Il malefico puzzo di rancido che proveniva dalle cucine, ai piani inferiori, era talmente forte che fui quasi obbligata a destarmi dal mio sonno, con uno schifato mugolio, contenente nel suo timbro tutto il sonno che avevo perduto la sera prima. Provai a tapparmi il naso, portando l'indice ed il pollice a chiudere le narici, ma non ci fu nulla da fare e ormai, data l'ora, tanto valeva alzarsi. L'avevo scorta dall'orologio appeso al muro, proprio davanti al mio letto, mentre mi rigiravo intorpidita e schifata. Erano le nove e qualche minuto. Troppo presto, accidenti, troppo presto. Ma che stanno facendo di sotto? Vogliono uccidermi? Maledetta me e maledette quelle planimetrie che mi rifiutai di guardare, maledetti tutti: Maledetto il cuoco ed il figlio del cuoco, maledette le cameriere e tutta la servitù e soprattutto, ancora una volta, maledetta me. Lanciai le coperte e con estrema fatica, tirai le tende dopo aver raggiunto la stoffa scarlatta, aprendole e venendo travolta dall'abbagliante luce del sole radioso, oggi come ieri. Il braccio sulla fronte mi permise di mantenere gli occhi socchiusi e quando questi si furono abituati alla luce, riuscii a mettere a fuoco la bellissima vista panoramica sulla città che, maestosa, si ergeva ai pendii della vallata sulla quale si ergeva l'edificio. Mi misi seduta e dopo essere stata seduta mi alzai in piedi, camminando avanti ed indietro per la stanza ed infine andando verso il bagno, ma non è bene iniziare la mattina subito con la doccia, mi dissi, no, per niente. Ci sono! Farò colazione.
"Siamo mortificati per averla disturbata, capitano! Non era nostra intenzione! V-ve lo giu-"
Smise di parlare ad un gesto della mia mano e parve capire che, fortunatamente, non aveva niente di cui preoccuparsi, poiché io ero di buon umore e di far capitolare teste non avevo la minima voglia. No. Questa mattina c'è il sole e non cadrà nessuna testa. Con queste parole nella mente, le lamentele del cuoco parvero affievolirsi di tono; Percepivo le sue parole, ma non stavo ad ascoltare. Che vista splendida c'era anche dalla cucina. Non ci avevo mai fatto caso. Il grande finestrone lucido, posto sulla parete di destra e ben lontano dalle contaminazioni dei fumi, era situato dalla parte opposta della finestra della mia stanza e si vedevano i campi arati ed i primi contadini e lavoratori che si affaccendavano con aratri e sacchi, zappe e secchi, intenti nelle prime fasi della routine giornaliera. Uno, mi pareva di vedere, portava un grosso cappello ricavato dall'intreccio di paglia o forse giunco. Gli stava bene, come gli stava bene il vestiario umile composto da una maglia rattoppata di cotone e dei pantaloni strappati, color cachi, che parevano troppo corti e troppo stretti per un uomo di quella statura. I piedi sozzi e sporchi affondavano nudi nel terreno per mantenere saldo il corpo mentre le mani, con forza e fatica, sollevavano l'asta della zappa e lasciavano ricadere l'estremità con godurioso piacere, per rendersi conto successivamente di doverlo riportare ben alto per un altro colpo. Che triste la vita del contadino e che peso immane quello di dover lavorare la terra tutto il giorno. Non vi è riposo sotto il sole e non vi è riposo sotto la pioggia. Non vi è riposo quando al mattino c'è la gelida nebbia e ancora non vi è riposo quando, in città, si indicono scioperi o assemblee, perché i contadini svolgono un compito troppo importante per l'economia e se smettessero di lavorare anche per un solo giorno, sarebbe il caos assoluto in tutto quanto il nostro mondo. E se i contadini si ribellassero? L'esercito sarebbe sicuramente costretto ad intervenire, ma come finirebbe? Con un bagno di sangue. Sarebbe buono? Per niente, il paese ne uscirebbe distrutto e privato di moltissima forza lavoro. Ma allora perché sfruttare così avidamente una classe sociale così importante? Perché sono nati contadini e quello è il compito del contadino, perché sono sfruttati da quando sono nati e così le cose resteranno finché su questo mondo vigeranno le sacre leggi degli Dei benedetti, che ci proteggono e ci hanno dato la vita. Come hanno detto loro, gli Dei, il contadino è contadino, il mercante è mercante e il cavaliere è cavaliere. Così è, così è stato e così sarà.
"Q-quindi è tutto sistemato, onorevole capitano? Ve lo chiedo, ve ne prego, da umile cuoco. Per me e la mia famiglia che ha tanto bisogno di vedermi lavorare!"
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On Wings of History
AdventureUna mattina come tante, di un giorno come tanti, il dovere chiama e le ali si spiegano; Senza esitazione e con molti dubbi, un pilota militare è costretto alla sortita per correre in aiuto dei suoi compagni, rimasti coinvolti in un conflitto aereo...