Amore

191 16 10
                                    

Quel che Jude ricordava della sua vita non iniziava di certo con la storia della sua nascita. Non erano cose che gli erano state impresse, aveva sempre avuto una casa vuota e triste ed un cuore ancora più freddo. Probabilmente per questo compiuti i ventunanni aveva iniziato a darsi alla pazza gioia. Donne, scommesse, e gioco d'azzardo.
Ormai i suoi interessi giravano intorno a questo.

-Gioco d'azzardo? Stai scherzando?! -

I suoi occhi scuri saettarono su Caleb, rannicchiato a guardarsi le dita dei piedi che faceva muovere ininterrotamente. Doveva ancora capire se lo stava facendo per noia o per studiarne i movimenti.

-No, e per fortuna di mio padre ero pure bravo. -

-Lo sai Jude, non ti avrei mai dato dell'avido. -

Nemmeno lo stesso Jude riscontrava alcuna similitudine tra la sua persona e quella caratteristica. Eppure la sua intera esistenza aveva sempre girato attorno al denaro. Suo padre faceva letteralmente piovere contanti dal cielo ed era stato viziato a sufficienza da stancarsene subito. Non giocava per ottenere più denaro, ma semplicemente per non annoiarsi e non fare la fine della madre. A Trent'anni cominciò con gli scontri clandestini, e ci mise un nonnulla dallo scommettere su sé stesso invece che su altri.

-Sai, mi stai veramente sorprendendo. -

Interrotto nuovamente Jude assecondó la domanda postagli.

-Cioè? -

Inumidendosi le labbra iniziò a parlare schivo. Aveva questo modo di fare un po' viscido, ma se non ci facevi caso potevi vedere che Caleb era solamente curioso.

-Hai l'aria di essere una persona tranquilla. Non credevo celassi tanto materiale esplosivo. -

-Tante sono le cose che non sai ancora. -

-Per esempio? -

Per esempio che quando per errore uccise uno sfidante la sua vita di divertimenti e trasgressioni andò precipitando, fino a raggiungere il fondo della bottiglia. Per la prima volta suo padre decise di andare con la mano di ferro con lui, spremendo le sue meningi in qualcosa di più produttivo, come l'attività di famiglia.
E di cosa si occupava la famiglia Sharp se non di medicina? O almeno, questo era ciò che aveva sempre creduto, perché quando venne a conoscenza di quale mestiere faceva in realtà il genitore, il suo stato mentale venne stravolto.

-Questa è l'area dedita alla cura dei pazienti... -

A fargli fare il giro della struttura era un infermiere particolare. Di lui sapeva solo che si chiamava Jordan e che aveva un' aura così strana che quando sorrideva mentre gli parlava le rughe erano estremamente tese. Non riusciva a fidarsi di qualcuno che aveva qualcosa da nascondere.

-...Tutto qui? Esattamente il direttore ha detto dove mi vorrebbe? -

L'espressione su quel viso giovane si irrigidi per una frazione di secondo, ma Jordan fu veloce a nasconderla tornando al solito enigmatico sorriso.
Lo seguì dietro una porta di legno massiccio e lì lo scenario cambiò :
Dalla stanza tranquilla e pacifica da saletta d'ospedale si era passati ad un ambiente che ricordava un laboratorio.
Il metallo era il reale padrone di quel luogo e tutto sembrava così freddo che rabbrividiva ad ogni passo che faceva dentro il lungo corridoio.

-Cos'è questo posto?-

Cos' era questa sgradevole sensazione, voleva in realtà chiedere, ma non era certo di volerlo sapere.
Per poco non andò a sbattere contro la schiena di Jordan, che si era fermato sul colpo. A Jude non sfuggì che ormai non sorrideva più.

Tu non devi morire Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora