26 (Sami one-shot)

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In un universo parallelo dove quando si muore la persona che più hai ferito in vita decide se mandarti in paradiso o all'inferno. Catra muore sacrificandosi per Adora nella navicella di Horde Prime.

Catra si guardò intorno, vicino a lei c'era solo il buio, un'oscurità fredda e angosciante che la circondava ovunque privandola di una qualsiasi via di fuga, come un animale in gabbia. Era morta? I suoi ricordordi confusi e dolorosi erano indecifrabili, un codice criptato che non riusciva a comprendere. Aveva fatto scappare Glimmer ma da dopo quell'evento non si ricordava più nulla. Prese un respiro guardando l'infinita oscurità che le copriva l'orizzonte. In quel momento si sentiva solo stanca, sfinita dalla sua vita, dagli abusi, dai combattimenti, voleva solo andarsene in pace. Era da tanto tempo che non rimaneva da sola, le guardie di Lord Prime l'avevano seguita ovunque in quelle settimane, odiava la troppa compagnia. Sorrise tristemente guardando il buio, era così che finiva per lei? Ormai sapeva di essere morta, lo aveva capito fin da subito. Si accovaggiò a terra mentre il suo copricapo scarlatto le scivolava giù dalla fronte, precipitando nel nulla. Alla fine quella buona azione di cui parlava Sparkols le era costata la vita, era ironico per una come lei, capace di fare solo del male. Faticava a respirare e la vista le si annebbiava sempre di più, a fatica riconosceva le sue stesse mani e le lacrime le bagnavano le gote. Qualcosa dentro di lei le urlava che non c'era più nulla da fare, che era troppo tardi per vivere, per fuggire o pentirsi. Infondo sapeva che era tutto finito, così si arrese all'oscurità, chiudendo gli occhi e lasciandosi sommergere dal buio. I ricordi le tornarono piano piano alla mente, come quando ci si sveglia da un sogno troppo lungo o nel suo caso un incubo.

Horde Prime l'aveva catturata e buttata in una piscina verdastra, come aveva fatto con Hordack, solo che lei era morta nel processo. Aveva sofferto, tanto, aveva combattuto fino all'ultimo, urlato, pianto e pregato ma il male l'aveva sopraffata e tra le sofferenze il suo cuore aveva smesso di battere. Non era stata una morte pacifica il che concordava con la sua vita da guerriera. Il suo ultimo pensiero era stata lei, prima di chiudere gli occhi per sempre aveva rivisto per un secondo la forte donna di cui si era innamorata, aveva scorto i suo occhi blu in lontananza ma come al solito quel sogno era troppo lontano, troppo elevato, perchè lei potesse raggiungerlo.

"Hai fatto la tua scelta, ora convivici" pensò alle parole di Adora, quelle che le disse quel fatitco giorno, quando aprì il portale. Si pentì di tutto, della sua vita, della sua rabbia, delle sue malefatte e del suo dolore che aveva rovinato la vita ad altri. Se solo in quel momento Catra avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo, sarebbe corsa dalla sua amata, dalla sua Adora e quel giorno, all'inzio di tutto, avrebbe accettato la sua mano e sarebbe scappata con lei.
Ma ormai le cose erano andate così, aveva scelto di essere un mostro e alla fine era morta da sola.
Aprì piano gli occhi, due pulsanti si illuminarono davanti a lei. Uno verde, con sopra scritto "paradiso" che emetteva calore e donava una sensazione di pace e uno rosso, quello per l'inferno, oscuro e angosciante.
Ora sarebbe dovuto arrivare qualcuno per decidere la sua sorte; no, non qualcuno a caso ma la persona che più aveva ferito in vita. Chi sarebbe arrivato per condannarla? Adora, Scorpia, Entrapta, Kile, Rogelio, Ronny, Hordack, Bow, Angella, Glimmer...
Erano troppe le persone che aveva fatto soffrire, talmente tante che era impossibile per lei poter anche solo contemplare l'idea di poter andare in un posto migliore.
Il tempo passava e nessuno si presentava. Catra da sola tra le ombre continuava a piangere, con il cuore pieno di rimorso, pregando che qualcuno, chiunque le desse un ultimo abbraccio, anche se non se lo meritava. Il tempo scorreva lentamente e il buio divenne sempre più intenso. Fu solo quando la donna-gatto posò gli occhi sui pulsanti che comprese. Sorrise amaramente, come a farsi beffe di se stessa, mentre senza esitare premeva il tasto per l'inferno.
"Scusami...Adora" ripeté prima di scomparire lasciando dietro di sé solo il suo elmetto che continuava a precipitare nel nulla.

↳𝑮𝑨𝒀 𝑺𝑯𝑰𝑻: Catradora in pillsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora