Epilogo
Quando passarono quattro settimane esatte, da quella chiacchierata con May, Tony decise che di tempo, a Peter, gliene aveva concesso a sufficienza. O almeno così aveva scelto di pensarla, dopo troppe notti passate a fissare il soffitto e una chat, su cui aveva scritto una sola parola, mai inviata.
«Parliamo.»
Passava il tempo che precedeva le poche ore di sonno che si concedeva a pensare a quel tempo passato. Cose lontane, troppo, che offuscavano l'idea che potesse tornare tutto come prima, ma era Peter a non volerlo, o a non riuscirci. E allora se non era lui a voler consolidare quel ritorno, Tony lo avrebbe fatto per entrambi. Andava contro la sua etica, contro il suo orgoglio, contro tutto, ma lo avrebbe fatto. O non avrebbe saputo più cosa voleva dire, dormire senza pensieri, sebbene la cosa gli fosse ignota da tempo.
Quando il mattino dopo raggiunse casa Parker, gli sembrò di aver visto negli occhi di May una sorta di sollievo, nel vederlo. E quando le chiese di Peter, lei alzò le spalle, malinconica.
«È lì. Dentro la sua stanza. Come lo hai lasciato l'ultima volta.»
Faceva male saperlo prigioniero della vita, ora che era tornata ad appartenergli. Faceva male sapere che lui aveva fatto tutto quello che aveva fatto per salvarlo, e poi non era successo davvero. Peter era come un cristallo fragile; un'anima sottile, pronta a scucirsi dal suo cuore. Come l'ombra di Peter Pan – ironico, che condividessero lo stesso nome, Spider-Man e l'eterno bambino della fiaba di Barrie. Solo che il suo Peter pareva cresciuto e aver perso quella spensieratezza che sempre lo aveva contraddistinto, anche in momenti del passato disperati e annichilenti, ma che aveva sempre combattuto con convinzione; con i suoi grandi poteri, da cui derivavano grandi responsabilità.
Peter Pan era diventato un uomo, col peso del mondo sulle spalle, a disintegrarlo in minuscoli frammenti; ogni istante di più.
«Esco. Ti lascio con lui», sorrise May, poi gli posò una mano sulla spalla, e Tony si sentì spaccare in due. «Fai il miracolo.»
E Tony lo avrebbe fatto volentieri, quel miracolo, quella magia, ma aveva bisogno che Peter collaborasse. Cosa che, a quanto pareva, non era disposto a fare.
Bussò alla porta, ma non ricevette risposta. Entrò, con la sua solita arroganza di poter fare tutto quello che voleva, anche contro la volontà delle persone – di Peter, soprattutto. Si chiuse il mondo alle spalle, intascò la mano sana e tremante e, quando piombò il silenzio, sentì un fischio soffiargli nelle orecchie.
Peter era lì, seduto sul letto, e gli dava le spalle. Fissava solo la finestra, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e intento a tartassarsi le pellicine delle mani con le unghie, in un gesto nervoso e automatico. Si avvicinò e, senza chiedere il permesso, si sedette accanto a lui, che non lo guardò nemmeno. Non gli permise di infilare gli occhi nei suoi, in uno di quei gesti totalmente loro, che ora aveva perso di significato.
«Peter», lo chiamò, con la voce arrochita e lui rimase immobile a fissare la luce mattutina per troppi secondi vuoti, prima di sbattere le ciglia e frenare quella tortura che si stava auto infliggendo alle mani. Gli occhi rossi di stanchezza.
«Che c'è?», gli chiese, come se non vi fosse niente di cui parlare, dopotutto.
«Sono quattro settimane che sei sparito nel nulla.»
«Ti ho chiesto di darmi tempo», rispose, e per quanto potesse sembrare ostile, il suo tono fu tutt'altro. La cosa triste, era che Tony non sapeva definire cosa fosse.
«Penso di avertene dato a sufficienza.»
«A quanto pare non è abbastanza.»
«Peter, devi parlare, devi dirmi cosa accidenti sta succedendo o finirò per andare fuori di testa, se continui a fingere di non essere mai tornato indietro.» Sentì dolore al petto – dove una volta c'era stato quel foro immenso; quello stesso che gli aveva ironicamente messo il dubbio, in passato, se il cuore ce lo avesse davvero oppure no. Il dolore di ora, però, gli confermò definitivamente che sì, ne era provvisto. Il silenzio – interminabile e innaturale, che scese poco dopo, fu peggio di un taglio nella carne. Durò troppi secondi per poterli contare. Durò abbastanza da bloccargli altre parole nella gola per poi ritrovarsi a fissare la finestra, insieme a lui.
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Everybody's Gotta Live - Tony Stark x Peter Parker / Starker
Fanfic[Completa] Peter indugiò sulla porta, non appena la raggiunse. La mano avvinghiata alla maniglia, con troppa urgenza nei gesti, di abbandonare quella stanza. Tony gli sentì evaporare via un sospiro contorto. Non seppe definirlo. «Dammi tempo», disse...