2. Occhi perlati macchiati di verde

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I giorni a seguire furono un vero e proprio vulcano in eruzione.

Il mio volto era letteralmente ovunque! Apparivo costantemente in televisione, sulle riviste non mancavano mai gli scatti di Jessy, per non parlare del costate flusso di fake news che i media avevano iniziato a diffondere e ovviamente c'erano anche gli articoli che annunciavano la mia comparsa nel mondo dello spettacolo come se fossi carne fresca pronta al macello, la gente per strada mi riconosceva e c'era chi addirittura mi fermava per complimentarsi, insomma il mio nome era sulla bocca di tutti e non sapevo minimamene in che modo avrei dovuto affrontare e gestire la cosa.

Quando mi ero buttata a capofitto in questo delizioso ed appetitoso progetto non avevo miniante analizzato i contro delle conseguenze a cui sarei andata incontro, affascinata com'ero dall'idea di diventare qualcuno e di avere la mia rivincita personale.

Ed ora eccomi qua, seduta su uno stupido divano in pelle pregiata da quattro mila dollari in compagnia della mia apatia e del vocio del televisore.

Tutto ciò è così nuovo e io non so più se sono poi così ben accetta e pronta alle novità.

Pensavo che sarebbe stato un inizio, una svolta, una gioia... eppure ancora non mi spiego come sia possible essere così apatici anche di fronte alle belle cose.

Sembrava -o forse mi ero solo illusa- uno spiraglio di luce, ma poi si è volatilizzato tutto e in un secondo momento semplicemente non è successo nulla.

Dunque mi chiedo se è così che funziona, se deve essere così e basta. Mi chiedo perché la felicità sia un sistema così complesso.

A volte mi odio così tanto. Odio la mia ossessione verso il raggiungimento di un qualcosa di ignoto, un qualcosa che non ho mai provato. Odio avere sempre delle aspettative, per poi ritrovarmi in solitudine a deprimermi. Odio il fatto che chiunque altro in questo momento sarebbe nella zona vip di un dannato club esclusivo a divertirsi. Chiunque altro nei miei panni sarebbe orgoglioso di sé. Mentre io sono solo emozionata e nulla di più.

Non mi sento nemmeno realizzata.
Raggiunto quello che avevo prefissato come traguardo mi sento come se non l'avessi mai oltrepassato.

"Non può esser tutto qui" ripetevo in continuazione, con l'obiettivo di convincermi. "Ci sarà dell'altro" m'illudevo.

Eppure era venerdì sera, era passata quasi una settimana e ripeto: sono seduta su uno stupido divano in pelle pregiata da quattro mila dollari in compagnia della mia apatia e del vocio del televisore.

Avevo passato le giornate a sperare in qualcosa che nemmeno io sapevo cosa fosse e non era successo niente, avevo solo ricevuto un'innumerevole sfilza di chiamate da parte di agenti di cui fino a quel momento ignoravo completamente l'esistenza, qualche richiesta da delle piccole agenzie per spot pubblicitari e servizi fotografici, e infine ma non per importanza, degli stupidi critici esprimevano il loro parere sul mio romanzo e sulla veridicità del contenuto come se io glielo avessi chiesto.

<<Nonostante si tratti indubbiamente di uno scritto in verosimile - stava infatti commentando J. Parker del TV show Dibattito Culturale su tv24 - non posso negare che sia un capolavoro con la C maiuscola>>

«Come se mi importasse del tuo parere J. Parker dei miei fottuti stivali!» sbottai per poi spegnere la TV, incapace di lasciarmi scivolare addosso tali assurdità.

Con fare esasperato e quasi drammatico mi alzai lanciando il telecomando e portandomi le mani fra i capelli. Sull'orlo di una crisi di nervi infilai le scarpe da ginnastica in fretta e furia per poi uscire di casa.

Quella sera il GCP era più affollato del solito e non potei trattenermi dal insultarmi mentalmente: non facevo altro che prendere decisioni affrettate e pessime.

Tutto sommato però andare a correre mi fece dimenticare tutto ciò che mi aveva perseguitato e turbato per l'intera settimana. Corsi tanto, per una buona oretta o forse più. Mi sentii come rinascere, mi sentii viva, mi sentii bene. Tuttavia quell'attimo di pace non durò a lungo poiché presa dal momento smisi di prestare attenzione al sentiero che stavo percorrendo e mi scontrai con qualcuno, con così tanta malagrazia da perdere l'equilibrio e cadere bruscamente e goffamente a terra.

«Ma che diavolo! Quanto ci vuole a guardare dove cazzo metti i piedi eh?» sbottai togliendo gli auricolari e massaggiandomi il sedere poco prima di alzare lo sguardo.

Non l'avessi mai fatto.

Il resto fu subliminale e devastante. L'impatto con quegli'occhi perlati macchiati di verde fu semplicemente subliminale e disarmante.

Rimasi lì. Ferma come un'ebete, a fissarlo.

Rimasi incantata.

E per magia iniziai magicamente a sentire più del dovuto per uno sconosciuto che mi aveva fatto perdere le staffe facendomi cadere e, posso affermare con certezza che furono i suoi occhi, perché quelli annullarono tutto, non rimase nulla.

Fece di me una carneficina eppure mi sentivo in paradiso; quel ragazzo non si stava limitando a scrutarmi con aria curiosa, ma mi stava assorbendo.

Va tutto bene [HS] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora