Ricominciare - Parte 1

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«Pronto?» alzo la cornetta.

«Hey, Ed! Sono Nick. Ti va di fare qualcosa stasera?» chiede la causa del mio malessere.

«Nick, niente da fare. Stasera sono un po' giù. Non mi sento neanche bene. Sai, c'è un tempaccio fuori.» fingo uno starnuto.

«Ma cosa mi fai sentire? Il possente leone abbattuto da un lieve raffreddore?» scimmiotta la voce.

«Non rompere.» dico freddo.

«Hey calma, d'accordo. Sarà per un'altra volta. Fatti sentire, però.» dice seccato.

«Intesi. Devo staccare ora, ciao.» aggancio senza aspettare risposta.

   Mi dirigo in cucina e do un'occhiata all'orologio. Erano le 20:17 e ancora non avevo cenato. A dire il vero non avevo mangiato neppure a pranzo. Lo stomaco mi brontola sonoramente e perciò mi avvicino al frigo e prendo del bacon, poi dalla dispensa prelievo un toast e preparo quella che ne sarà della mia cena. Accendo la TV e mi siedo a tavola, ma come sempre non trasmettono mai nulla di intrigante.

   La TV è una noia pazzesca, specialmente senza la mia Jane. Tutto è noioso senza lei. Ogni cosa mi riconduce sempre allo stesso pensiero, come un perno fisso. Jane. Quattro lettere che riecheggiano nella mia mente, senza fermarsi mai. Suoni assordanti, come chicchi di grandine che con violenza sbattono sul parabrezza dell'auto.

   Intanto guardo fuori dalla finestra. Riesco a percepire il freddo dell'inverno che si avvicina, come l'inesorabile destino di me e Jane. Sento che un giorno ci ritroveremo e resteremo saldi ancor di più l'uno con l'altra. È il 23 settembre e benché sia un po' presto per Natale, desidero come regalo la mia, ormai ex, ragazza che torna da me.

   Mi posiziono davanti al camino, il cui fuoco all'interno scoppietta deciso, creando quell'atmosfera che tanto mi piaceva da piccolo. Sul soffitto si proiettano irregolari le ombre generate dai fasci di luce casuali delle fiamme. Passano gli anni ma mi incanto sempre dinnanzi a questo spettacolo.

   Accendo il display del cellulare, aspettandomi qualche chiamata persa, qualche messaggio. Mi sentivo come il me bambino di diversi anni fa che impazientemente aspettava che scendesse dal camino quel signore grasso completamente vestito di rosso, con una lunga e folta barba che cadeva sul suo petto gonfio. In entrambi i casi l'attesa non fu colmata, se non dalla tristezza di essere solo ed ingannato da quell'ignoto pittore che si divertiva a disegnare sorrisi capovolti sul mio viso. A lui nulla fa tenerezza, nemmeno spezzare il sogno di un bambino. Mi sono sempre chiesto se quella persona abbia sofferto almeno quanto me. Spero solo che abbia una valida ragione per vendicarsi in tal modo, altrimenti non so proprio a chi credere.

   Il display segna solo le 20:56 ed io mi sento vuoto. Ripenso alle parole di Nick. Davvero ero stato abbattuto? Non ne ero ancora convinto, per questo motivo digito il suo numero.

«Oi, Nick. Sono Edward.» mi introduco con falso entusiasmo.

«Weilà, hai sconfitto il demone e vuoi festeggiare?» mi anticipa.

«Beh, sai. Ci ho ripensato. È ancora valida quella richiesta?» sorrido.

«Certo, passami a prendere tra mezz'ora» risponde sicuro.

«D'accordo, vengo subito.» chiudo la chiamata.

    Ho bisogno di pensare ad altro. Mi correggo: ad un'altra, per essere preciso. Vado in camera e mi guardo intorno stupito. Sono bastate poco più di 24 ore dall'uragano che mi ha travolto per creare un tale disordine. Ed é stata davvero una tromba d'aria, in tutti i sensi. Vestiti, sciarpe, cappelli, jeans di ogni tipo e colore, tavolozze, disegni non finiti e cavalletti ovunque. Tutto non é al suo posto. Jane non é al suo posto. Perché per me Jane é tutto. Mi chiedo cosa sto facendo, perché non sto tentando di riconquistarla? Perché sto uscendo con Nick allo scopo di trovarne un'altra? La verità è che ho paura. Paura di affrontarla. Paura di trovare in lei qualcosa che non mi appartiene più. Ed è proprio vero che le cose che possiedi alla fine ti posseggono.

   Cerco di sistemare un po' la stanza, almeno da rendere possibile il passaggio. Sollevo vari vestiti, fino a che mi trovo tra le mani un giaccone di pelle scuro e sotto di esso noto un pezzo di vetro bluastro. È di quel vecchio vaso che ora non c'è più, perché andato in mille pezzi a causa di Jane, un po' come il mio cuore. Smetto di pensare e adagio quel frammento sul comodino, perché se continuo così potrei impazzire.

   Apro le ante dell'armadio e prendo una camicia classica chiara, su cui decido di indossare un maglione Ralph Lauren nero a collo basso. Poi mi infilo un paio di jeans chiari Calvin Klein, mi allaccio delle Adidas scure con i lacci bianchi e per ultimo, tiro su la cerniera della giacca scura. Esco dal salone e vado all'ingresso, dove prendo le chiavi della mia berlina, e lascio l'appartamento. Desidero ricominciare.

 

  «I walk this empty street, on the Boulevard of Broken Dreams. And this city sleeps and I'm the only one and i walk alone.» intono delle note dei Green Day, mentre tengo d'occhio la strada bagnata dalla pioggia. Sterzo a destra ed ecco l'attico di Nick. É un vecchio palazzone novecentesco, con due file di balconi scolpiti in pietra.

Suono il clacson e dopo poco scorgo la testa di Nick affacciarsi dall'unica finestra illuminata. Mi fa cenno di aspettare 5 minuti. Pigio il tasto successivo dell'mp3.

    «Summer has gone to past and the innocent can never last. Wake me up, when September ends.»

Svegliatemi quando settembre finisce. Esatto. Lasciatemi riposare per una settimana senza disturbarmi, ne ho bisogno.

Almeno non soffrirò la mancanza di Jane.

   Nick esce dal portone in pietra levigata con aria indifferente, si avvicina all'auto e apre la portiera.

«Ah! Già passato il malanno?» introduce ghignando.

«Non mi faccio abbattere facilmente.» mento.

«Dai, allora dove andiamo?» mi chiede, cercando una sigaretta nel suo marsupio.

«Fuori si gela e potrebbe addirittura piovere, quindi suggerisco un luogo chiuso. Non saprei, pub, discoteca, bowling?» rispondo con aria annoiata.

«Che ne dici del Plinio? Quel piccolo locale in...» suggerisce, mentre accende la sua Chesterfield con l'accendino dell'auto.

«Harvest street. Sì, lo conosco. Andiamo a dare un'occhiata.» lo interrompo deciso. Quello è il pub dove lavora Jane, magari potrebbe essere lì.

Metto in moto i 343 Cavalli e mi dirigo al Plinio.

«Dannazione, qui davanti non c'è nemmeno il posto per parcheggiare un motorino.» dico seccato.

«A 200 metri da qui mi sembra che ci sia un parcheggio.» prende una pausa, poi continua «Se non sbaglio questa sera al Plinio c’è una band rock, sarà sicuramente questo il motivo di tanta gente.»

«Band rock?» chiedo incuriosito, mentre piccato accelero in cerca di un posto auto.

«Sì, pare che sia molto in voga in questo periodo. Se non sbaglio si fanno chiamare "From first to last".» Abbassa il finestrino per lanciare il mozzone, poi lo rialza e riprende «Sai, mia sorella usa ascoltare la musica ad alto volume e tutti noi presenti siamo costretti a seguirla.» conclude con aria scocciata.

    Mi limito a guardarlo per un attimo facendo un cenno col capo, poi rivolgo l'occhio alla strada.

«Ed, che ti succede? Dov'è finito il tuo vigore? Ho notato che sei schivo e insolitamente di poche parole stasera.» mi chiede impaziente.

Noto con la coda dell'occhio che mi sta fissando in attesa di una mia risposta, ma subito taglio a corto incurante della sua domanda.

«Eccoci, questo dovrebbe essere il parcheggio.» svolto a destra, posiziono l'auto di fianco ad una vecchia Toyota rossa e spengo il motore, mentre Nick resta in silenzio. Scende anche lui dalla vettura e si incammina verso il locale. Attivo l'antifurto e lo raggiungo.

   Per tutto il tragitto non ci siamo rivolti parola, ma poi, giunti davanti a quell'ammasso di luci colorate che si accendevano ad intermittenza, cerco di spiegarmi «Nick, scusami. Se proprio vuoi ne parliamo, ma prima scegliamo un tavolino. Qui fuori si gela» dico impacciato.

«Era ora.» si volta sorridendo, come per farmi capire che mi aveva perdonato.

In fondo non ho mai ritenuto che fosse egli la causa di questa tempesta, l'ha solo resa possibile instaurando le condizioni adatte. Il vero errore ero io, non Nick.

Una vita su telaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora