo dall'ultima volta! - la voce le tremò, come il labbro inferiore.

Barb l'abbracciò, circondandola con il suo corpo morbido e caldo. - Vedrai che andrà tutto bene, tesoro. Ci siamo noi, ora. -

- Speravo si fossero dimenticati, invece eccoli di nuovo all'attacco. Sono così stanca Barb, vorrei che tutto finisse. - le si accucciò fra le braccia mentre dalla cucina usciva Ira pulendosi le mani sporche di farina sulla divisa di lavoro. 

The Dark TunnelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora