"No, ti prego, lasciami"
"Non mi toccare, vi prego, aiutatemi!"Mi sveglio di soprassalto, in un letto non mio. Il sudore mi impregna i vestiti e la testa mi sta scoppiando. Gli incubi mi attanagliano ogni notte, non mi lasciano mai, sono una presenza assordante come il rumore del vetro che cade in frantumi. Taglienti, mi lacerano l'anima.
Cercando di dimenticarli, mi alzo e mi guardo intorno. Sono in una stanza spoglia, con un armadio sulla destra e un comodino vicino al letto. Non c'è nient'altro se non una finestra che da sul fiume.
Ripenso alla notte scorsa, quando mi aveva fermato e trascinato via da quel dirupo. Non ricordo bene il tragitto da quel posto a questa stanza, solo il vago rumore del motore accompagnato dalla luce dei lampioni. Nient'altro.
Non devo essere molto lontana da dove mi ha trovato, concludo guardando fuori dalla finestra e vedendo da lontano la foresta. D'un tratto, l'immagine di Gregor mi appare in mente e spaventandomi, mi allontano. Mi sta sicuramente cercando, non mi avrebbe mai lasciato in pace.
Cerco di riprendere il controllo, facendo dei respiri lunghi e profondi, ma non riesco a calmarmi, solo il suo pensiero mi porta alla mente il ricordo di quella notte. Devo andarmene lontano da lì e subito.
Scrutando ancora in giro, noto un bicchiere d'acqua sul comodino con un biglietto posato a fianco.
Come promesso, non mi vedrai più. Ricordati di mantenere la tua di promessa.
Il mio cuore perde un battito. È un suo messaggio e mi dice addio, per sempre.
Come promesso.
Dovrei sentirmi sollevata da quel biglietto, dopotutto, ha mantenuto la sua parola, ed è quello che più desidero, ma, il mio corpo continua a respingere l'idea che se ne sia andato, facendomi venire gli occhi lucidi.
Lui se ne è andato e io non l'avrei più rivisto. Chiaro e semplice. Nient'altro da dire o da aggiungere.
Celia, lo sapevi, adesso smettila di piagnucolare e scopri dove sei mi dissi, cercando di convincermi. Così, bevo dal bicchiere e prendo le scarpe vicino al letto.
"Oh, ti sei svegliata" dice una voce femminile dietro di me. Girandomi, una ragazza più o meno della mia età si trova appoggiata allo stipite della porta, con un vassoio in mano. È alta e snella, con dei capelli biondi a caschetto e un paio di occhiali neri che nascondono i suoi occhi azzurri. Ha l'aria dolce e, con quel sorriso stampato sulle labbra, non riesco a non fidarmi. "Ti ho portato la colazione" continua, avvicinandosi al letto.
"Io... Ehm, ti ringrazio!" Rispondo sedendomi, cercando di ricambiare il sorriso ma con poco successo. "Dove sono?" Chiedo invece.
"Oh, non ti preoccupare, sei al sicuro qui, è casa mia" risponde posando il vassoio "non sapevo cosa proporti quindi vedi tu, ho messo un po' di tutto!" Continua mostrandomi tutto ciò che ha preparato.
Fino a quel momento non avevo capito quanto profonda fosse la mia fame così, sentendo il profumo della crostata appena sfornata, la mia pancia come richiamata da quel profumino, inizia a brontolare facendoci sorridere.
"Devi avere molta fame! Serviti pure, ho cucinato tutto con le mie mani! Chef Laura al tuo servizio"
"Grazie mille" dico prima di fare un morso a una fetta di torta, "è tutto così delizioso"
"Tutti questi anni a studiare cucina hanno portato a qualcosa allora!" Scherza prendendo un pezzo di crostata "hai proprio ragione, è deliziosa" dice ridendo.
So cosa sta facendo e ciò mi fa sorridere sinceramente. Tra le sue battute e i suoi sorrisi, riesco a sentirmi a mio agio, dimenticando per qualche istante tutto quello che ho dentro.
"Io sono Celia" dico dopo un po', "Grazie per avermi ospitato"
"Piacere Celia, io sono Laura" risponde porgendomi la mano giocosamente, "E non ringraziarmi, farei tutto per mio cugino!"
Suo cugino? Stava sicuramente parlando del ragazzo della scorsa notte, colui che mi aveva impedito di fare quel passo.
Cercando di non mostrare quanto quella informazione mi ha scombussolato, bevo il succo d'arancia che ha portato con sé e distolgo lo sguardo.
"Ti ha... Ti ha detto qualcosa? Su di me, intendo" le chiesi dopo un po'.
È così strano sentirsi imbarazzata per quello che è successo. Avere la voglia di custodire quel momento lontano da tutti e dimenticarlo per sempre.
Avrei saltato? Celia, l'avresti fatto davvero?
"In realtà, nulla di speciale; che sei sua amica e che avendo poca benzina ha preferito portati qui!" Mi risponde con tutta tranquillità.
"Ah sì, che sbadata" dice poi, alzandosi di tutta fretta "Vuoi farti una doccia? Posso prestarti dei vestiti, siamo più o meno della stessa taglia, non dovresti avere problemi"
"Io... Non vorrei essere di troppo" le dico imbarazzata. Non sa chi sono, non può neanche immaginare cosa sono capace di fare.
Scacciando via quel pensiero, la guardo negli occhi. È bella; ma non parlo della bellezza fisica, quella è superflua. Emana un fascino interiore che poche volte nella vita puoi trovare in una persona.
"Nessun disturbo, davvero. Le amiche di Evan sono anche amiche mie, quindi, finisci tranquillamente la colazione, vado a prenderti i vestiti" risponde correndo fuori dalla stanza, senza lasciarmi il tempo di rispondere.
Evan.
Evan è il suo nome.Il cuore mi pompa all'impazzata nel petto. Ieri, con tutto quel trambusto, non gli avevo neanche chiesto come si chiamava. Non gli avevo domandato niente.
Quel pensiero mi toglie la fame: chi è Evan? Come ha fatto a trovarmi? Perché... Perché mi ha salvata?
Non avrei mai potuto dare una risposta a tutte quelle domande. Non l'avrei più rivisto, fine della storia.
Laura tornò in stanza con il cambio ideale per quel periodo dell'anno: in più dell'intimo, c'è un bel maglione rosso e un jeans nero.
"Ecco per te, spero che il rosso ti piaccia! Sai, tema natalizio!" Dice scherzando. "Vedo che non hai più una gran voglia di mangiare" e piegandosi per prendere il vassoio continuò: "vieni allora, ti accompagno in bagno!"
Uscendo dalla stanza con il cambio in mano e il biglietto nascosto nella tasca, noto quanto il suo appartamento rispecchi la vita di una normalissima studentessa: libri dappertutto, fogliettini attaccati al muro e ultimo, ma non meno importante, tazze da caffè sparpagliate in tutte le stanze.
La vita perfetta. Quella che voglio. Quella che non avrei mai potuto avere.
"Scusami per il disordine, non aspettavo ospiti! Comunque, vai fino alla fine del corridoio sulla destra, troverai il bagno" dice un po' imbarazzata "Prenditi tutto il tempo che vuoi, fai come se fossi a casa tua!"
Le sue parole mi riempiono il cuore di gioia, e prima di poter ragionare, le tocco delicatamente il braccio. Girandosi, nota i miei occhi lucidi e senza dire niente, mi prende la mano e la stringe dolcemente.
"Non ti preoccupare" sussurra, "dai vai, una bella doccia ti farà bene!"
Mi lascia la mano e così, mi avvio verso il bagno.
Camminando, una foto appesa sul muro attira la mia attenzione: Laura con un sorrisone che abbraccia, una ragazza di schiena, con una chioma folta e rossa.
Non seppi in quel momento, quanto quello scatto avrebbe cambiato tutto.
Distogliendo lo sguardo dalla foto, apro la porta e m'incammino verso la doccia, con la forte voglia di lavare via tutti i miei peccati.
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Bene ragazzi, vi presento il secondo capitolo di Sguardi dipinti nel buio. Cosa ne pensate?
Celia ha scoperto il nome del suo salvatore, Evan e ora, con un bigliettino, sembra proprio che non lo rivedrà più... Ma ne siamo davvero sicuri?
Aspetto in ansia i vostri commenti o critiche,
spero a presto,
la vostra @sprovveduta
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Sguardi dipinti nel buio
RomanceScappata da un destino crudele, Celia si ritrova dinanzi un dirupo, pronta a mettere fine a quel poco che le resta, la vita. Sotto quel cielo freddo, prima di fare quell'ultimo passo, la voce di un ragazzo la frena e, inaspettatamente, l'allontana...