why him?

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La campanella suonò e il ragazzo dai capelli corvini sbuffò sonoramente sbattendo l'anta dell'armadietto fatto di metallo.
«Cosa abbiamo adesso?»
Chiese Finn al gruppo cominciando a percorrere i corridoi affollati della scuola.
«Dobbiamo andare in palestra, la preside vuole tenere un discorso»
Rispose Noah mentre il ragazzo dalla pelle scura, Caleb, si limitava a mimare la preside che parlava, con tono scherzoso.
«Perchè scusa?»
Chiese Finn del tutto inconsapevole degli ultimi fatti avvenuti.
«Per il ragazzo là che si è suicidato.
Mi pare fosse Grazer.
Si è tagliato le vene per poi morire dissanguato in una vasca da bagno.»
Finn si fermò un attimo.

Jack-, quel jack, si era davvero tolto la vita?

«che ridicolo...»
Disse Caleb ma dovette fermarsi notando lo sguardo di Finn.
«Tutto bene Finn? Lo conoscevi?»
«No, l'ho solo visto qui a scuola, nulla di più.»
Rispose con tono incerto.

Sapeva che non era così.

«Ad ogni modo terranno il funerale sabato prossimo»
Continuò Noah con tono totalmente tranquillo, quasi annoiato, come se stesse parlando di un altro normalissimo argomento.

«E a te perchè interessa tanto?
Te la facevi con Grazer?»
Chiese caleb divertito facendo l'occhiolino a Noah.
«Certo»
Rispose ironico fingendo di star baciando qualcuno.
«Voi ci andrete?»
Chiese non riuscendo a trattenersi dalle risate.
«ma anche no»
Rispose Caleb tenendosi la pancia dalle risate.

Huh sembra si stiano divertendo sti pezzi di merda.
Pensò Finn.

«Finn sicuro che stai bene?
Non hai parlato tutto il tempo...»
Chiese la voce di Caleb facendolo risvegliare dai suoi pensieri.
«Sì sto bene, in fondo cosa vuoi me ne importi?
Perchè mai dovrebbe importarmi che quel frocetto si sia ammazzato?»
Rispose mettendosi a ridere.

In fondo perché mai dovrebbe andare al funerale di un ragazzo "depresso e suicida" o come veniva chiamato?
O meglio ancora, come lui l'aveva chiamato.

E mentre i tre ragazzi pensavano a ridere e a scherzare non si accorsero di essere giunti alla palestra.
Ognuno prese posto sulle scalinate che occupavano un'estremità della parete e aspettarono che la preside terminasse il suo discorso sul suicidio.

Finn non riusciva a credere alle sue orecchie.
Un discorso sul suicidio e su quanto sia egocentrico, e non uno sul bullismo.
In quel momento veniva fatta una colpa a Jack per l'essersi FOTTUTAMENTE ucciso.
Dove sta la colpa alle persone che avevano contributo a tutto questo?
Dopo il suo stupido e inutile discorso alcuni ragazzi presero il suo posto per parlare di Jack.
Avevano fatto dei bigliettini e avevano portato dei fiori da appiccicare sul suo armadietto.
Finn si sentì disgustato da quella scena.
Non uno di quelli che stavano parlando che li avesse davvero voluto bene quando era ancora in vita.
Nemmeno che lo avesse salutato o li avesse rivolto solo un sorriso.

Erano tutti falsi.

Erano li stessi che ridevano vedendolo spinto a terra E finn ne riconosceva ogni singolo volto.

Dicevano stronzate del tipo "era una gran bella persona", " era molto simpatico", "meritava di meglio".
E loro questo come facevano a saperlo se nemmeno si erano degnati di parlargli, o di ascoltarlo...?
Quelle cose come facevano a saperle se nemmeno avevano mai ascoltato il suono della sua voce?
Finn tenne le unghie piantate nel palmo della mano fin dall'inizio del discorso ma quando a parlare fu il turno di Derek lui non si trattenne più.

«Jack era davvero un ragazzo special-»
Finn si alzò di scatto prima di rivolgersi a Derek con le lacrime agli occhi.
«Ah si? E TU QUESTO COME FAI A SAPERLO?!?»
urlò puntandoli il dito contro.
«COME FACEVI A SAPERE CHE ERA FANTASTICO SENZA MAI AVERCI NEMMENO PARLATO?
TU SEI STATO UNO DEI PRIMI A CHIAMARLO FROCIO!»
Finn fermò un attimo per riprendere fiato e riprese a parlare a bassa voce ma allo stesso tempo abbastanza alta da farsi sentire:
«sei un falso...»
Il corvino si fece spazio tra gli alunni e con passo deciso si diresse verso l'uscita.
«lo siete tutti...»
Disse con sguardo di disapprovazione riferendosi a ogni singolo studente seduto sulle scalinate di quella palestra prima di uscire sbattendo la porta.

--

Finn ora stava pedalando la sua bici e teneva entrambi i manubri talmente forte che avrebbe giurato che si potessere staccare da un momento all'altro.
Le lacrime calde scivolavano lungo il suo viso mentre dentro di se sentiva solo un vuoto.
E faceva male.

Non sapeva dove stesse andando quindi si limitò ad affidarsi ai suoi piedi che lo portavano chissà dove.

Giunse in un posto isolato.
C'era soltanto la vecchia biblioteca di Witcham street, chiusa un anno prima, e una grandissima quercia, forse ancora più vecchia della biblioteca.
Il resto era dominato dall'erba che cresceva a dismisura ma che comunque veniva tagliata ogni tanto.
Si fermò di colpo ad ammirare il posto scese lentamente dalla bici e la buttò contro l'albero.
Proprio nel momento in cui stava per dare di matto notò ai piedi della quercia un oggetto blu.
Si chinò e raccolse l'oggetto capendo che si trattasse di un diario.
La rilegatura era malridotta e le pagine erano tutte piegate.
Girò il diario e lesse la scritta all'interno della copertina:

"Questo è il diario di un ragazzo depresso e suicida, o come conosciuto dagli altri "un semplice frocio".
Se hai trovato questo diario non perdere tempo a leggerlo e a prendermi in giro, perchè non servirà a nulla.
ormai me ne sono andato.
Ma forse è meglio così.
Forse la vita non era fatta per me,
O forse io non ero fatto per vivere"

Fu in quel momento che Finn si accorse di aver trovato il diario di Jack Dylan Grazer.

Spazio cosa
Piccola premessa.
Immaginatevi jack così:

Si ecco tipo fraser wilsonSci vediamo al prosimo capitolo belissimi

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Si ecco tipo fraser wilson
Sci vediamo al prosimo capitolo belissimi

lacrime di solitudine | J.D.GDove le storie prendono vita. Scoprilo ora