Capitolo 2

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Emma era insicura. Cosa aveva capito il nonno che lei stessa non aveva compreso? Sicuramente il ragazzo della bici aveva da subito esercitato un certo fascino su Emma,che fu accompagnata dal nonno in biblioteca.
"Sei sicuro di quello che fai?"gli domandò e il nonno disse che non era mai stato così sicuro in vita sua. Ancora riluttante Emma sedette vicino al ragazzo. Voleva finalmente scoprire il suo nome.

"Comunque scusa per l'altro giorno" esordì alzando distrattamente la testa dal telefono. "Sai,di solito non investo le persone quando vado in bicicletta,anzi" è ridacchiò imbarazzato. "Non importa,come puoi vedere sto bene" disse Emma. "Oh scusa,non ci siamo presentati ufficialmente; mi chiamo Alberto". Finalmente. Il nome. Il nome è l'identità di una persona. Alberto. Non male. "Com'è che andiamo alla stessa scuola e non sapevamo l'uno dell'esistenza dell'altra fino a quando non ti ho quasi investito?". Scoppiarono a ridere.
"Vedo che avete già fatto amicizia "disse il nonno entrando in biblioteca con un vassoio con due tazze colme di cioccolata calda. "Servitevi ragazzi,io sarò nel mio studio. E soprattutto buon lavoro!". Allora era ufficialmente assunto ed Emma lo veniva a sapere così, con una cioccolata calda.

Dopo aver riportato le tazze in cucina,Emma iniziò a spiegare ad Alberto come funzionava la catalogazione dei libri. Andavano per genere letterario in ordine alfabetico in base all'autore,non alle opere. Emma si chiedeva com'era che un tipo come Alberto,la cui prima impressione può sembrare quella di un ragazzo distratto,che arriva in ritardo agli appuntamenti e magari anche pigro,a voler accettare di lavorare in una biblioteca. Andiamo. I ragazzi della sua età non pensano a passare il pomeriggio catalogando libri fino a sera. Ma a quanto pare Alberto era diverso: Emma lo notò mentre gli aveva affidato il compito di sistemare dei manuali di scienze in ordine su uno scaffale,dopo averli spolverati bene c'era qualcosa nel suo sguardo che non aveva visto prima,quando stavano sistemando i manuali di storia romana.
"Bene,per oggi può bastare così "disse Emma all'improvviso,più o meno verso le cinque e trenta. Vedeva che i libri erano stati puliti e sistemati a dovere e,che per essere il primo giorno di lavoro,aveva fatto le cose per bene. "Ci vediamo domani alla stessa ora"continuo Emma,"non farò ritardo,te lo prometto"disse congedandosi con un sorrido. Emma rimase tutta la sera in biblioteca. Non aveva fame.

Il mattino seguente si svegliò con la gola secca. Fuori pioveva. "Niente bici oggi " pensò. Si preparò e scese a fare colazione con il nonno. Ma d'un tratto si bloccò sulle scale. Erano le 7,15 di mattina.

"Ehm ciao" fu tutto quello che Emma riuscì a dire. Non poteva crederci. Cosa ci faceva Alberto a casa sua di mattina presto? Non si era neppure pettinata i capelli. "Ah sei qui Emma,buongiorno cara "le disse il nonno. "Anche in questa mattina di pioggia questo giovanotto ha accettato di venire per fare colazione con noi". Bene. Quindi avrebbe fatto colazione con loro e,molto probabilmente sarebbero anche andati a scuola insieme. Dopo un cappuccino e quattro chiacchiere era già ora per andare.
"Tuo nonno è davvero simpatico"disse Alberto rompendo il silenzio. "Ed è una persona molto buona". "Si,in effetti mio nonno riesce a vedere il buono in chiunque sai? Nel senso,non intendo dire che tu sei una cattiva persona ". Si misero a ridere. "Beh buona giornata,ci vediamo oggi pomeriggio in biblioteca". È così Alberto entrò in classe.

La pioggia non smetteva ed Emma sentiva entrare dalla finestra aperta un leggero sentore di pino che proveniva dal giardino della scuola mescolato a odore di benzina. Il parcheggio nei giorni di pioggia era sovraffollato.
Finalmente suonò la campanella ed era arrivata l'ora di pranzo. Emma si precipitò fuori dalla classe. Non vedeva l'ora di andarsene. "Hey aspetta,dove credi di andare?" Una voce maschile dietro di lei la bloccò. Era Alberto. Emma si girò e dalla luce del neon del corridoio i suoi capelli rossi sembravano prendere fuoco. Nessuno le aveva mai urlato nel corridoio per chiamarla,in effetti Emma era una ragazza timida e modesta e non aveva molti amici. Ma Alberto più lo conosceva più diventava speciale per lei. "Si,ehm,ciao". Non riusciva a parlare. Aveva la bocca impastata. "Senti lo so che stai morendo di fame,visto come stavi correndo fuori dalla classe ,però mi chiedevo se potevo riaccompagnarti a casa". Emma per un istante lo fissò. "Ho promesso a tuo nonno che saresti arrivata a casa sana e salva,sai,fuori c'è un bel temporale". Ah. Il temporale. Quindi era per le condizioni atmosferiche che Alberto aveva deciso di riaccompagnarla. Per questa volta si sarebbe accontentata così.

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