Capitolo 1

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Non ho una chiara idea su cosa scrivere. So solo che voglio farlo. Non vi assicuro sulla buona riuscita di questa storia,ma tutto quello che posso dirvi è che io mi impegnerò a fondo per renderle giustizia.

Emma aveva solo 16 anni quando conobbe lui. Era una ragazza di media altezza con capelli tagliati dritti all'altezza delle spalle,rossi. Aveva degli splendidi occhi verdi che luccicavano alla luce del sole quando arrivò a scuola quella mattina. Essendo una bella giornata tutti,evidentemente,avevano deciso di venire in bicicletta,poiché non vi erano più posti liberi ; così Emma fu costretta a lasciare la bici vicino ad un albero nel cortile della scuola. Mancava poco all'inizio della lezione che un ragazzo con capelli neri come il carbone si precipitò nel cortile,investendo Emma che si stava recando in classe. "Scusa,è che sono in maledetto ritardo",si scusò il ragazzo senza neanche guardare in faccia Emma. Gli erano cadute le chiavi. Appena le vide,Emma si precipitò da lui dicendogli "hey scusa ma queste chiavi sono le tue? Credo ti siano cadute dalla tasca mentre cercavi di investirmi". Con un leggero imbarazzo il ragazzo si voltò verso Emma per rivolgerle un radioso sorrido di assenso: lei notò che nei suoi occhi color nocciola riusciva a vedere la luce del sole. "Grazie" si congedò il ragazzo che si avviò verso l'entrata.

La realtà era che Emma quel ragazzo non lo conosceva affatto. Lo aveva visto qualche volta in giro per la scuola con i suoi amici,durante l'intervallo,mentre facevano la fila alla macchinetta per prendere il tè. Emma pensò che non era neanche riuscita a chiedere il suo nome così quello stesso giorno decise che all'intervallo lo avrebbe scoperto. Passò le prime due ore a fantasticare su quale strano nome potesse avere quel ragazzo,oppure un nome comune come Marco o Luca. L'ora di matematica non era mai stata così piacevole. Alle 10 ,subito dopo il suono della campanella,si precipitò alla macchinetta del te per aspettare il ragazzo della bici. Lui non arrivava. Il te era pronto e scottava nelle mani di Emma così decise di aspettare a berlo mentre si guardava intorno. Niente. Alla fine del l'intervallo tornò in classe senza una risposta.

Emma era una ragazza incredibilmente curiosa e tutto quello che non conosceva la affascinava,passava ore e ore nella vecchia biblioteca del nonno a sfogliare grandi tomi e volumi impolverati di storia dell'arte,geografia,storia greca e romana e grandi classici della letteratura. Passava il pomeriggio a leggere,spolverare i libri o semplicemente a contemplarli nella loro bellezza . La biblioteca,come dicevo,era immensa,conteneva volumi di ogni materia e questo implicava una cura impeccabile dell'ambiente. Emma da sola non era in grado,per tutto l'amore e dedizione che ci mettesse,di prendermene cura; quindi il nonno decise che era tempo di assumere qualcuno che le desse una mano.
"Ma io sono in grado di badare da sola alla biblioteca"disse un pomeriggio Emma sbucando fuori da un volume sulla Francia napoleonica "e se venisse qualcuno che non fosse in grado,solo per avere la paga? Io non credo che..." ,"Emma,bambina mia,non c'è motivo di preoccuparsi,provvederò ad assumere qualcuno capace e che possa piacerti" disse il nonno "dopotutto diventerà il tuo compagno di lavoro". Emma sapeva che discutere con il nonno sarebbe stato inutile quindi acconsentì. Sperava solo che questo qualcuno sarebbe stata una persona adulta e responsabile,capace di prendersi cura di una biblioteca tanto preziosa.

Quella stessa sera Emma pensò innumerevoli volte a quanto quella biblioteca fosse importante per lei.
Quando i suoi genitori erano morti lei aveva solo 6 anni e a malapena ricordava i loro volti,essi apparivano sfuocati nella sua mente; solo la voce di sua madre che le cantava tutte le sere prima che si addormentasse era nitida . "Buonanotte amore mio",le diceva sempre. E così anche quella sera Emma si addormentò con un volume di storia tra le mani.

Pioveva a dirotto,quindi Emma decise di andare a scuola a piedi,dopotutto la casa del nonno dove oramai viveva da anni era poco distante. "Non fare tardi che oggi scegliamo l'assistente!" disse il nonno dalla cucina. Stava preparando il caffè.

Emma amava il rumore della pioggia sui tetti e quando picchiettava sull'ombrello sembrava prendesse forma una melodia che nella sua mente si diffondeva tanto rapidamente che iniziava a battere il ritmo con il piede. Emma amava la musica.

Quando arrivò a scuola pensò a come sarebbe stato quel pomeriggio,il clima era dei suoi preferiti:con un tempo uggioso come quello amava rintanarsi in biblioteca a leggere fino all'ora di cena;solitamente nelle giornate di pioggia il nonno faceva la zuppa alle verdure. Onestamente Emma non andava matta per le verdure ma il nonno aveva un talento per cucinare quella zuppa che dimenticava per un attimo il fatto che ci fossero anche le carote (che odiava).
La giornata passò in fretta e, al suono dell'ultima campanella Emma corse a casa per il pranzo. Ma quello che più aspettava era il colloquio con quello o quella che sarebbe diventato o diventata il suo assistente. "Tutto bene a scuola oggi?" domandò distrattamente il nonno mentre spalmava un po' di formaggio sul pane. "Non c'è male" disse Emma che,in quel momento,era troppo impegnata a gustare il piatto di spaghetti che si trovava davanti. Era una brava studentessa ,non c'è che dire,ma come tutti odiava la matematica e in più di una volta si era beccata una insufficienza. "Allora" esordì il nonno dopo pranzo "un paio di persone hanno risposto all'annuncio che ho pubblicato sul giornale e su..quel sito..." , "Facebook nonno" disse Emma. "Si esatto cara. Comunque dicevo alcune persone hanno accettato di presentarsi oggi pomeriggio per il posto. Saranno qui a minuti". Dopo poco suonò il campanello e arrivarono un paio di persone,come aveva detto il nonno.

"Da questa parte" li accolse io nonno,percorrendo il corridoio che conduceva alla biblioteca. La casa dove viveva Emma con il nonno era una villa stile liberty con un grosso atrio nel suo mezzo dove,diceva il nonno,organizzava le feste quando era più giovane. "Benvenuti,uno alla volta entrerete con me in biblioteca e vediamo come ve la cavate!". Così il nonno entrò con una ragazza che doveva avere all'incirca vent'anni,abbastanza alta e snella,con lunghi capelli biondi. Emma rimase fuori con un ragazzo che disse di chiamarsi Riccardo. "Così passi le giornate in biblioteca?" domandò a Emma. "La maggior parte del mio tempo,si". Sperava che quella breve e imbarazzante conversazione finisse poiché Riccardo sembrava essere molto ansioso,continuava a giocare nervosamente con le dita e,di tanto in tanto,si passava le mani sudate sui pantaloni. "Non ci siamo" pensò Emma. Sperò con tutto il cuore che la ragazza che era appena entrata in biblioteca fosse più estroversa e,soprattutto, meno nervosa.

Suonò il campanello ed Emma corse ad aprire. Era strano,il nonno aveva detto che solo un paio di persone aveva risposto all'annuncio...magari era solo il postino. Aprì la porta e si trovò faccia a faccia con il ragazzo della bici. Questa si che era una situazione inaspettata. "Ciao" disse. "Ho visto l'annuncio su Facebook ieri sera e ho pensato di presentarmi,scusa il ritardo". Emma non sapeva cosa rispondere,era sorpresa,agitata e felice e preoccupata allo stesso tempo. "Ci sono altre due persone che si sono presentate per il posto,sono in biblioteca con mio nonno adesso",Emma si guardò i piedi. Lo condusse alla biblioteca,dove la porta era aperta. "Ciao Emma hai conosciuto Sara e Riccardo?",indicando i due ragazzi seduti al tavolo insieme a lui. "Chi è questo giovanotto?"disse il nonno che stava osservando il ragazzo dai capelli corvini alla sinistra di Emma. "Oh,ehm,si;lui si è presentato per il posto nonno"disse Emma con un velo di imbarazzo in volto (e nella voce). "Provvederemo subito" disse il nonno che accompagnò Sara e Riccardo fuori dalla biblioteca. Emma preparò loro una tazza di tè,chiedendosi se il nonno avesse mai assunto il ragazzo della bici.

Dopo circa un quarto d'ora il nonno uscì dalla biblioteca con il ragazzo che il giorno prima l'aveva quasi investita e che oggi si era presentato alla sua porta come niente fosse. Ai due che si erano presenti prima fu detto che il nonno gli avrebbe fatto sapere. Ma il ragazzo rimase. Il nonno prese da parte Emma e le disse "ho visto come lo guardi,ho capito". Emma era perplessa. Cosa aveva mai capito?

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