- Un serial killer in famiglia -

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A Copenaghen, in una casa con uno stretto giardino che apparteneva al quartiere Amberfils, cenava una famiglia. I Camone non erano come tutte le altre, ogni singola sera litigavano tra loro.
Anche se a volte non vi era un valido motivo, trovavano sempre un pretesto su cui discutere. Benedetta ormai si era abituata, quelle sciocche liti erano come una tradizione.
Lei frequentava il quinto liceo, mentre il fratellino, Nino, doveva iniziare il terzo anno alle elementari. Nonostante fosse la sorella maggiore non significava che non poteva strillargli dicendogli di smetterla di lasciare i giocattoli in giro, questo perché una settimana fa era per poco incampiata su uno di essi. Lui invece le ripeteva che doveva finirla di entrare e uscire dalla sua camera solo per potersi specchiare, dato che nella stanza di Benedetta lo specchio, essendo ridotto, rifletteva solo dalla testa alle spalle.
Alle loro voci si aggiungeva poi quella della madre, Gina, una donna che passava la maggior parte del tempo sui libri. Incitava i figli a dare il massimo nel campo scolastico, e si irritava quando loro due le affermavano che non sapevano fare di meglio.
Insomma, non si mangiava mai in tranquillità. In tutto questo il padre, un uomo di media statura senza barba e capelli neri, cercava sempre di azzittirli, di trovare una soluzione ai loro problemi. Ma invano, il giorno dopo essi riaffioravano con più foga.
Finché una sera di novembre, con il freddo e la pioggia che oscuravano l'atmosfera, anche lui era stato costretto ad unirsi alla discussione.
La moglie, per la prima volta, lo aveva additato e, con voce estremamente delusa, gli aveva rinfacciato che il suo lavoro da benzinaio portava loro poco denaro. Frank non si era mai sentito parlare con quel tono dalla sua stessa moglie, per cui alzò la voce e ribattè:- Lo sai che nessun altro in questa città ha accettato il mio modulo! -
- Questo perché non hai preso la terza media! - disse lei, afferrando la bottiglia d'acqua e riempiendo il suo bicchiere.
- Papà non ha preso la terza media? - rise Nino, ostinanandosi di mangiare le verdure che aveva nel piatto.
Benedetta, che era seduta vicino al fratello dai capelli neri e mossi, proprio come i suoi, posò la forchetta e alzò lo sguardo. Non si era immaginata che il misero lavoro del padre fosse legato al fatto che era andato male a scuola.
- Certo! - urlò la madre, puntando gli occhi di un marrone intenso sul figlio, e aggiunse:- Ora capisci perché voglio che tu e tua sorella vi impegniate? -
In risposta Nino incrociò le braccia al petto fissando il piatto imbronciato, invece Benedetta roteò stancamente gli occhi neri al cielo. Aveva perso il conto di tutte le volte in cui la madre gliela aveva giustamente ricordato.
- Non è importante, sto cercando di arrivare agli straordinari per guadagnare di più! - disse con calma Frank, guardando la moglie con severità.
- Dici sempre così.. - mormorò Gina, dopo due secondi, distogliendo lo sguardo e prendendo il bicchiere.
Benedetta era certa che il padre si stava davvero impegnando per ottenere quegli straordinari, ma da come poteva ipotizzare, forse il capo non voleva cedere.
- Mamma! Non puoi dirci di migliorare se papà non lo ha fatto! - strillò ad un tratto Nino.
- Sì che dovete! - ribadì lei, assumendo nuovamente un aria irritata.
- Nino, la mamma ha ragione. Non fate ciò che ho fatto io.. - brontolò Frank, tagliando un pezzo di pancetta affumicata.
- Io no di certo, non voglio passare il resto della mia vita puzzando di benzina! - disse Benedetta decisa.
- Ma papà non puzza! - esclamò con vivacità Nino.
- Questo perché quando torna a casa si fa la doccia - informò Benedetta, aveva terminato la sua cena ma non lasciava mai il tavolo quando gli altri stavano ancora trangugiando cibo.
Sembrava averlo convinto. Il padre aveva ignorato il suo commento e la madre scuoteva la testa, cercando di non sputare l'acqua che aveva in bocca.
- Va bene, ma comunque non potrò mai studiare se continui a entrare nella mia cameretta! - ringhiò Nino, fissando con rabbia la sorella.
- Che cosa c'entra ora?! - disse Benedetta ricambiando lo sguardo.
- È vero, non devi specchiarti ogni minuto - concordò Gina, dopo aver ingoiato il sorso.
- Sei tu che non mi compri uno specchio più grande! - ululò Benedetta alla madre.
Aveva sempre chiesto ai genitori di acquistarle uno specchio che sia abbastanza grande da mostrare il corpo, ma loro avevano rifiutato dicendole che non le serviva.
- Tanto sei brutta! - dichiarò Nino con tono odioso.
- Come ti permetti? - esplose lei spingendolo. - Sappi che se entro domani non sistemi i tuoi giocattoli, te li butto dal primo all'ultimo nel secchio della spazzatura! - minacciò poi.
- Mamma!! - chiamò Nino, scendendo dalla sedia e, scivolando dietro la sorella, corse dalla madre.
- Nino anche tua sorella ha ragione, devi essere più ordinato! - lo sgridò Gina, ritirando il braccio destro che il bambino le stava strattonando.
Quanto era divertente per lei vedere il fratello cercare conforto dalla madre?
- Lo sarò mamma, ma solo se lei la smette di entrare nella mia cameretta! - insistette Nino.
"Ma se sta zitto? No eh" pensò Benedetta acida.
- Ti ho detto che il tuo specchio mi serve! - disse Benedetta che, per quella volta, voleva sul serio alzarsi e rifugiarsi in camera sua, dove l'attendevano le cuffiette del telefono.
In un istante Nino scoppiò a piangere, tuttavia Benedetta era sicura che lo stava facendo solo per conquistare quel che desiderava. Quindi si affrettò a sparare le prime azioni che detestava su di lui, cercando di far ragionare la madre.

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