«Everybody's gotta live, And everybody's gunna die.
Everybody's gotta live, I think you know the reason why.»
Love - Everybody's Gotta Live
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Un raggio di luce gli baluginò negli occhi, poi sparì e cedette il passo ad un muro di persone che lo circondarono, di corsa, mentre l'astronave sopra di loro si dissolveva e lasciava che il cielo si aprisse; il sole sembrò esplodere, e il suo calore gli carezzò le guance. Riuscì a stirare un sorriso, mescolato ad una smorfia di dolore. Sentiva il sangue in bocca, sotto al palato. Sapeva di ruggine e di polvere. Ogni volta che annaspava aria, terra e sabbia gli raschiavano la gola. Gli mancava la sensibilità di tutta la parte destra del corpo; a tratti la sentiva bruciare, quando folate lievi di vento lo attraversavano. Rhodey gli posò delicato una mano – ricoperta dall'armatura – sulla guancia; lo fece con dolcezza, e il freddo del metallo gli diede quasi sollievo, contro la pelle bollente.
«Ehi, come ti senti?»
Avrebbe voluto rispondergli, ma non ci riuscì. Scosse la testa e tentò di mantenere quel sorriso sulle labbra, ma il dolore gli annebbiava la vista; e i pensieri. Non sapeva nemmeno se ce l'avevano fatta; non sapeva nemmeno se, alla fine, era valsa la pena schioccare le dita. Ma da quei sorrisi stanchi, pareva di sì. Erano tutti intorno a lui, col fiato raccolto nei polmoni e nelle guance, e l'unico che aveva avuto il coraggio di avvicinarsi era stato solo il suo migliore amico. Lo ringraziò con gli occhi, quando vide che, sulla guancia, gli era scesa una lacrima. Sto bene! Che hai da piangere? avrebbe voluto dirgli, ma non ne aveva le forze. L'erba cattiva non muore mai, lo sai meglio di me.
La verità era che piangevano tutti. Dio, che patetico siparietto! Girò lentamente la testa per guardarli, e fu attraversato da un gorgoglio, quando vide Thor singhiozzare come un bambino; le mani strette vicino al cuore, a guardarlo come se non ci credesse nemmeno. Chissà a cosa...
Poi, in mezzo a quella calma – come un tornado, arrivò l'uragano della sua vita a travolgerlo di nuovo, dopo cinque anni in cui aveva cercato di seppellire il suo ricordo, senza mai riuscirci davvero. Come un ragno che corre verso la sua preda, Peter atterrò poco distante da lui, dopo averlo raggiunto barcamenandosi con le sue ragnatele tra i pochi appigli che quella zona aperta offriva. Rimase solo qualche istante a guardarlo da lontano, poi gli corse incontro e si piegò sulle ginocchia, di fronte a lui. Inclinò la testa per guardarlo meglio, e i suoi occhi si inumidirono da un secondo all'altro. Gli posò una mano sulla sua; cercò di stringergliela, solo per rassicurarlo che era tutto dannatamente okay.
«E-ehi! Li ho visti sparire all'improvviso, pensavo che...», sorrise, dapprima, ma poi strizzò le labbra e abbassò lo sguardo. Iniziò a piangere come se avesse gettato via dalle spalle il peso di una paura che finalmente era sfumata via. «Pensavo che fossi morto», ammise, gli tremò la voce e non alzò la testa, nemmeno quando lui sollevò la mano sana – tremante, per arruffargli i capelli. Cinque anni che non lo vedeva, e dio solo sapeva quanto gli era mancato.
«Sei pazzo», soffiò, «Potevi morire sul serio.»
Non aveva la forza di aprire bocca e rispondergli. Peter alzò la testa e, mentre si passava il dorso della mano sugli occhi per asciugarli, sorrise raggiante.
«Ma abbiamo vinto, Tony. Ce l'hai fatta.»
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Everybody's Gotta Live - Tony Stark x Peter Parker / Starker
Fanfiction[Completa] Peter indugiò sulla porta, non appena la raggiunse. La mano avvinghiata alla maniglia, con troppa urgenza nei gesti, di abbandonare quella stanza. Tony gli sentì evaporare via un sospiro contorto. Non seppe definirlo. «Dammi tempo», disse...