Odio

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Può essere che si aspettasse l'inferno. Lingue di fuoco che avvolgevano il suo corpo e diavoli deformi che si premuravano di frustarlo dovunque, mentre un angelo con tre facce consumava il suo eterno pasto.
Era pronto. Doveva esserlo, ormai non si poteva tirare indietro.
Eppure si sentiva ancora cadere, sopraffatto da quella forza che comunemente chiamava gravità. Ma si poteva chiamare davvero così in quel luogo? Non aveva il coraggio di aprire gli occhi per scoprirlo. Poteva permettersi di avere paura arrivato fin lì... No? Sì, ma avrebbe dovuto guardare prima o poi, almeno per vedere dove stava precipitando. Strinse i pugni e si fece coraggio e quel che vide fu solo bianco.
Non c'era nulla, bianco, un' immensa distesa di bianco. Bastò quel pensiero a farlo fermare dalla caduta.
Sbattè su una superficie dura, e fu come ricevere un pugno in pieno volto.

-AH.. maledizione. -

-Stai bene? -

Una voce. Si voltò in quella direzione solo per vedere il viso del suo interlocutore, l'unico oltre lui che poteva sapere dove si trovava.
Incrociò il suo sguardo e si bloccò: quei particolari occhi rossi avevano una calda sensazione familiare, e la sua capigliatura castana scendeva a onde sciolta dall'intrigo di qualsiasi fermacapelli; aveva una struttura atletica benché nessun muscolo sembrasse estremamente sviluppato, ed aveva una carnagione estremamente rosea. Non sapeva chi fosse, non ne aveva idea, ma per qualche motivo stava provando a ricordare.
Lo sconosciuto gli allungò la mano, che accettò ben volentieri, e fu allora che si accorse che stavano indossando dei vestiti bianchi come quel luogo; erano talmente sottili che non si faticava troppo a vedere le nudità sotto. Imbarazzarsi per una cosa del genere era fuori questione ormai, ma stupirsi perché poteva stare in piedi era tutt'altro.
Quando le sue gambe lo sostennero, rimase così sconvolto che l'equilibrio gli mancò per un attimo, ma lo sconosciuto si premuró di prenderlo al volo.
Gli sorrise, e un calore particolare lo avvolse.

-Grazie. -

-Mi chiamo Jude, tu sei? -

-Caleb. -

-Ciao Caleb, scommetto che neanche tu hai idea di dove ci troviamo, vero? -

Si liberò leggermente dalle sue braccia provando a guardare verso l'orizzonte, ma nulla: ancora bianco.

-Beh... Siamo morti, in teoria questo dovrebbe essere l'inferno o il paradiso, oppure il limbo a giudicare. -

Jude assottiglió gli occhi scarlatti come a valutare la situazione.

-Proviamo ad incamminarci, ci deve pur essere qualcosa, altrimenti cammineremo in eterno. -

Caleb arricció le labbra contrariato.
Quel tipo aveva di familiare anche il modo freddo e calcolatore in cui pensava.

-Abbiamo altre opzioni? -

Amaro fu il sorriso che si disegnò sul volto. E Jude l'osservò incuriosito.
In realtà lui aveva già percorso parecchia strada dalla sua caduta, ma non voleva troncare così le poche speranze che avevano, e magari in due avrebbero avuto più fortuna.
Quando la mano di Caleb lasciò la sua, istintivamente la riprese.

-Hey tutto bene? -

-S-si avevo paura che cadessi di nuovo. -

Non si ritrasse, anzi tenne salda la sua stretta ancora di più.

-Stranamente anche io avevo lo stesso timore. -

Era stato un sollievo sapere che non era l'unico in quel posto, e ancor di più vedere che quella persona fosse proprio Caleb. Ma non aveva idea del perché.
In silenzio proseguirono per alcuni metri, di tanto in tanto Jude si trovava a sostenere il compagno che sembrava in seria lotta con i suoi piedi, ma fu paziente, aspettando che si rialzasse e che continuasse.
Dopo quello che parve loro un lasso di tempo di una manciata di ore si fermarono.

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