Capitolo 1

1.6K 100 14
                                    

Cico Pov:
Erano le cinque di un pomeriggio di pieno inverno quando avevo finito la mia lezione giornaliera di chitarra.
La cosa che mi faceva sempre rabbrividire è che per tornare a casa dovevo passare da un boschetto e quando calava la luce del giorno come in quel caso, diventava un incubo.
Decisi per la prima volta di prendere una scorciatoia per fare prima.
Attraversai il bosco con sguardo alto e correndo, ne avevo paura.
«Devo correre più veloce»
Appena aumentato la velocità della corsa non vidi il grande ramo sotto ai miei piedi e scivolai da un dirupo abbastanza alto.
Sentii il mio corpo cadere tra rami e spine, dopo una ventina di secondi atterrai sul terreno fangoso.
«Cazzo..»
Non mi alzai subito, stetti lì a guardarmi attorno, non avevo mai visto quella parte del bosco.
Come se non bastasse riscivolai sulla pozzanghera di fango su cui ero caduto.
«Voglio tornare a casa..»
Mi uscirono amare lacrime dal dolore di quella caduta, mi alzai e mi scossi i vestiti che erano pieni sporchi di fango misto a foglie stropicciate.
Mi alzai sussultando qualche insulto a quel bosco che tanto odiavo ed appena alzato lo sguardo vidi dinanzi a me un cancello gigantesco.
Con il cuore a mille ancora per lo spavento a causa della caduta mi avvicinai accendendo la torcia del telefono.
Il cancello era arrugginito, sotto era di colore grigiastro ma qualcuno lo aveva dipinto di un viola scuro.
Si potevano intravedere anche piccoli glitter sparsi qua e là.
Intorno e sopra al cancello c'erano rose rosse profumate, viole e altri tipi di fiori, sembrava un invito ad entrare.
Dietro al cancello scorgevo una panchina del medesimo colore in mezzo a un grande giardino pieno zeppo di piante.
Dato che a casa non avevo nessuno, entrai, alla fine cosa avevo da perdere? la curiosità era al limite.
Entrai avendo paura di trovare persone poco raccomandate o peggio ancora: non riuscire più a tornare a casa.
Camminai piano per non disturbare gli eventuali animali che si trovavano là.
A piccoli passi arrivai alla fine del giardino dove c'era un altro cancello.
Questo invece di viola era lilla, sembrava di essere in un film dove dovevi salvare la principessa.
Era chiusa da un lucchetto color oro, per me non era un problema scavalcare i cancelli, era il mio hobby preferito da piccolo.
Dopo aver scavalcato con estrema facilità mi accorsi che c'era un mondo dietro.
Si potevano notare tutti gli addobbi lilla sparsi in giro, tutti quei colori mi mettevano la nausea; guardai attorno a me e trovai un ponticello che portava chissà dove.
Salii sul ponte formato da rocce scure con delle ringhiere nere, anch'esse arrugginite; ero sicuro che non mi sarebbe successo niente, quel posto era fantastico, trasmetteva gioia, calma e sicurezza ma allo stesso tempo mistero.
Alla fine del ponticello si trovava una casetta, era a due piani, all'esterno dipinta di un bianco calmo, proprio come l'aria che si respirava lì.
La porta era socchiusa, entrai curioso, ma allo stesso tempo incerto.
Quello che vedevano i miei occhi era a dir poco spettacolare.
La pareti all'interno erano di un leggero viola con i glitter argento, il pavimento in parquet, alla destra della porta d'entrata c'era una sala con un divano in pelle bianco con di fronte un tavolino in vetro dove su di esso era appoggiata una tazza di caffè e un libro; ed infine una televisione, mentre nell'ala sinistra un cucinotto confortevole con quadri di gatti senza pelo appesi che mi misero un pizzico d'ansia.
Salii le scale, anch'esse in parquet, e mi trovai ai piedi un micio con gli occhi azzurri senza pelo; mi faceva così tanto impressione che mi venne d'istinto urlare a squarciagola.
Aspettai immobile qualche secondo per vedere se qualcuno fosse in casa e venisse da me a vedere chi ero ma non c'era anima viva.
Mi scappò una piccola risata divertito dalla scena e andai a curiosare al secondo piano.
L'unica porta aperta di quel piano era una grigio scuro e dentro c'era un letto con le coperte rigorosamente viola e una lampada che pendolava del medesimo colore.
Era una stanza abbastanza piccola per il resto della casa, pensai.
Uscii dalla cameretta e mi diressi verso quella infondo al corridoio, mi colpì particolarmente il colore, non era rosa o viola come mi sarei aspettato ma era arcobaleno.
Aprii e vidi qualcosa di immaginabile.
Le pareti erano di un rosa leggiadro, il pavimento era lilla luccicoso, un poster sopra al letto della Lana Del Rey, un'altalena posta al centro della stanza, e i quadri di gatti senza pelo, non mancavano.
Sotto la finestra c'era una scrivania fatta di legno di betulla con al di sopra un album da disegni: ‘Strecatto’
Strecatto? Che nome buffo, sarà un soprannome, alla fine anche io l'ho.
Incuriosito aprii l'album e c'erano centinaia di disegni, colorati, non finiti, iniziati e poi scarabocchiati, pagine strappate e tant'altro.
Chiusi rapidamente e mi accorsi che sulla scrivania c'erano tantissime matite e lapis appositi per il disegno.
Girovagai a vuoto nella stanza finché la mia attenzione si spostò su un gigante armadio argentato; non feci in tempo ad aprirlo che qualcuno era ad osservarmi sulla soglia della porta.

Ciao amici!
Come potete vedere ho creato un'altra storia, sempre sulla strecico ma questa vi appassionerà sicuramente di più di "Mi hai salvato la vita".
PS. La foto della copertina è il ponte di cui parla Cico :D
Grazie per aver letto <3

&quot;Chi sei?&quot; -Strecico♡︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora