Quel pomeriggio la nebbia scendeva fitta sulla città di Sydney inghiottendo qualunque cosa si trovasse sul suo cammino.
Il vento tirava forte e la temperatura era scesa di parecchi gradi. Raramente capitavano giornate cosi, e tutti preferivano rimanere a casa.
Ma quel tutti non comprendeva Luke che quel giorno rigido di gennaio se ne stava sdraiato su una panchina in uno dei tanti parchi abbandonati della cittá.
Le mani screpolate dall'aria fredda stavano appoggiate sotto la testa mentre le gambe piegate si muovevano seguendo un ritmo costante e lento.
Chiunque fosse passato di lì e lo avesse visto, avrebbe pensato che quel ragazzo fosse il ritratto della calma e della tranquillità.
Era tutto immobile. Sembrava quasi che il mondo intero si fosse fermato a guardare Luke, aspettando che succedesse qualcosa.
E quel qualcosa successe.
Un urlo che squarciò il silenzio, un urlo che dentro di sè racchiudeva tutto quello che era quel ragazzo.
Era dolore, era nostalgia e tristezza. Era bello e dannato. Era tutto ed era niente. Era vuoto.
Un ragazzo vuoto, pieno di tatuaggi per bilanciare forse quella mancanza.
Mancanza di amore. Una cosa che non avrebbe mai potuto pensare, una cosa a cui credette la prima volta che il suo sguardó si posò su Shay.
- Dammi le braccia. - disse il biondo allungando una mano.
Shay dovette mettere a tacere qualunque istinto di opposizione, porgendo per quanto le catene potessero, i polsi verso di lui.
Luke estrasse dai pantaloni neri una piccola chiave con la quale aprì le manette.
Le mani, dopo essere state liberate, rimasero comunque immobili per paura che un qualche minimo movimento potesse far arrabbiare Luke che adesso stava seduto per terra.
Accanto a lui stava una bacinella bianca piena di acqua e uno strofinaccio, accompagnato da numerose bende e cerotti.
- Stenditi per terra - disse lui immergendo la pezza nel recipiente.
Shay si diresse lentamente vicino a Luke ma invece di sdraiarsi gli si sedette di fronte. Una bacinella bianca a dividerli.
- Quanti sono? - chiese lei con voce sottile tenendo lo sguardo fisso sulle braccia pallide del ragazzo completamente piene di disegni, numeri e lettere.
I suoi occhi viaggiavano veloci, cercando di cogliere un dettaglio, un particolare che le potesse svelare qualcosa in più su quello che Hemmings era ed è.
- Avevo 16 anni quando feci il primo - iniziò Luke ignorando la domanda posta da Shay qualche minuto prima.
Alzó gli occhi verso la ragazza, cercando il suo sguardo fino a quando non lo ebbe trovato.
Occhi che facevano l'amore e facevano la guerra. Occhi che si raccontavano storie di vite segnate da paura, violenza e disordini.
Ma quella lotta continua finì non appena Luke sbottonó la camicia mostrando la scritta sull'avambraccio
Shay Evans.
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Sono tornata con il secondo capitolo della storia. Volevo ringraziarvi per i due voti, il commento e le 132 visualizzazioni. Siete magnifici ♡
Buone Feste♡
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Philia
FanfictionSe ami davvero qualcuno non lasciarlo libero, chiudilo in un posto isolato e buio fino a quando grazie alla Sindrome di Stoccolma non avrá imparato ad amarti