Il Mio Quartiere

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La scuola che frequentavo era situata nel quartiere Garbatella, si raggiungeva tranquillamente con la metro, la fermata dove scendevo  distava circa venti minuti da casa, uscendo dalla strada dove sorgeva il tragitto migliore mi portava a seguire Via Grimaldi, abitavo nel quartiere dedicato a scienziati, fisici, matematici, il quartiere Marconi.
Via Grimaldi era e lo è tutt'ora una strada altamente trafficata che collega viale Marconi a via Oderisi da Gubbio, una strada con molti negozi alcuni storici come la cartoleria Doria che aveva fatto la sua fortuna grazie agli alunni che puntualmente ogni santa mattina passavano lì davanti.
C'era il barbiere, Ivo, fedelissimo barbiere della mia famiglia, andavamo tutti da lui, anche se la sua fede calcistica era in netto contrasto con la nostra.
C'era il Tucano, negozio di lampadari dalle forme e colori più strani e bizzarri, ma più di tutto c'era la Pizzeria a taglio.. La più buona della zona, con mille vecchie lire serviva un bel trancio di pizza soffice e sempre calda, la mia preferita era quella bianca, non tanto per le dimensioni, ma per il poter evitare colate di pomodoro sulla maglietta.
Subito dopo la pizzeria abitava uno dei miei più cari amici di vecchia data, Ivan.
Ivan era il primo di tre figli di una classica e onesta famiglia italiana, era nostra usanza che ogni mattina lo aspettassi scendere anche se spesso ero invitato a salire perché puntualmente il fratellino aveva combinato qualche guaio ed erano in ritardo... Ricordo con gioia e malinconia la loro colazione con caffè latte e rosetta della sera prima, non si buttava niente a quei tempi.. Forse eravamo benestanti per questo!
Salutai Ivan con un forte abbraccio, per lui le vacanze sarebbero iniziate a Luglio quando suo padre avrebbe preso le ferie.
Attraversai la strada con attenzione, ma non alle macchine, ma al nascondere la pizza dalla possibilità che mia madre dal balcone mi vedesse... Il problema non era la pizza in se per se, ma il fatto che poi arrivato a casa, l'appetito era già mezzo soddisfatto, rischiando di lasciare il pasto che aveva preparato.. Erano guai....
Camminando per Via Oderisi da Gubbio guardavo le vetrine.
Negozi sempre pieni, a qualsiasi ora, anche la gioielleria aveva i suoi clienti seguiva TILT un negozio di abbigliamento stravagante gestito da un signorotto fichissimo, una sorta di hippy, si chiamava Raul non era italiano, aveva vestiti belli, eleganti e non.. Aveva i jeans 501, alla moda negli anni 90, con il prezzo più basso di tutta la zona.
Subito dopo il bar... No un bar, attenzione, ma IL BAR, il tre moretti, il mio bar, non perché ne fossi il proprietario, ma.. Beh... Più avanti capirete il perché.
Il Tre Moretti faceva concorrenza al secondo bar della via, siamo entrati nella via dove sono cresciuto, Via Giuseppe Veronese, il bar La Fenice, purtroppo su questo bar ondeggiavano storie di droga, di cattive frequentazioni.. Onestamente non mi è mai successo nulla quando andavo a prendere il latte.. Ma quelle storie mettevano effettivamente un po' paura e quando uscivo correvo via, veloce verso il mio portone.
Quando passavo davanti alla vetrina del tre Moretti buttavo sempre un occhio per vedere chi stava al banco, infatti se c'era Roberto o Paolo, rispettivamente padre e figlio, grandissimo amico mio che avrò l'onore di presentarvi nei prossimi capitoli, potevo attraversare il bar per poter tagliare e arrivare prima al mio portone, il bar aveva due entrate, una su Via Oderisi da Gubbio, una su Via Veronese, viceversa se c'era Pierina, moglie di Roberto, tiravo dritto, non voleva che si prendesse il suo bar per una scorciatoia, e anche se a quel tempo mi infastidiva, oggi come oggi non posso che darle ragione.
Il civico 35... Il mio...
Citofono, il portone si apre... Ascensore fino al quarto piano.. Sono a casa.. Poso lo zaino con soddisfazione e gioia.. Riposerà sino a settembre...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 23, 2020 ⏰

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