- L'occhio -

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Per Lisa Paseccio stava iniziando una giornata come tutte le altre, che si apriva sempre con il lavoro.
Uscì dall'ascensore del quarto piano, appartenente a un grande palazzo che limitava Chicago, e si diresse alla sua postazione.
Ormai lavorava da ben tre anni come segretaria per l'ufficio di Marze, dove si ideavano prodotti di bellezza.
Posò la valigetta, che per tutto il tragitto si era portata dietro, e si guardò attorno. Erano le sette di mattina: Lisa era sempre stata puntuale.
Due uomini in giacca e cravatta stavano digitando tranquillamente sui loro computer.
Sospirò, era abituata alla loro indifferenza, e si voltò verso la finestra che mostrava una parte della città. Restò per un po' a osservare la strada sottostante, poi alzò la testa e riuscì a intravedere il suo riflesso: era una donna sulla quarantina; aveva i capelli scuri e, ogni volta che veniva al lavoro, li teneva legati in uno stretto chignon; racchiudeva negli occhi un po' di tristezza e le labbra, screpolate, sorridevano raramente.
C'era un motivo, che confessò solo alla propria madre, per il suo stato pietoso: una delusione in amore.
Era stata con un uomo per una settimana, solo una breve settimana. L'aveva tradita con una ragazza alquanto bella ma dal carattere autoritario.
Cercava di dimenticare questa storia, dopotutto erano passati dieci anni d'allora.
- Buongiorno Lisetta - una voce da donna la riportò alla dura realtà.
- Ah, ciao Mara - salutò Lisa, girandosi.
Mara Fiorledro, con il suo solito abito, stava preparando la sua scrivania che era distante cinque metri circa da quella di Lisa.
Era l'unica collega con la quale aveva stretto un rapporto di amicizia, l'unica che rendeva le ore di lavoro meno noiose. Lisa la studiò per un secondo: si portavano due anni in meno; i capelli erano leggermente marroni così come gli occhi, il viso era tutto l'opposto del suo dato che aveva le labbra curate e sorrideva spesso.
Si avvicinò alla sedia e si accomodò.
- Anche oggi dobbiamo stampare delle tabelle, vero? - chiese Mara con un lamento.
- E già, dobbiamo scrivere i risultati di questa settimana - rispose Lisa, aprendo e accendendo il portatile.
- D'accordo, allora tu fai le entrate e io le uscite? -
- Va bene - concluse Lisa.
Entrambe si misero all'opera, di tanto in tanto si scambiavano dei dati affinché avessero potuto essere sicure di quello che stavano componendo.
Più passava il tempo e più le palpebre di Lisa si fecero pesanti, minacciandola di addormentarsi. Aveva dormito bene la sera scorsa ma, in ogni caso, il lavoro la sfiniva.

Quando arrivarono le tre, non prima di aver fatto una pausa pranzo assieme a Mara, si tirò sù. Finalmente sarebbe tornata a casa.
- Bene, abbiamo già consegnato una ventina di fogli ai direttori. Per oggi abbiamo finito! - esclamò Mara, riponendo alcune cartelle in un grosso cassettone di un mobile in alluminio.
- Era ora - sospirò Lisa prendendo la sua valigia, precedentemente riempita di fogli, penne, spillette e calcolatrice.
Stava per abbandonare la sua scrivania quando, proprio mentre gli lanciava un'ultima occhiata per assicurarsi che fosse tutto in ordine, una cosa insolita attirò la sua attenzione.
Urlò. Non era insolita... era spaventosa.
Un occhio, con tanto di sangue, era appoggiato vicino alla sua tazza preferita, con la pupilla rivolta verso di lei. Lisa strinse la valigia e indietreggiò.
- Hey, che è successo? - domandò Mara, preoccupata.
Lisa batté le palpebre, sconvolta. Poi, quando le dilatò, l'occhio viscido non c'era più.
Com'era possibile? Si guardò intorno disperata, tuttavia, nulla di quello che vedeva faceva pensare che lì ci fosse stato un occhio.
- Che ti prende? - insistette Mara; avvicinandosi, con passo svelto, alla collega che sembrava realmente impaurita.
- N-non... non l'hai visto? - mormorò Lisa voltandosi, indicando la scrivania.
- Cosa? - chiese Mara, esaminandone velocemente la superficie.
- È tutto nella norma! - commentò infine, allontanandosi dalla essa e fermandosi davanti a Lisa.
- Cosa hai visto? -
- Un...un occhio! - confessò, le sue mani che cominciarono a tremare.
- Ma non c'è nulla qui! - ribatté Mara, impressionata.
- S-sei sicura? -
- Certo! Forse sarà stato frutto della tua immaginazione a causa della stanchezza. - suppose Mara, afferrando la sua ventiquattr'ore per poi sistemarsi il soprabito.
- Sì, forse è così. - Lisa provò a convincersi.
- Vai a casa e riposati -
- Vedrai che poi starai meglio! - aggiunse Mara sorridendole.

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