Teardrops of the loneliest boy.

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Jotaro non piangeva mai. E non perché si trattenesse dal farlo; semplicemente, le lacrime non arrivavano. Per quanto dolore provasse, il suo corpo non raggiungeva mai quel limite che faceva scatenare poi un pianto liberatorio.
E non perché fosse meno triste, o meno sensibile al dolore fisico, delle altre persone: insomma, per tutto il viaggio era stata sua madre quella sospesa tra la vita e la morte, e gli era successo spesso di svegliarsi di colpo, la notte, e rivolgere delle preghiere silenziose (neanche sapeva bene a chi) perché Holly resistesse ancora un po'. E neppure era stato esente da ferite inferte dai tanti nemici incontrati.

Kakyoin, invece, piangeva spesso.
Durante le notti trascorse in una camera di hotel comune, a Jotaro era capitato tantissime volte di sentirlo soffocare i singhiozzi, silenziosamente, soffrendo forse per i genitori, o per la paura che provava.

Anche quando avevano saputo da Polnareff che Iggy e Abdul non ce la avevano fatta, Kakyoin si era asciugato frettolosamente le lacrime che gli erano spuntate dagli occhi, pensando di passare inosservato; Jotaro, invece, come al solito, non aveva esternato in alcun modo la tristezza e la rabbia che provava, se non stringendo con forza i pugni, tanto da farsi male.

Ma allora, cosa gli era successo?
Da quando lui e Joseph erano tornati in Giappone, Jotaro si sorprendeva ad iniziare a piangere senza neanche avere tempo di rendersene conto. Appena si distraeva, infatti, veniva assalito da quei fantasmi che rimanevano dietro di lui tutto il tempo. Fantasmi color ciliegia.

Jotaro voleva molto, molto bene a Kakyoin. Lo considerava il miglior amico che avesse mai avuto, o forse anche di più. Per quanto fosse triste, arrabbiato, stanco, deluso, o annoiato, Kakyoin era sempre lì, a regalargli uno dei suoi sorrisi e a fare di tutto per farlo stare meglio, riuscendoci ogni volta. Infatti, Jotaro non sapeva il perché, ma ad ogni risata dell'altro, ad ogni leggera pacca sulla spalla che riceveva da lui, il peso che portava sulle spalle sembrava farsi più leggero, come se Kakyoin ne prendesse una parte.

Kakyoin era unico. O meglio, lo era per Jotaro.
Lo era: perché lui non c'era più.
Jotaro non riusciva a realizzarlo, forse perché lo aveva sempre dato per scontato. E gli mancava così tanto che aveva paura avrebbe perso la ragione. Proprio la sua razionalità, che gli camminava sempre affianco, stava venendo meno.

Ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva il suo corpo morente, in cima a quella torre. Nei suoi sogni, il cadavere gli sorrideva, gli chiedeva: "Perché non mi hai salvato? Perché, Jotaro?"
E Jotaro si odiava.

Si odiava per ogni volta che, sentendolo piangere di notte, lo aveva ignorato, limitandosi ad ascoltarlo in silenzio, per quanto esiguo era il numero dei loro contatti.
Detestava tutte le occasioni in cui si era comportato, come al solito, in modo freddo e distaccato anche con Kakyoin, che per lui era il più importante.

Kakyoin...
Jotaro soffocò un altro singhiozzo, steso a terra sul futon. Non voleva per nessun motivo svegliare sua madre, o il vecchio, o farli preoccupare.
Tuttavia, quella notte sentì la porta scorrevole della sua stanza che si apriva, e dei passi che venivano verso di lui.
Abituato com'era a guardarsi da ogni fruscio sospetto, si tenne pronto ad usare lo stand, con i sensi all'erta.

"Jotaro, sono io".
Sentire la voce di suo nonno gli fece aprire gli occhi, trovando l'uomo accucciato vicino a lui, con un'espressione triste negli occhi verde-azzurro.
"Che cosa vuoi, vecchio?" chiese. Ricordandosi solo subito dopo di avere probabilmente gli occhi lucidi, con un gesto frettoloso, se li stropicciò, mettendosi seduto.
"Jotaro, per quanto vuoi continuare a combattere da solo?"
La voce di Joseph gli arrivò severa, ma dolce. Jotaro rimase per un attimo senza parole.
"Sono vecchio, ma ho ancora un ottimo udito."
Il ragazzo abbassò il capo.
"Non è niente. E non sono affari tuoi".
Joseph sorrise.
"Mi dimentico troppo spesso che hai solo diciassette anni. E qualche volta sembri dimenticartelo anche tu".
Fece una pausa.
"È Kakyoin, vero?"

Teardrops of the loneliest boy - Jotaro x Kakyoin-Joseph x CaesarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora