CAPITOLO 33

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Quando mi svegliai notai che la stanza era vuota, nessun corpo era disteso accanto al mio e nessuno sguardo preoccupato si occupava di me. Ero un po' delusa da ciò perche la compagnia di Ezra non mi dispiaceva.

Ricordando la serata del ballo mi chiesi per quale motivo Aron portasse tanto rancore nei suoi confronti, infondo era un bravo ragazzo. Forse Aron invidiava le sue buone maniere o forse le trovava semplicemente ripugnanti.

Conoscendo il suo carattere scontroso la secoda ipotesi era la più probabile, ma non volli fermarmi a pregiudizi innocenti perche mi accorsi del mio cuore e il suo battito accelerato.

Il solo pensiero di Aron mi creava quell' effetto, ni faceva tremare le mani, mi creava delle piccole farfalle nello sotmaco che poi lui stesso uccideva, ma in fondo io ne ero innamorata e questo era l'effetto che lui faceva su di me.

La mia mente vagò al giorno in cui lo conobbi, così dolce come non mai, così estraneo al mondo della nobiltà, così semplice da sembrare quasi normale. E io lo adoravo, mi spaventava e mi emozionava con le sue parole, con i suoi sotterfugi.

In quel momento lui era semplice perchè non nera circondato da ricchezze, era semplice perchè era in un luogo semplice quale la natura che non gli dava modo di perdersi in frivolezze.

E sì, io mi ero persa come Dante in una selva oscura e come lui avevo conosciuto l'inferno. Lui disse che nel suo viaggio trovò del bene e io anche.

Non avevo avuto tre guide e non erano solo tre le fiere che impedivano il mio cammino verso il paradiso, ma bastava Aron a farmi conoscere i regni dell'inconscio.

Lui mi aveva guidato dentro regni interiori facendomi scoprire nuovi lati di me. Tirò fuori il coraggio dal suo covo e liberò l'altruismo quando portò Kate da me. Forse il ricatto non era stata la scelta migliore ma io ugualmente riuscivo ad apprezzare quel gesto.

Mi aveva mostrato l'inferno senza nemmeno accorgersene e al posto di essere composto in nove cerchi lui me lo mostrò in cinque piani e diversi rettangoli. Mi mostrò il paradiso ancora prima dell'inferno regalandomi un bacio nel bel mezzo del nulla. Mi avevo portata in alto per poi farmi cadere, mi aveva baciata in un bosco per poi ritrovarmi dentro l'inferno. E la cosa buffa era che ci ero entrata da sola.

Il the che avevo bevuto il giorno precedente premeva sulla mia vescica e alla vista di una porta nella stanza decisi di alzarmi con cautela per dirigermi verso il bagno.

Appena poggia i piedi a terra cercai di rimanere in equilibrio concentrandomi duramente. Lasciai le mie mani appoggiate al materasso fino a quando non fui sicura di poter restare in piedi.

Non ci misi molto però a scioglierle dalle lenzuola e a passi lenti e attenti mi avviai verso la prima porta che trovai.

I colori della stanza erano stranamente chiari e vivaci, nulla a che fare con il nero e l'oro che in genere caratterizzavano le stanze del regno. Le mura portavano un colore pastello che tendeva dall'ocra ad un rosa pallido a seconda dei punti di vista mentre le tende solleticavano il pavimento con il loro bianco ricamato con tonalità argentee. La porta a cui mi stavo avvicinando era totalmente bianca e si sfumava alle volte con tonalità più scure a seconda delle venature che la circondava. Ed esse erano tante e forse anche troppe ma nel complesso davano al tutto un aria molto elegante. Degna di nota era anche la maniglia che avevo circondato con la mia mano. Completamente dorata e splendidamente decorata.

Quando mi decisi ad affondare la maniglia mi ritrovai di fronte un corridoio mai visto prima. Sembrava aprirsi davanti a me e procedeva diritto per non ebbi idea di quanti metri. Lo stile non era lo stesso del regno tedesco. Niente aveva lo stile del regno tedesco.

Nella casa del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora