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Guardandomi allo specchio noto quanto sono cambiata. Mi tocco la pancia e sento le ossa sporgere. La mia pelle è pallida e i miei occhi, non sono che due pietre piccole e spente.

Come posso essermi ridotta così?

Dando la schiena allo specchio, mi vesto ed esco dal bagno, lasciando lì il ricordo della mia immagine.

Laura è seduta sul divano, davanti al computer e, talmente è presa, non mi nota.

"Ho finito" le dico piano, per paura di disturbarla.

Alza lo sguardo e mi fa un dolce sorriso.

"Vedo che ti ha fatto bene la doccia! Vieni, ti faccio un po' di spazio" risponde spostandosi di lato e mettendo da parte il computer. "Tutti questi corsi mi stanno distruggendo"

Sedendole vicino, mi sporgo per vedere lo schermo del pc: "già, vedo che sono un bel po' di pagine"

"E dire che è solo la prima parte. Vabbè, per adesso basta compiti, sono stufa" proferisce chiudendo il portatile. "Tu, invece, cosa studi?"

Quella domanda mi spiazza, bloccandomi.

Gli studi.

Io ama la scuola: studiare, imparare, leggere e scrivere. Sono sempre stata appassionata dalla letteratura e dalla storia, per non parlare di quando nonno, amante dei racconti gialli, mi leggeva piccole novelle di domenica pomeriggio, dopo il suo famoso pisolino.

La lettura era il mio quotidiano e tra le parole degli scrittori non sognavo altro che di vivere le loro avventure. Io, mio nonno e una spada, sconfiggendo il drago e salvando il principe rinchiuso nel castello.

Tipicamente nostro, cambiare ogni tradizione e regola, distruggendo i limiti e scovando nuovi orizzonti. Mia e del nonno.

Ripensare a quei momenti di spensieratezza, mi riporta in mente quanto, in realtà, io sia sola. Sola e senza nessuno. Sono diventata quel principe rinchiuso nella torre, con la sola eccezione, che nessuna principessa sarebbe venuta a salvarmi, perché, il famoso drago, non è che una parte di me.

Che vita avrei mai potuto fare?

Vivere in una bugia sarebbe stato così semplice. Lasciare che il passato fosse solo un incubo e la realtà un sogno.
Fingere è sempre la scelta più facile, quella che prendi perché non hai scampo. Così, mento, dicendole che avevo lasciato la scuola perché non mi piaceva studiare.
Bella falsità, no? Semplice ed efficace, senza troppe interrogazioni e con quel fascino lontano.

"I miei genitori vogliono che continui gli studi. Da quando Penelope è scomparsa, la nostra famiglia non è più stata la stessa. I miei sono più protettivi e... Non voglio deluderli" mi confida Laura, mormorando quasi l'ultima parte.

Provo vergogna sentendo le sue parole. È così innocente e genuina che così, dopo solo due ore passate insieme, mi ha confessato un suo problema importante e straziante. Io invece? La sto ingannando dal primo momento, da quando ho messo piede in casa sua.

Mi dispiace vederla così, non si merita tutto questo dolore, eppure non riesco a trovare la forza di consolarla o semplicemente di prenderle una mano.

Sono egoista, sono dannatamente egoista, ma toccarla o semplicemente confortarla mi sembra così ingiusto. Sono sporca dalla testa ai piedi e la paura di macchiarla è più forte di ogni cosa.

Non posso difenderla se il drago cattivo vive dentro di me. Non posso aiutarla e salvarla dalla torre, non ne ho nessun diritto.

"Va bene dai, non parliamo di queste cose!" Continua con più vivacità nella voce.

Sguardi dipinti nel buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora