Un pezzo di cuore

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La porta si è appena chiusa alle tue spalle e tutto dentro casa è tornato silenzioso. Rimane una bava del tuo profumo nell’aria e un refluo della tempesta che si è scatenata tra noi, la stessa che ancora regala un tremito alle mie ginocchia e mi obbliga a sedermi.

Quando mi sono voltata, sul molo, e ti ho visto correre verso di me, il tempo si è fermato. Ogni cosa, vento e mare e gabbiani,  si è ammutolita, nell’attesa di scoprire il tuo sguardo posato sul mio grembo, e ciò che mi avrebbe rivelato dei tuoi pensieri.
Poi, dopo aver visto i tuoi occhi diventare due fessure tese di sgomento, tutto ha ricominciato a scorrere, e a urlare, come non aveva mai urlato.
Perché da subito, in quell'istante maledetto in cui la mia pancia ha preso forma sotto ai tuoi occhi, qualcosa nel profondo del mio cuore ha iniziato a sanguinare.
E sanguina anche ora, malgrado la mia mente provi ad arginare il dolore: ogni parola che è appena caduta tra noi, tra queste mura, brucia come fuoco. Brucia il tuo avermi abbandonato così repentino, che mi parla di quanto poco valgo per te. Brucia e corrode dentro, come il peggiore dei torti, la rabbia che ti ho visto negli occhi all’idea che io possa averti sottratto qualcosa di tuo soltanto, come se la bimba che si agita forte dentro di me non sia mia quanto tua. Ma soprattutto brucia, infinitamente,  la consapevolezza innegabile e devastante che davvero ho sbagliato a fuggire, a tenerti all'oscuro di tutto…che forse tutto sommato una spiegazione te la dovevo.
E soprattutto fa male, malissimo, dover ammettere che non l'ho fatto perché sono stata vigliacca, ho preferito cullarmi nella mia stupida convinzione di farlo per proteggere il mio amore per te, e per continuare a crogiolarmi nell'illusione di aver contato qualcosa, piuttosto che sapere con assoluta certezza di non essere stata niente.

Mi appoggio allo schienale del divanetto, i muscoli del ventre duri come pietre, la gola serrata che fatica a mantenere il ritmo del respiro.

La verità è che per tutti questi mesi una parte minuscola di me, quella che si è sempre ribellata alla ragione che mi diceva di aver fatto bene ad andarmene, ha atteso il tuo arrivo e bramato il tuo amore, disperatamente. E su quel molo ha sperato, davvero, che mi avresti baciato, e saresti stato felice, come in una favoletta per bambini dove i protagonisti vivono insieme felici e contenti.
Ma non è andata così, la realtà non è colorata di rosa e non si può pensare di calpestare i sentimenti di qualcuno e non pagarne le conseguenze: la durezza delle tue parole mi ha ferita ma in tutta onestà, pensandoci a mente fredda non posso dire di non essermele meritate.
Eppure, spudorata e folle come non pensavo di essere, invece che ammettere le mie colpe, ti ho incalzato, al punto da spingerti a uscire allo scoperto, da obbligarti a tirare fuori la parte di anima che non sei abituato a mostrare. Ti ho chiesto di essere sincero, di dirmi cosa sono stata e cosa sono, per te. Non so dove ho trovato la forza, ma dovevo farlo, dovevo sapere ciò che provi soprattutto per il bene di nostra figlia. E per sapere cosa fare di quella parte del mio cuore che ha sempre continuato a sperare nel tuo amore, per capire se strapparlo via da me o se conservarlo, in memoria di ciò che siamo stati. Perché l’unica cosa innegabile in tutto questo è che tu ed io, Giuseppe, siamo stati, insieme, qualcosa di raro e prezioso . Un connubio di fiducia, energia ed affinità così stupefacente da indurre a pensare che fosse indistruttibile, inattaccabile. Ci siamo nutriti l'uno della forza dell'altra per anni, ci siamo sostenuti e difesi e protetti, belli e luminosi e invincibili… così differenti e lontani dall’uomo e dalla donna, tu ed io, che poco fa hanno messo a nudo le loro colpe e si sono rinfacciati i loro peccati, che il solo confronto stringe il cuore e  spezza il fiato.
Mi alzo inquieta, il grembo un nodo duro e le lacrime nuovamente a pungermi l'interno delle ciglia.
Quanto male sono riuscita a farti, amore mio? In tanti anni non avevo mai visto i tuoi occhi così arresi, disperati e impotenti: nessuno ti aveva mai ferito così nel profondo. Nessuno, più di me che pure stupidamente ancora mi vanto di amarti più di chiunque altro, e che ancora più stupidamente, nel momento esatto in cui ti ho allontanato, ho scoperto di volerti ancora, immensamente. Stupida, stupida, stupida! Non ho compreso quanto mi mancavi fino a che non ti ho avuto di nuovo vicino. Il tuo viso, il tuo profumo, la tua voce, stanca e rauca… non sai quanto è stato difficile resistere alla tentazione di gettarti le braccia al collo e supplicarti di perdonarmi, di stringermi, di restare con me.
E non sai quanto, in questo preciso momento, vorrei riportare indietro le lancette del tempo, a quel pomeriggio di giugno profumato di gelsomino e guidare verso l'aeroporto, invece che lasciare Roma, per accoglierti e dirti tutto: che ero incinta, che avevo paura, che ti amavo…e che volevo averti nella mia vita, a qualsiasi costo.
Ho sbagliato tutto, tutto. Perdonami Giuseppe…
Sto singhiozzando forte, ora, appoggiata allo stipite della finestra, gli occhi fissi sulla tua auto, malamente parcheggiata sull'acciottolato del mio ingresso.
La tua auto… che è ancora qui, quindi non sei ripartito.
Sei qui, in paese da qualche parte. E se tu sei ancora qui, io forse sono ancora in tempo: non posso cambiare il passato, ma posso ancora provare ad averti nella mia vita e in quella di nostra figlia.
Devo recuperare una torcia, per uscire e provare a raggiungerti, qui le strade sono piccole e mal illuminate. E devo indossare il cappotto, la tramontana ha ricominciato ad ululare forte. E…

Un colpo, poi un altro, e un altro ancora, alla porta.

Chi è a bussare, secondo voi? "Lui" o la vecchietta impicciona, attirata dalle grida?😂
Grazie, sempre, infinitamente. ♥️

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